Maria Falcone: "Dolore | per la politica corrotta" - Live Sicilia

Maria Falcone: “Dolore | per la politica corrotta”

Parla la sorella del magistrato
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Una città che vive un profondo mutamento, dove la cultura della legalità crea squarci sempre più evidenti nel muro dell’omertà e della connivenza, ma che non è ancora del tutto libera dal giogo mafioso. Così Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 con una carica di tritolo mentre percorreva l’autostrada Palermo-Mazara del Vallo, descrive il capoluogo siciliano a diciassette anni dalla strage. Quel giorno, con il giudice morirono anche la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. “La società palermitana – dice all’Italpress Maria Falcone – è cambiata tanto in questi anni. Adesso, per esempio, ci sono i commercianti che denunciano le richieste di pizzo. Non sono la totalità, forse sono ancora pochi, ma i grandi risultati non si ottengono mai nel breve periodo. Le dichiarazioni di Confindustria (che ha deciso di espellere gli associati che cedono alle richieste estorsive, ndr) sono sintomi di una società in grande trasformazione e di una presa di coscienza, un senso civico che prima non c’era. Ogni giorno leggiamo sul giornale della cattura di latitanti e uomini delle cosche, ma la domanda che mi pongo è: ‘quanti sono?'”. Accanto alla soddisfazione per il cammino virtuoso intrapreso da una parte della societa’ e per l’azione condotta da magistrati e forze dell’ordine esiste però la consapevolezza che ci sono ancora molte zone oscure. “Conforta – spiega Maria Falcone –  sapere che la repressione continua ad andare avanti, che prosegue l’opera investigativa e repressiva, ma delude la scoperta che esistono ancora tante collusioni e tante pressioni sui gangli vitali della societa’”.

“A darmi più dolore – continua – sono le possibili connivenze con la politica. Pensare che oggi, a diciassette anni dalla strage, si continuano a svelare possibili rapporti clientelari, che c’è uno scambio, un ‘do ut des’, è quello che più mi distrugge perché la politica è quello che ci regge ed è importante che sia pulita”.


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