PALERMO – Salta tutto. Doveva essere l’incontro decisivo e invece si è tramutato in un “nulla di fatto”, una fumata nera. Nessun accordo all’Aran tra sindacati e governo sulle modalità di trasferimento dei dipendenti regionali. Una vertenza che va avanti ormai da mesi e che oggi sembrava poter giungere a una conclusione. E invece, il dialogo si è interrotto. Il governo potrebbe, da adesso in poi, operare senza il coinvolgimento delle sigle, tramite semplici circolari. Ma il rischio “paralisi” alla Regione adesso è fortissimo.
Nessuna delle sigle presenti all’incontro ha deciso di sottoscrivere l’accordo. Quella proposta è irricevibile, secondo i sindacati. Perché finirebbe per ledere il contratto nazionale e introdurrebbe elementi che aprirebbero all’arbitrio negli spostamenti, con tanto di introduzione della chiamata “intuitu personae”.
Cosa prevedeva la proposta del governo, avanzata dall’assessore alla Funzione pubblica Giovanni Pistorio e respinta delle sigle? Il documento delineava i requisiti per l’individuazione del personale da trasferire all’interno delle stesse strutture, e anche tra strutture e dipartimenti diversi.
Mobilità infradipartimentale
I dirigenti generali, si leggeva nella proposta del governo, possono assegnare personale ad altro ufficio ma della stessa sede, senza la necessità di informare le organizzazioni sindacali. Se invece il trasferimento è indirizzato a una sede diversa, ma ubicata nella stessa città, “il dirigente generale, – si legge nella proposta dopo avere individuato gli uffici ai quali è necessario assegnare altro personale, il numero di unità da trasferire e la categoria contrattuale di inquadramento”, può procedere con le assegnazioni fornendo solo successivamente una informativa ai sindacati.
Nel caso di trasferimento in sedi ubicate in città diverse da quelle d’origine, il dirigente procederà prima con l’individuazione delle strutture e degli uffici destinatari delle nuove assegnazioni, il numero delle risorse umane, la categoria di inquadramento richiesta. Quindi l’assegnazione d’ufficio seguirebbe alcuni criteri. Nell’ordine: titolo di studio (coerente con la categoria di inquadramento giuridico richiesta), formazione professionale acquisita, qualificazione professionale, minore anzianità di servizio, carico familiare”. Confermato il limite massimo dello spostamento: non più di 50 chilometri dalla sede di provenienza.
Mobilità interdiparimentale
Se il dirigente generale non fosse riuscito a trovare personale adatto attraverso la mobilità tra uffici dello stesso dipartimento, avrebeb dovuto cercare quelle risorse nell’organico degli altri dipartimenti, avanzando una richiesta all’assessore competente “specificando le motivazioni, il numero delle unità di personale da assegnare, la categoria di inquadramento e la qualificazione professionale richiesti”. Se l’assessore avesse ritenuto la richiesta giustificata, avrebbe sottoposto l’istanza alla giunta di governo che a sua volta avrebbe dovuto fornire una direttiva al dipartimento della Funzione pubblica. I criteri per l’individuazione del personale, in questo caso erano nell’ordine: titolo di studio coerente con la categoria di inquadramento richiesta, formazione e qualificazione professionale, anzianità di permanenza in aree a rischio, maggiore anzianità di sede, minore anzianità di servizio”. Anche in questo caso il limite degli spostamenti è di 50 chilometri dalla sede di provenienza. La procedura per i trasferimenti avrebbe dovuto concludersi entro 20 giorni dall’emanazione della direttiva.
