Giovanni Luppino su Messina Denaro: "Mi ha detto sto morendo"

L’autista di Messina Denaro: “Mi ha detto sto morendo e l’ho aiutato”

Giovanni Luppino, favoreggiatore di Matteo Messina Denaro, arrestato con il superlatitante
La versione e le contraddizioni di Giovanni Luppino

PALERMO – “Mi ha detto che stava morendo e l’ho aiutato per ragioni umanitarie”. Giovanni Luppino, l’autista di Matteo Messina Denaro, prova a difendersi ma inciampa quando nega di conoscere i componenti della famiglia Bonafede. A cominciare da Laura Bonafede, maestra e amante del padrino. I pubblici ministeri Gianluca De Leo e Piero Padova gli contestano il fatto che la donna, assieme al marito ergastolano Salvatore Gentile, ha battezzato i suoi figli. A questo punto cala il silenzio. Luppino decide di smettere di rispondere.

“Si è sentito male”

All’inizio dell’esame racconta di avere saputo solo in un secondo momento che l’uomo che stava aiutando era Matteo Messina Denaro. Luppino non si è tirato indietro: “Un giorno si è sentito male. Gli ho detto di andare in ospedale. ‘Non posso è stata la sua risposta. Io sono Matteo Messina Denaro‘”.

Nulla è cambiato nell’atteggiamento di Luppino, che di mestiere fa l’imprenditore agricolo. Ha continuato ad accompagnarlo alle sedute di chemioterapia: “Di fronte alla morte l’aiuto non si nega a nessuno”, spiega rendendo l’esame davanti al giudice per l’udienza preliminare che lo sta processando per mafia, favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena.

Autista almeno per due anni

Luppino ha accompagnato Messina Denaro alla clinica La Maddalena di Palermo anche il giorno dell’arresto. Non era la prima volta. Gli ha fatto da autista per due anni. Racconta che gli è stato presentato da un compaesano, Andrea Bonafede (l’uomo che ha prestato l’identità al capomafia per curarsi), come suo cognato. Si faceva chiamare Francesco. Erano vicini di casa in via San Giovanni a Campobello di Mazara, la casa dove Messina Denaro ha abitato prima di trasferirsi nell’ultimo Covo in via Cb 31.

Messina Denaro gli comunicava con un pizzino lasciato nella cassetta della posta il giorno e l’ora in cui gli serviva il suo aiuto. Per anni, dunque, secondo la sua versione, l’imprenditore si sarebbe messo a disposizione di una persona sconosciuta.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI