Massimo Russo contro| 'Il Giornale', 'La Padania' e 'Libero' - Live Sicilia

Massimo Russo contro| ‘Il Giornale’, ‘La Padania’ e ‘Libero’

La lettera aperta
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“Voglio pubblicamente e con grande risalto ringraziare alcuni quotidiani del nord, per la precisione ‘Il Giornale’, ‘Libero’ e la ‘Padania’ per i loro imbarazzanti articoli di commento sulla sanità siciliana, ben sottolineati da titoli come ‘La Sicilia balla sul Titanic’, ‘Sprechi senza fine’ e ‘Ci risiamo, Sicilia pronta a sperperare’.

Sento l’esigenza, anzi il dovere, di sottolineare certi commenti che sconfinano nell’umorismo. Vittorio Macioce (Il Giornale) si chiede come mai saranno assunti 1.087 dirigenti medici se la Sicilia abbonda di dirigenti: sostanzialmente propone di spostare nelle corsie degli ospedali, in posti chiave della sanità siciliana, dirigenti amministrativi! E sullo stesso giornale, a proposito delle assunzioni, si parla di ‘trucco’ e di mistero.

Su ‘Libero’ il palermitanissimo Nino Sunseri, che forse ha ricordi sbiaditi della Sicilia, sostiene che le assunzioni ‘potranno tornare utili’ in caso di elezioni e cita, ad arte, alcuni dati forniti dal procuratore della Corte dei Conti, Coppola, dimenticando (o ignorando, e sarebbe ancora più grave) che la requisitoria della Procura della Corte dei Conti è cosa ben diversa dal giudizio della Corte a sezioni riunite, che è di ben altro tenore (e che forse Sunseri non ha mai letto): è come se in un processo la requisitoria del pm fosse scambiata per la sentenza.

Sulla ‘Padania’ poi, le falsità di matrice leghista non necessitano nemmeno di un commento e in fondo non fanno neanche notizia: è sufficiente un po’ di cristiana rassegnazione.

E’ evidente che certa stampa (e certa logora politica), abusando di preconcetti e pregiudizi, non accetta (anzi si sorprende) che in Sicilia possa funzionare qualcosa e che certe evidenti storture politico – amministrative del passato possano essere migliorate.

Forse qualche giornalista, per spocchia e imperizia, non ha letto in questi due anni dell’opera titanica prodotta dalla Sicilia e dai siciliani nel campo della sanità per ripianare i conti e riqualificare l’offerta sanitaria. Forse molti non sanno, o preferiscono non sapere, che la Sicilia è stata più volte elogiata pubblicamente dai rigorosi tavoli ministeriali della Salute e dell’Economia per l’eccellente lavoro svolto.

Sono assolutamente certo – ed ecco il motivo principale del mio ringraziamento – che questo tipo di razzismo mediatico, insieme all’opera professionale di certi giornalisti pronti ancora una volta a mortificare la propria professionalità pur di recitare il ruolo di ‘servi sciocchi’ dei loro editori e dei ‘padrini’ politici di riferimento, saranno utilissimi a scuotere i siciliani e a stimolare nuove riflessioni sul ruolo di certi politici siciliani che nel corso degli anni, a Roma, avrebbero dovuto rappresentare e tutelare gli interessi della Sicilia. E che avrei voluto ascoltare, in queste ore, in un sussulto di dignità, difendere le ragioni dei siciliani che li hanno eletti. I siciliani, invece, quelli sì, hanno già manifestato la loro indignazione sui vari blog e capiranno sempre meglio che è ora di cambiare l’andazzo, sbattendo i pugni nelle sedi opportune per rivendicare e ottenere i propri diritti ‘espropriati’ da una politica sempre piu’ attenta ai problemi del nord.

Per anticipare stucchevoli, piccate e risentite repliche da parte di certi soggetti, voglio fin da ora sottolineare che sono stato proprio io – pubblicamente e in tempi ‘non sospetti’ – a definirmi come uno di quei siciliani che si arrabbia di fronte ai beceri luoghi comuni secondo cui il Sud Italia è terra di malaffare, di disoccupazione, di sprechi, di incapacita’ produttiva e di disorganizzazione ma che allo stesso tempo si mortifica sapendo bene che troppo spesso i fatti confermano che è tutto vero.

Per anni ho combattuto la mafia in prima linea, rischiando di persona, sacrificando pezzi di vita per perseguire risultati di giustizia. Ho lottato contro i mafiosi ma anche contro quel pregiudizio culturale che spesso in Sicilia, e non solo in Sicilia, non ha contorni, non ha nome e cognome, e si manifesta sotto forma di fredda indifferenza nei confronti di coloro che lavorano per il rispetto delle regole nelle quali c’è, o dovrebbe esserci, la sintesi del bene comune.

Il mio impegno, prima da magistrato e adesso da assessore, è stato sempre sostenuto dalla perfetta consapevolezza di dovere riaffermare, nel quotidiano esercizio delle funzioni pubbliche, la dignità di un popolo spesso tradito dai fatti e dalla storia ma che ha grandi risorse umane, culturali e intellettuali che quasi mai riescono a emergere in tutta la loro potenzialità, se non al di là di determinate latitudini.

Ma cambiare si può. Anzi, si deve. In Sicilia come in tutto il Meridione. Qui da noi è già iniziato un cammino irreversibile verso un futuro costruito con le regole e con la buona politica.

Due anni fa abbiamo esposto minuziosamente tutto il crono programma delle nostre azioni e abbiamo mantenuto tutti gli impegni assunti, rispettando regole e bilanci. E abbassare le tasse (per quanto in misura ancora modesta) e coprire i vuoti in organico con l’assunzione di circa 4.000 operatori sanitari – per i quali è prevista la copertura in bilancio senza pericoli di ‘bancarotta’ – forse dà fastidio a molti.

Io ci ho messo la faccia e accetto la sfida, certo di trovare al mio fianco i tanti siciliani onesti che hanno voglia di difendere la propria dignità”.


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