Assegnazione “nominativa”
In deroga a questi criteri, però, l’amministrazione regionale avrebbe potuto procedere anche tramite assegnazioni “intuitu personae”. Individuando la professionalità richiesta in modo autonomo, ma solo in specifiche occasioni: per accelerare le procedure che riguardano i rapporti con l’Europa e il governo centrale, per potenziare le attività di controllo e rendicontazione dei fondi comunitari e nazionali, per accrescere la produttività di settori strategici dell’amministrazione, per rendere più efficienti le attività ispettive e di controllo, per “riempire” uffici di nuova costituzione, per esigenza legate a processi di riorganizzazione e per “eccezionali e temporanee esigenze specificamente individuate dalla giunta”. È questo uno dei passaggi maggiormente contestati dalle sigle. Che hanno deciso di “rompere”. Nessun accordo. La Regione adesso rischia la paralisi. O una ondata di scioperi.
Le note dei sindacati
“Il testo presentato oggi prevedeva una strana clausola dell’ultimissima ora, che interverrebbe modificando i contratti collettivi. Ed è ovviamente una proposta inaccettabile. Peccato, perché senza questa ‘novità’, avremmo certamente firmato l’intesa col governo”. Lo dichiarano il segretario generale della Cisl Fp Luigi Caracausi e il segretario di categoria della Cisl Fp Paolo Montera, al termine dell’incontro all’Aran in occasione del quale si è discusso della bozza di accordo sui nuovi criteri per la mobilità dei dipendenti regionali. Accordo che la Cisl Fp ha deciso di non sottoscrivere. “Prendiamo atto – proseguono Caracausi e Montera – che gran parte delle richieste della Cisl sono state accolte dall’assessore. Perché, però, i buoni intenti si traducano in risultati concreti ed esigibili, Pistorio sia conseguente, dia esecuzione alla sentenza della Consulta ed apra ai rinnovi dei contratti i cui obsoleti istituti, è sotto gli occhi di tutti, non consentono alla Regione di fornire servizi adeguati alle esigenze dei cittadini, persino in realtà fondamentali per il rilancio della Sicilia, come i beni culturali, le motorizzazioni, i centri per l’impiego, gli ispettorati al lavoro, solo per citarne alcuni”. Ma a “rovinare la festa”, proprio quella norma aggiunta in extremis: “Quella clausola – concludono Caracausi e Montera – sa tanto di scorciatoia e modificherebbe i contratti collettivi anche in materie diverse da quelle oggetto dello stesso accordo. Se permane o non viene meglio precisata, vanifica tutto il lavoro sin qui svolto”.
“La Fp Cgil è e sarà sempre disponibile a confrontarsi sui processi di riorganizzazione dell’amministrazione regionale e sulle assegnazioni di personale basate su criteri e graduatorie oggettive: stiamo sempre al merito delle proposte e la nostra posizione non è mai né pregiudiziale né ideologica”. Lo dichiara Enzo Abbinanti, segretario regionale di Fp Cgil Sicilia, dopo l’ultimo tentativo andato a vuoto all’Aran questa mattina di definire l’accordo sulla mobilità. Nessuna sigla ha firmato la nuova proposta. “Un tentativo finto – spiega Abbinanti – perché la nuova ipotesi non ha cambiato la sostanza della proposta governativa, anzi: oltre a non accogliere nessuna delle nostre richieste, tra cui quella di prevedere una graduatoria oggettiva con pesature concomitanti per tutti i singoli requisiti, sono state rafforzate le procedure discrezionali in capo ai dirigenti generali (c.d. intuitu personae), e sono persino state cancellate norme contrattuali vigenti”. La Fp Cgil denuncia il ripetersi di un’operazione del tutto simile ai trasferimenti di massa di più di due anni fa: “il governo – conclude Abbinanti – si ostina a ripetere gli stessi errori di allora quando con spostamenti arbitrari sono state depotenziate strutture importanti quali la formazione professionale, l’ambiente, il turismo e i beni culturali senza migliorare l’efficacia e la funzionalità degli uffici”. Questa mattina è stato, invece, sottoscritto definitivamente l’accordo sul Famp dopo il visto della ragioneria.
