Palermo, Di Gangi: "Miceli scelto in segreto, ora confronto" - Live Sicilia

“Miceli candidato scelto in gran segreto, ora serve un confronto”

Le elezioni di Palermo, parla Di Gangi: "Buon nome ma nessuno ne ha parlato con noi"
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PALERMO – Quel nome comparso sui giornali, “e mai accennato al tavolo della coalizione”, ha fatto male. “Franco Miceli è un candidato credibile e autorevole – è la premessa che sta a cuore a Mariangela Di Gangi – ma non si può parlare per mesi, costruire un’alleanza e iniziare a parlare di programmi per poi scoprire che le decisioni più importanti vengono prese altrove, in camere ristrettissime”. Un tavolo a 4 (Pd, M5s, sinistra e mondo civico), in effetti, va avanti da mesi ma al di là di principi e qualche idea programmatica non si è mai entrati nel concreto.

Il tavolo dell’alleanza progressista

L’elezione del presidente della Repubblica e il dibattito sul cosiddetto campo largo, ancora segretamente sognato in qualche angolo della coalizione, hanno nel tempo messo in secondo piano quel cantiere e così parallelamente è partito il percorso che ha portato al nome del presidente nazionale dell’Ordine degli architetti, che nei giorni scorsi ha incontrato il leader M5s Giuseppe Conte e che attende l’investitura ufficiale dal Pd romano: “Miceli è un bel nome ma mi chiedo se sia corretto scegliere un candidato soltanto perché rappresenta il collante ideale tra i partiti e non perché può essere la chiave di volta alle domande e ai bisogni della città”, ragiona Di Gangi, che ha iniziato la sua corsa da lontano con Facciamo Palermo, fino a guadagnarsi i galloni di candidata alla poltrona più ambita di Palazzo delle Aquile.

Critiche ai partiti

Una disponibilità “che resta intatta – precisa -, anche perché attendo che qualcuno venga a proporre ufficialmente Miceli al tavolo che si è aperto mesi fa. Sediamoci, parliamone e ragioniamo come sarebbe stato giusto fin dal primo momento, invece che giungere a una buona candidatura ma con modalità decisamente da irresponsabili”. Il rischio adombrato dalla ex coordinatrice del Laboratorio Zen Insieme è che “si finisca con il bruciare una buona personalità come quella di Miceli”. La reprimenda è soprattutto a quei partiti compagni di viaggio che non avrebbero avuto un comportamento limpido con l’anima civica della coalizione.

Il sogno sfumato delle primarie

Altro motivo di rammarico le primarie, ormai sfumate. “C’era tutto il tempo per farle, le ho chieste a novembre proprio per evitare di prendere decisioni scollate dal sentire della città”. L’asse con gli orlandiani, però, non ha funzionato e ora la portavoce di Facciamo Palermo chiede chiarezza: “Bisogna capire qual è il progetto politico di una candidatura, quella di Miceli, che è stata data in pasto ai giornali lasciando la politica in secondo piano – rimarca -. La sensazione è che si siano subordinati gli interessi della città a equilibri interni e a tatticismi che con Palermo hanno poco a che vedere. Io rivendico con forza quel dialogo avviato da mesi con le forze progressiste. Non bastano le esternazioni sui giornali dei nostri pur autorevoli alleati, c’è un passaggio formale che va vissuto fino in fondo”.

“Il campo largo? Ci ha fatto perdere tempo”

Quel tavolo, però, per giorni è finito su un binario morto anche per la ricerca di un campo largo che portasse ad allargare la coalizione fina da Palermo ma con l’occhio alle Regionali d’autunno: “La discussione sul campo largo ci ha fatto soltanto perdere tempo – ancora Di Gangi -. Non ci sono mai state le condizioni per attuare quel disegno che, tra le altre cose, non è mai stato discusso nella coalizione a quattro”. Quel confronto che ora, l’anima del Laboratorio Zen Insieme, chiede su tutti i nomi in campo.


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