I conti a Bruxelles non tornano affatto. Per questo motivo qualcuno ci vuole vedere chiaro, ancora più chiaro. Al centro del dibattito c’è nuovamente la legge varata nel 2018 dall’Ars che impone alla classe politica siciliana di dichiarare pubblicamente l’appartenenza alla Massoneria. Una legge controversa che ha goduto dell’inedita convergenza (almeno in quel frangente storico) di sinistra e Movimento cinque stelle. Il nostro giornale ha già intercettato i documenti della Commissione per le petizioni dell’Europarlamento, che nel 2020 aveva ritenuto legittimo l’interrogativo con il quale A. M. (un cittadino italiano il cui nome è ancora top secret anche negli incartamenti di Palazzo Spinelli) aveva sollevato più di un rilievo sulla congruità o no della legge siciliana rispetto al diritto europeo.
Diritti fondamentali
Il testo dell’appello fu redatto a Catania con la consulenza giuridica del penalista Salvatore Ragusa. Avvocato che ha individuato più di una presunta compressione dei diritti fondamentali dell’Unione. Chi dice Massoneria pensa solitamente ad alcune della pagine più untuose della storia nazionale. Il che è vero, ma non del tutto. Perché la storia dice anche dell’altro. Che dalle Logge vengono fuori alcuni di quei principi che hanno inondato le moderne democrazie occidentali sulla scorta dei principi filosofici dell’Illuminismo. Piaccia o no, è andata così. “Libertà, Fraternità, Uguaglianza”.
Ed è proprio sulla scorta di queste tre parole che la strana triangolazione tra Palermo-Catania-Bruxelles rischia di diventare una battaglia per la libertà di coscienza. Il 22 luglio scorso, la Commissione per le petizioni ha scritto una nuova pagina di questa vicenda. Un documento che siamo riusciti a intercettare.
Stavolta si entra nel merito. Perché se in prima battuta è stata riconosciuta la semplice legittimità all’appello ora si va oltre e si chiede ufficialmente all’Italia di saperne di più. Ecco le conclusioni: “La Commissione ha trasmesso alle autorità italiane una richiesta formale di chiarimenti al fine di valutare la compatibilità della legge n.18 del 12 ottobre 2018 con il diritto dell’Ue, compresi i diritti fondamentali riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali”.
I Massoni siciliani
Da Bruxelles arriva intanto un monito che fa sperare quei Massoni siciliani che vogliono partecipare alla vita politica senza dover per questo rinunciare al tipico riserbo delle organizzazioni iniziatiche.
Scrive la Commissione: “La legge deve essere proporzionata alla finalità legittima perseguita e i dati trattati devono essere adeguati, pertinenti e limitati a quanto necessario rispetto a tali finalità. Il trattamento dei dati personali – si legge ancora – può essere lecito solo se rispetta i diritti e le libertà riconosciuti dalla Carta, compresa la non discriminazione, nonché la libertà di pensiero, di coscienza e di religione e la libertà di riunione e di associazione”.
A questo punto si attende una risposta dall’Italia. Diritto a parte. Se nel frattempo i massoni dichiarassero spontaneamente la propria appartenenza, un sospetto in meno su quanto avviene nelle logge verrebbe a tutti.