“Oggi all’Aran è andata in scena l’ennesima farsa a beneficio della propaganda e della demagogia. Malgrado le premesse, il Cobas/Codir si è, responsabilmente, presentato oggi all’appuntamento per cercare di definire l’accordo sulla mobilità secondo criteri certi e uguali per tutti”. La nota è del sindacato Cobas Codir. “Nonostante, però, una piccola limatura apportata alla vecchia ipotesi di accordo (non si parla più di assegnazione temporanea e c’è una precisazione relativamente a trasferimenti nominativi), il Cobas/Codir ha ritenuto che nella nuova stesura manchino ancora regole certe che possano garantire la trasparenza ed evitare abusi e clientelismi tanto cari alla politica siciliana. Anche nella bozza presentata oggi il titolo di studio che, per esempio, non assume alcuna rilevanza ai fini di carriera o ai fini di eventuali riscatti (vista l’enorme sperequazione del suo costo di riscatto tra comparto e dirigenza), verrebbe incredibilmente utilizzato come parametro “preferenziale” ai fine del trasferimento. Resterebbe, inoltre, la possibilità d’individuazione nominativa dei dipendenti da trasferire e resterebbero i 50 km di distanza (di sola andata) entro cui potere trasferire il personale senza tenere in alcun conto la specificità della Sicilia che ha un sistema di trasporto pubblico carente, con il trasporto ferroviario praticamente inesistente e viario messo in crisi da continui crolli, frane e dalla mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria. La nuova ipotesi di accordo, presentata oggi sembra, per certi versi, addirittura peggiorativa rispetto a quella precedente. Manca, infatti, la tutela per i colleghi destinatari della L. 104/92, per i genitori di figli di età inferiore a tre anni e per i malati affetti da patologie oncologiche conclamate! Manca, infine, quello che dovrebbe essere il principio fondante alla base della mobilità e della redistribuzione del personale: la rilevazione e la programmazione dei fabbisogni da parte di ciascun Dirigente Generale che renda razionali e non schizofrenici i trasferimenti. Alla luce di tutte le considerazioni sin qui esposte il Cobas/Codir ha ritenuto irricevibile questa ipotesi e ha evidenziato la necessità che la politica accantoni forzature che non servono al buon andamento dell’amministrazione ma solo alle esigenze del politico di turno. Auspichiamo, pertanto, che il governo regionale dia cittadinanza a un progetto di rifondazione della Regione in cui diritti e regole siano finalmente uguali per tutti e stiano alla base di un progetto di rilancio condivisibile. Sempre che l’assessore regionale non voglia assumersi da solo la responsabilità di portare avanti un progetto non condiviso dalle parti sociali e in cui la Regione farebbe passi indietro in tema di trasparenza, d’imparzialità e di legittimità nell’agire”.
“Si è persa una buona occasione, quella di siglare l’accordo e rendere la mobilità dei dipendenti regionali finalmente trasparente, equa, produttiva ma soprattutto conforme alla normativa nazionale. Le aperture da parte della Uil Fpl, per dare la possibilità alla Regione di superare tutte le ingessature e riorganizzare il settore, ci sono state ma a sorpresa l’assessore Pistorio ha voluto introdurre una clausola vessatoria e illogica che chiedeva di azzerare le norme contrattuali. Una richiesta chiaramente irricevibile che lascia alla politica la possibilità di agire, come al solito, senza controlli e in maniera inefficiente e clientelare”. Lo dice lo stesso segretario, Enzo Tango, che dopo l’incontro di oggi continua: “Abbiamo capito che l’obiettivo è quello di abrogare le relazioni sindacali e di annullare le fonti del diritto del lavoro. Non accetteremo queste condizioni né tantomeno che il caos della macchina burocratica regionale sia scaricato sulle organizzazioni sindacali, a cui oggi è stato negato di svolgere qualsiasi ruolo nei processi di mobilità. Il governo Crocetta che ha scelto di mettere da parte i sindacati non si potrà lamentare quando i lavoratori scenderanno in piazza a protestare per il rispetto delle leggi e dei contratti”.