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Renzi: fiducia al Senato | Le parole del premier

Matteo Renzi

Il discorso di Matteo Renzi al Senato. Arriva la fiducia: 169 sì. 139 no.

La fiducia
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5 min di lettura

ROMA– Matteo Renzi ha ottenuto la fiducia al Senato, con 169 sì. Ecco una sintesi ragionata di tutte le sue dichiarazioni.

Struggenti responsabilità
“Sappiamo che viviamo un tempo di grande difficoltà e struggenti responsabilità e abbiamo la consapevolezza di dover recuperare il coraggio e il gusto di fare sogni più grandi e accompagnarli da una concretezza puntuale. E’ necassario un cambio radicale delle politiche economiche, per andare controcorrente. Ci vuole una legislatura di svolta per una tregua della politica rispetto ai cittadini e per ‘inseguire un Paese che è davanti a noi. Ci avviciniamo in punta di piedi e con rispetto profondo e non formale che si deve a quest’Aula e alla storia del paese che qui ha un simbolo”.

Controcorrente
“Siamo qui a chiedervi la fiducia che è un gesto controcorrente non tanto nel linguaggio della politica. Noi vogliamo provare ad andare controcorrente. Abbiamo la consapevolezza di dover recuperare il coraggio e il gusto e il piacere di fare sogni più grandi e accompagnarli da una concretezza puntuale. Comunico di voler essere l’ultimo premier a chiedere a questa Aula la fiducia. Chiedere la fiducia oggi è un gesto che significa provare ad andare concorrente: si fa fatica. Chiediamo fiducia a questo Senato perché pensiamo che l’Italia abbia la necessità di recuperare fiducia per uscire dalla crisi, è arrugginita, impantanata da una burocrazia asfissiante. L’idea che le norme succedute negli anni non hanno prodotto il risultato auspicato è sotto occhi di tutti. O si ha il coraggio di scelte radicali o perderemo il rapporto con chi da casa continua a pensare alla politica”.

Non ha l’età
“Io non ho l’ età per sedere al Senat. Non vorrei cominciare con la citazione colta di Gigliola Cinquetti ma è così. E fa pensare che oggi davanti a voi siamo qui non per inseguire un record anagrafico, non per allungare il curriculum, siamo qui per parlare un linguaggio di franchezza.

La legge elettorale
Sulla legge elettorale e le riforme costituzionali si è raggiunto “un accordo che va oltre la maggioranza di governo”. Quell’accordo “lo rispetteremo nei tempi e nelle modalità prestabilite”.

Come sarà l’Italia
“L’Italia è curiosa e brillante, è un’Italia che si vuole bene e che ci tiene a presentarsi bene. E’ un Paese che non ci segue perché è avanti a noi: siamo noi che dobbiamo inseguire e faremo di tutto per raggiungerlo con un pacchetto di riforme (…) Il presupposto è che eravamo ad un bivio: o si andare alle elezioni, noi non abbiamo paura, siamo abituati a candidarci. Il senso dell’urgenza è un elemento centrale. Avremmo preferito un chiaro mandato elettoral”, ma propongo che questa sia la legislatura della svolta, per indicare una prospettiva di futuro”.

L’Europa che immaginiamo
“Se vogliamo immaginare un semestre europeo serio dobbiamo pensare a che Europa immaginiamo. Non saremo credibili se non riusciremo ad arrivarci senza sistemare ciò che dobbiamo sistemare. So che la tendenza è quella di considerare l’Ue la causa dei nostri problemi. Ma per me non è così e so che nella tradizione europea e europeista sta la parte migliore dell’Italia: mettere le cose a posto a casa nostra non lo si fa per l’Ue o per la Merkel ma per il rispetto dei nostri figli e di chi verrà dopo di noi”.

La scuola
“L’educazione che si da nelle scuole è motore dello sviluppo, ho in mente di entrare ogni mercoledì nelle scuole da premier se otterrò la fiducia: comincerò da Treviso, dal Nord Est, la prossima settimana si sarà il Sud. E’ fondamentale che il governo non stia solo a Roma. Mi piacerebbe che potesse capitare a chi ha la presunzione di avere la verità in tasca la possibilità di confrontarsi con gli insegnanti, le famiglie perché l’idea che da questa parte c’è la casta e dall’altra i cittadini si è un po’ rovesciata”.

Frecciata ai grillini (e divertimento)
“Noi svolgiamo una funzione sociale nei confronti dei senatori M5S…non è facile stare in un partito dove il capo dice ‘non sono democratico’ ma vi vogliamo bene lo stesso. Mentre qualcuno si divertiva il pil ha perso punti, la disoccupazione giovanile è aumentata, la disoccupazione è passata dal 6,7% al 12,6%. Questi non sono numeri di una crisi, sono numeri di un tracollo”.

La disoccupazione, il lavoro e gli investimenti
“Chi è entrato in una fabbrica o ha incontrato lavoratori, sa bene che quelli sulla disoccupazione non sono solo ‘numerini’, ma indici di una situazione impietosa e devastante, che richiede un cambio radicale della politiche economiche e provvedimenti concreti che con Padoan abbiamo discusso e approfondiremo nelle prossime settimane. Negli ultimi anni la capacità di attrazione dell’Italia è diminuita e nel Paese c’è un dibattito surreale perché “sembra che se un soggetto vuole investire da noi debba essere cacciato gridando ‘guai allo straniero. Per il lavoro non ci saranno parole ma interventi precisi. Nessun decreto crea posti lavoro, ma da marzo partiremo con la discussione parlamentare del cosiddetto piano per il lavoro che interverrà con regole innovative. Senza nuove assunzioni il problema delle garanzie non si pone nemmeno”.

La trasparenza
“Dobbiamo avere il coraggio di far emergere in modo netto, chiaro ed evidente che ogni centesimo speso dalla P.A. debba essere visibile online da parte di tutti. Questo significa un meccanismo rivoluzionario per cui ogni cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante”.

Le riforme
“Con quale credibilità possiamo dire che è urgente intervenire sulla legge elettorale e poi perdere l’occasione del contingentamento dei tempi? Politicamente esiste un legame netto con le riforme di Senato e titolo V. Sono tre parti della stessa cosa. Proponiamo che a marzo la riforma del Senato parta dal Senato e quella del Titolo V parta dalla Camera. Non consideriamo il Parlamento un inutile orpello, non abbiamo idea di venire a dettare linea e chiedere che rapidamente la si esegua nelle Aule. Ma fatevi carico insieme a noi, perché i tempi non sono più una variabile indipendente, o non saremo credibili non tanto per partner Ue ma per nostri cittadini”.

Elogio della bellezza
“Essere italiani è un dono, è un elemento di bellezza, i valori culturali fanno di noi una superpotenza mondiale. E il mondo piatto in cui viviamo ci offre paradossalmente possibilità senza fine. Per questo dobbiamo modificare le regole per sfruttare a fondo queste possibilità”.

Le telefonate
“Ieri arrivato a Palazzo Chigi ho scelto di fare alcune telefonate simboliche. E ho scelto di chiamare i due marò che da troppo tempo sono bloccati a Nuova Delhi da un’assurda e allucinante vicenda per la quale garantisco il mio personale impegno e quello del governo”.

Il finale
“Se perderemo la sfida sarà solo colpa solo mia”.


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