PALERMO – Dalla gestione mafiosa dei pascoli ai supermercati. L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo svela nomi, ruoli e affari della mafia a Mazara del Vallo.
Sono 17 le persone arrestate nel blitz dei finanzieri del Comando provinciale del capoluogo siciliano, coordinato dalla Procura diretta da Maurizio de Lucia: sette in carcere, 10 agli arresti domiciliari. Un indagato è destinatario dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza.
Mafia, Mazara del Vallo: l’allevatore boss
Le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria ricostruirebbero il ruolo di Domenico Centonze. L’uomo forte del mandamento sarebbe diventato lui, che di mestiere fa l’allevatore: avrebbe agito come braccio operativo del capo mandamento Dario Messina, attualmente detenuto. In carcere finisce anche il fratello del boss, Alessandro Messina.
Il ruolo del presunto capo
Centonze si sarebbe dato un gran da fare. Riscuotere crediti, dirimere controversie, gestire le aree di pascolo, mettere a tacere anche in maniera violenta i contrasti sorti per l’aggiudicazione di alcuni terreni all’asta, organizzare un traffico di stupefacenti tra Palermo e Mazara del Vallo: ci sarebbe la sua regia dietro la gestione delle attività criminali di una Cosa Nostra che nel Trapanese conferma la sua vocazione imprenditoriale.
L’imprenditore dei supermercati
Tra i coinvolti nel blitz c’è anche Luigi Prenci, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. A Partire dal 2020 ha aperto una serie di supermercati. Per la sua scalata imprenditoriale avrebbe potuto contare sull’appoggio della mafia, diversificando gli affari. È diventato armatore e i suoi pescherecci si sono specializzati nella pesca del gambero rosso.
In cambio del sostegno mafioso Prenci avrebbe assicurato a Cosa Nostra posti di lavoro, aiuti finanziari per l’avvio di nuove attività economiche, l’acquisto di beni all’asta che in questa maniera tornavano nella disponibilità di persone contigue all’associazione mafiosa.
I reati contestati
I finanzieri del Gico agli ordini del colonnello Carlo Pappalardo stanno perquisendo abitazioni e uffici degli indagati per mafia a Mazara del Vallo. I reati contestati sono associazione per delinquere di stampo mafioso, porto abusivo d’armi, turbata libertà degli incanti, estorsione, rapina e favoreggiamento personale.
Un’attività si legge in una nota del comando provinciale guidato dal generale Domenico Napolitano che ha l’obiettivo di “contrastare ogni possibile tentativo di infiltrazione mafiosa nel tessuto economico-produttivo, nell’ottica di garantire al mercato le necessarie condizioni di legalità e competitività”.