Messina Denaro, il boss sanguinario che ama solo se stesso

Messina Denaro, il sanguinario che ama solo se stesso

Intervista a Daniele La Barbera, psichiatra e docente universitario

Professore, come si racconta un personalità criminale e complessa come quella di Matteo Messina Denaro?
“Si tratta di una narrazione impossibile”.

Daniele La Barbera, psichiatra e docente universitario, ovviamente, riesce a metterla insieme quella narrazione ritenuta ‘impossibile’. Come un paradosso che racchiude una verità nascosta, dietro molti paraventi.

Chi è Messina Denaro, oltre i veli delle sue molte maschere?
“Siamo al cospetto di un personaggio estremo. Il boss dei boss, catturato in una situazione estrema, di sofferenza, in ospedale, dopo trent’anni di latitanza anch’esse estrema, cioè a casa sua e alla luce del sole. Come si vede, i livelli di eccezionalità sono molteplici, a cominciare dal nascondimento nella piena visibilità. Una esperienza di rottura con la tradizione”.

Perché?
“Messina Denaro è un capo della mafia criminale e sanguinario, ma diverso, per esempio, da Totò Riina e da Bernardo Provenzano. Non è legato a un mondo arcaico, non è religioso, non è classico. E questo, per la percezione, è un problema in più. Uno così può diventare un’icona ribellista. Negativa, d’accordo, ma pur sempre un’icona”.

C’è, insomma, il rischio che si trasformi in un simbolo?
“Sì, oltretutto questa assurda ironia sulla cattura, sul fatto che si sarebbe lasciato prendere, ha messo ingiustamente in secondo piano il lavoro degli inquirenti e non rende semplice accedere all’area oscura e, dunque, alla sostanza. Il boss di Castelvetrano è un uomo iniquo, responsabile di dolore e lacrime. Dovremmo essere felici che non possa più nuocere, tenendo presente chi è davvero”.

Invece?
“Quella narrazione che definivo impossibile, in via paradossale, tende a travolgere il vero significato di un evento, con la sottolineatura di elementi secondari e pittoreschi sulle abitudini. Così siamo arrivati quasi al marchio MMD, un personaggio del Grande Fratello, più che della realtà. Un rischio, appunto, soprattutto per i più giovani”.

Messina Denaro e la memoria terribile del piccolo Di Matteo, con il resto. Eppure ci sono chat in cui trasparirebbe una figura perfino in grado di empatia i suoi compagni in ospedale…
“Qui siamo nella dimensione psichiatrica. Siamo davanti, cioè, al poliformismo dell’antisociale violento. Si tratta di soggetti apparentemente affettuosi, gradevoli, in certi contesti, ma, nella loro vera natura, spietati”.

Affettuosi solo apparentemente?
“Sì, questa cerchia di individui, a cui Messina Denaro appartiene, non è davvero in grado di amare gli altri. Sanno amare solo all’interno di uno stretto e parziale codice affettivo personale ed egocentrico. E provocano dolore”. (rp)


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