PALERMO – La delusione per un campo largo che sembra sfumare, il disappunto “di metodo e di merito” e la decisione, quasi definitiva, di tirarsi fuori dalla contesa: “A queste condizioni il mio impegno non avrebbe senso…”. Fabrizio Micari, ex rettore dell’Università di Palermo che aveva dato la propria disponibilità (“a 360 gradi”) per un impegno politico in chiave Amministrative, parla del nome che nelle ultime ore tiene banco in casa centrosinistra: quello del presidente dell’Ordine degli architetti Franco Miceli: per lui il via libera ufficiale della segreteria provinciale Pd e di Sinistra ecologista, oltre che un incontro con il leader M5s Giuseppe Conte che sa tanto di investitura ufficiale.
Tante voci favorevoli a Miceli, ma non la sua.
“Ho espresso le mie riserve di metodo e di merito. Nelle ultime settimane si era parlato di campo largo e anche l’elezione del presidente Mattarella sembrava un chiaro segnale in questa direzione, poi all’improvviso…”.
All’improvviso spunta il nome del presidente degli architetti italiani.
“Una candidatura calata dall’alto, o addirittura da sinistra…, tutto il contrario rispetto ai ragionamenti fatti fino a quel momento. Così si va verso una posizione di arroccamento e lo reputo un autentico errore strategico”.
Cosa non la convince di questo schema?
“La situazione della città è sotto agli occhi di tutti. Con Orlando sono stati fatti grandi passi avanti sul fronte dei diritti, della legalità e dell’inclusione, ma sul campo restano problemi enormi che richiedono grandi intese e non certo soluzioni di isolamento: rifiuti, bilancio, cimiteri e riorganizzazione della macchina amministrativa. Sono temi che si affrontano solo con un coinvolgimento di tanti”.
Serve un governo ‘di emergenza’ alla Draghi anche qui?
“La situazione è analoga a quella vissuta dall’Italia alla vigilia del governo Draghi. A Palermo serve una coalizione ampia per potere vincere e governare bene. Qui, invece, da diverse ore parliamo di una decisione presa da pochi, comunicata a pochi e poi sparata sui giornali. Non mi sembra la soluzione migliore per risolvere i problemi della città. Un centrosinistra allargato, poi, potrebbe avere una chance in più a fronte di un centrodestra in cui regna l’approssimazione”.
Il suo nome è mai stato realmente in campo per la carica di sindaco?
“La mia è stata una disponibilità a 360 gradi. Mi sono detto disponibile a fare parte di una squadra, con qualunque ruolo. Ho governato una università con 50mila persone, so cosa significa amministrare”.
E se Miceli dovesse essere il nome definitivo Micari che farebbe?
“In una coalizione arroccata a sinistra il mio impegno ha poco senso, sarebbe il contrario di quello che serve alla città. Ripeto, il momento è simile a quello vissuto dall’intero Paese alla vigilia del governo Draghi. A Palermo ci sono delle emergenze che possono essere affrontate soltanto con una coalizione larga e fatta di persone competenti”.
C’è ancora spazio per riprendere la strada da lei preferita?
“Invito tutti ad uscire dalla logica dell’arroccamento e a puntare sull’allargamento della coalizione. Dobbiamo tentare fino all’ultimo di mettere insieme un progetto organico per la città”.