Minacce di morte a Ingroia | Procura, il clima è teso - Live Sicilia

Minacce di morte a Ingroia | Procura, il clima è teso

Un anonimo ha chiamato il tribunale di Palermo minacciando di morte il procuratore aggiunto Antonio Ingroia. "Non è la prima volta", ha detto il magistrato. E in Procura aumenta la tensione.

PALERMO – L’atmosfera si fa sempre più pesante in Procura a Palermo. La telefonata di minacce all’aggiunto Antonio Ingroia, al centro anche di un vero e proprio scontro di vedute al Csm dopo la “bacchettata” del Plenum, acuisce i sintomi di malessere mentre si infittisce la scia di polemiche che l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia ha generato, fuori e dentro il palazzo di giustizia. “Ingroia morirà”, ha detto questa mattina una voce al centralino del Tribunale e i colleghi di Caltanissetta hanno aperto un fascicolo sulla vicenda. “Sono tranquillo”, ha ribadito Ingroia al quale sono giunti numerosi attestati di solidarietà. Ma è un’altra nuvola nera in un autunno che si preannuncia tempestoso. Intanto, l’esito della querelle con il Quirinale è alle porte: entro ottobre la Corte costituzionale potrebbe iniziare l’analisi del ricorso sul conflitto d’attribuzione per le intercettazioni tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex ministro Nicola Mancino, ma prima la Consulta chiede che vengano consegnati i “brogliacci”, cioé le sintesi delle intercettazioni, nonché un elenco completo delle telefonate e le carte sugli stralci dell’inchiesta.

Non l’ha presa bene la Procura, occupata a scrivere la memoria che dovrà essere consegnata entro metà ottobre. A questo punto gli avvocati dei pm, Alessandro Pace, Gianni Serges e Mario Serio, dovranno presentare anche le loro osservazioni sulle richieste della Corte giudicate “anomale” da Ingroia. “La Consulta deve decidere su una questione di principio: se avevamo o meno l’obbligo di distruggere le intercettazioni, non sul numero o sul contenuto”, ha spiegato l’aggiunto. Ma il tempo stringe e l’impressione è che la Procura asseconderà la volontà della Consulta. La richiesta dei documenti, si fa osservare a palazzo di giustizia, rientra formalmente tra le attività istruttorie collegate all’esame del ricorso dell’ Avvocatura dello Stato nell’interesse di Giorgio Napolitano.

Per l’Anm non c’é stata nessuna “invasione di campo” da parte della Corte costituzionale che “ha esercitato un potere previsto dalla legge e dunque non sta compiendo una sorta di controllo sul comportamento della procura di Palermo”. “L’ esercizio di un potere espressamente previsto dalla legge non può essere considerato – dice il presidente Rodolfo Sabelli, a margine di un’audizione davanti alla Commissione Giustizia della Camera – come una forma di controllo in sé sull’operato di un ufficio giudiziario, ma è funzionale a consentire alla Corte le proprie decisioni”. Insomma lo scontro tra la Procura di Palermo e il Colle continua a suscitare spaccature e divisioni, dentro e fuori la magistratura.

(Fonte ANSA).


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