Mafia, sei arresti per estorsione |In manette un ispettore di Polizia - Live Sicilia

Mafia, sei arresti per estorsione |In manette un ispettore di Polizia

Un vero e proprio terremoto si è abbattuto su Catania: gli arrestati sono chiamati a rispondere del reato di estorsione  in concorso aggravata dal metodo mafioso. Tutte le accuse.

l'operazione dei Carabinieri
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CATANIA – C’è anche un poliziotto tra gli arrestati della scorsa notte per estorsione. I Carabinieri del Comando Provinciale di Catania – Reparto Operativo hanno infatti dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, tra le quali spicca quella nei confronti di Antonino Massimo Galvagna (in un primo momento erano state rese note solo le iniziali A.M.G.), in servizio presso l’Ufficio Prevenzione Generale Soccorso Pubblico della Questura di Catania. Gli altri provvedimenti restrittivi sono stati emessi a carico di Carmelo Lo Giudice, Denis Lo Giudice, Attilio Bellia, Carmelo Simone Tabita e Riccardo Pusillico. Gli arrestati sono chiamati a rispondere del reato di estorsione aggravata in concorso, commessa con l’utilizzo del  “metodo mafioso”, vale a dire facendo leva sulla forza di intimidazione e sulla condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, oltre che del reato di lesioni personali.

Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania hanno preso l’avvio dalle denunce di due privati che avevano preso a noleggio delle autovetture dalla ditta “S.M. Rent a Car” gestita dal poliziotto indagato e formalmente intestata al padre dello stesso. Al termine del periodo di noleggio, l’uomo pretendeva il pagamento a titolo di corrispettivo di somme superiori rispetto a quelle originariamente pattuite e, dinanzi all’opposizione delle persone offese, ha reiteratamente posto in essere ai loro danni, con il concorso degli altri indagati – due dei quali, Tabita e Pusillico, suoi dipendenti – atti di minaccia e di violenza fisica culminati anche in lesioni personali. Tra le minacce si ipotizza vi sia stata anche quella di fare arrestare ingiustamente le vittime, dopo aver fatto ritrovare della droga.

La misura cautelare si è resa necessaria per gli stretti legami di frequentazione dell’ispettore di polizia  con personaggi del calibro di Carmelo Lo Giudice e Attilio Bellia. Il primo, in particolare, già detenuto, è lo zio paterno di Sebastiano Lo Giudice, responsabile del clan mafioso “Cappello-Carateddi”, già colpito da provvedimento di fermo emesso dalla DdA di Catania nell’ambito della nota operazione “Revenge”, e che al momento è detenuto al regime del 41 bis.

Secondo quanto risulta dalle investigazioni, il detenuto Carmelo Lo Giudice avrebbe commesso i reati a lui contestati in occasione di un permesso premio della durata di tre giorni a Catania. Bellia, già condannato in via definitiva per il reato di associazione di stampo mafioso, armi ed evasione, come  appartenente al clan mafioso “Santapaola”, invece avrebbe commesso le condotte criminali di cui è accusato durante gli arresti domicialiari.  L’ispettore è accusato anche di due episodi di accesso abusivo a sistema informatico, rcon l’aggravante di aver agito con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione esercitata e su sistema informatico o telematico relativo all’ordine pubblico e alla sicurezza pubblica.

 


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