Minacce, colpi di pistola e sangue: il poliziotto e l’audio whatsapp Live Sicilia

Minacce, colpi di pistola e sangue: il poliziotto e l’audio whatsapp

L'interrogatorio del poliziotto Gaetano Rampello che ha ucciso il figlio
IL DELITTO DI RAFFADALI
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AGRIGENTO – Respinge l’aggravante di aver agito con premeditazione, conferma la confessione resa durante l’interrogatorio dopo l’arresto e produce un audio whatsapp inviatogli dal figlio, ascoltato in aula, gravido di minacce e insulti. E’ terminata nella tarda mattina l’udienza di convalida del fermo di Gaetano Rampello, 57enne di Raffadali, accusato dell’omicidio aggravato dalla premeditazione del figlio Gabriele Vincenzo, 24 anni, freddato con almeno 14 colpi di pistola la mattina dell’1 febbraio nella piazza principale del paese.

L’avvocato Daniela Posante, che rappresenta la difesa dell’indagato, ha chiesto e ottenuto che venisse riprodotto e sentito in aula uno degli ultimi messaggi whatsapp inoltrati dalla vittima al padre: “Dammi i soldi o ti ammazzo. Se ti permetti di condividere il messaggio o andare dai carabinieri ti ammazzo, ti taglio la testa”. Rampello, assistente capo della polizia di Stato in servizio al reparto mobile di Catania, ha partecipato all’udienza collegato da remoto dal carcere. Ha ribadito la confessione resa ai carabinieri il giorno dell’arresto e nega con forza l’aggravante di aver premeditato il delitto: “La pistola di servizio la porto sempre con me per esigenze operative e per abitudine”.

La Procura di Agrigento, con il sostituto Chiara Bisso, non crede fino in fondo alla ricostruzione offerta dall’indagato e tira dritto contestandogli le aggravanti della premeditazione e dell’aver agito contro un discendente chiedendo nei suoi confronti l’applicazione della misura cautelare di custodia in carcere. La difesa, invece, ha chiesto la detenzione domiciliare con obbligo di braccialetto ribadendo l’insussistenza di esigenze cautelari essendoci stata già una confessione piena, la consegna dell’arma del delitto e la non fattibilità di un pericolo di reiterazione del reato o di fuga: “A prescindere dalla pena che gli sara’ inflitta – sostiene la difesa – sta già pagando da 24 anni e vivrà col tormento per sempre”. Il gip Micaela Raimondo deciderà sulla convalida e sull’applicazione di misure cautelari entro 48 ore.


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