Manovra, nasce il maxi emendamento: la lista della spesa dei partiti - Live Sicilia

Manovra, nasce il maxi emendamento: la lista della spesa dei partiti

Tre i pilastri sui quali poggerà il testo
LA FINANZIARIA
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PALERMO – Le trattative sono partite, ma ancora nulla di concreto è stato messo nero su bianco. Il maxi-emendamento che chiuderà la manovra in esame all’Ars prenderà forma nei prossimi giorni ma alcune indiscrezioni filtrano da Palazzo dei Normanni. Il testo poggerà su tre pilastri principali: norme ordinamentali che non prevedono spese, i cosiddetti ‘grandi temi’ e, infine, l’insieme di misure che andrebbero a coprire le richieste dei singoli deputati per i propri territori.

Come sarà il maxi-emendamento

L’aula è fissata per l’8 gennaio. Governo e opposizioni torneranno quindi a confrontarsi sulle singole misure da inserire. In azione gli sherpa, che già nella fase della commissione Bilancio avevano convinto l’Esecutivo a dialogare con Pd, M5s e Sud chiama nord. Un ruolo, quello di pontiere, rivestito in quelle ore convulse dal presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, dal capogruppo dei democristiani Carmelo Pace, ma anche dalle ‘colombe’ di Forza Italia che hanno pressato affinché cadesse il totem di una approvazione della manovra entro il 31 dicembre. Ora che le sabbie mobili della commissione sono lontane, all’orizzonte c’è l’ultimo scoglio. L’intero maxi-emendamento, secondo indiscrezioni, movimenterebbe oltre quaranta milioni di euro.

Le norme ordinamentali

In pole position tra le norme ordinamentali la modifica di legge che toglierebbe i vincoli per l’apertura di grandi negozi nei centri storici. Una misura sponsorizzata soprattutto dall’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo e attesissima a Palermo. “Nessuna norma retroattiva”, avvertono fonti parlamentari d’opposizione. Pd, M5s e Sud chiama nord si dicono pronti a stoppare possibili nuove modifiche di legge come la ‘salva-ineleggibili’. Il tentativo era già stato bloccato nel recente passato di Sala d’Ercole. La maggioranza dovrà dirimere la prima grana spuntata con le modifiche che Fratelli d’Italia vorrebbe apportare a una norma che fissa un limite massimo di budget erogabile agli enti di formazione professionale. La proposta è stata già stoppata dal deputato della Lega Vincenzo Figuccia.

I ‘grandi temi’

Sui ‘grandi temi’ calerebbero norme con spese per circa dieci milioni di euro. Qui finiranno le misure care alle opposizioni, che però chiedono a governo e maggioranza una condivisione di intenti: quei dieci milioni, quindi, non finirebbero nel computo delle risorse messe a disposizione di Pd, M5s e Sud chiama nord. In questo calderone le norme sul turnover del personale stagionale nei Consorzi di bonifica, care a più forze politiche di maggioranza, ma anche gli interventi antiracket (chiesti dal Pd). Dentro le misure contro il fenomeno dilagante del crack (quest’ultima bandiera del deputato di Sud chiama nord Ismaele La Vardera). In rampa, inoltre, il sostegno alle donne vittime di violenze e a quelle affette da tumore (volute dal Movimento cinque stelle). Il Pd chiederà anche norme in favore dei viticultori e della zootecnia. Dai dem, inoltre, proposte a sostegno del diritto allo studio, mentre il Movimento cinque stelle andrà in pressing sulla sanità: i pentastellati pensano a incentivi per i medici che decidano di andare a lavorare negli ospedali disagiati e nei pronto soccorso. Difficile, invece, che vengano riproposte misure per disincagliare i crediti legati ai bonus edilizi: troppo grande l’entità dell’intervento necessario. Fratelli d’Italia presenterà un ulteriore stanziamento nella lotta al caro-voli, facendo sponda con quanto allo studio del governo per allargare il bonus partito a dicembre. I meloniani punteranno inoltre sulle misure per risarcire chi ha perso la casa negli incendi dell’estate 2023 e sugli incentivi alle giovani coppie per ristrutturare le case nei centri storici.

Piccoli o grandi finanziamenti?

Resta infine il nodo dei finanziamenti per i territori cari ai deputati di maggioranza e opposizione. A disposizione circa trenta milioni di euro, un terzo dei quali dovrebbe finire alle misure chieste da Pd, M5s e Scn. Nei prossimi giorni verranno fuori le proposte ma nel frattempo un’intesa di massima è stata raggiunta: no a micro-finanziamenti di poche migliaia di euro. L’alchimia passerà anche dal computo dei finanziamenti già decisi nell’articolo sulle riserve ai Comuni, che però deve ancora superare il vaglio di Sala d’Ercole. Si tratta di una pioggia di finanziamenti figlia anche di una riscrittura del governo avvenuta in commissione Bilancio contestata duramente dalle opposizioni. Ci sono soldi per Ragusa (un milione e mezzo di euro), Siracusa (un milione), Monreale e Caltagirone (un altro milione a testa). Il ragionamento tra i partiti ripartirà anche da queste somme già stabilite e che andranno a pesare inevitabilmente sull’assegnazione dei trenta milioni aggiuntivi. “Guarderemo a una spesa qualificata e non a finanziamenti a pioggia”, è la rassicurazione che arriva dai deputati in merito all’entità delle misure predisposte. Serviranno dei giorni per capire se l’intesa reggerà o se la chiusura della Finanziaria, la prima varata nei tempi utili dal 2003, richiederà ulteriori compromessi.


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