CALTANISSETTA – Gli investigatori della Squadra mobile guidati da Marzia Giustolisi sono a caccia di un “video hard” che ritrarrebbe l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta. Un video “bufala” come l’ha definito Crocetta, un video che non esisterebbe, ma che gli investigatori stanno cercando nei computer e telefonini sequestrati dal momento dell’arresto di Montante.
L’AVVOCATO – Tra i supporti informatici che il consulente della Procura sta visionando, ci sono quelli sequestrati nello studio di Antonio Fiumefreddo, noto avvocato catanese, molto legato all’ex governatore siciliano. Fiumefreddo ha smentito categoricamente di essere in possesso del video, ma, soprattutto, ha ribadito la convinzione che non esista. Gli inquirenti non lo hanno iscritto sul registro degli indagati, ma come sono arrivati al blitz nel suo ufficio? Secondo alcune indiscrezioni, agli inquirenti sarebbe stato recapitato un sms inviato da un ex fedelissimo dell’avvocato catanese: “Il video ce l’ha Antonio”, sarebbe questo il tenore del messaggio. E “Antonio” sarebbe Fiumefreddo. L’avvocato non solo nega, ma dopo la perquisizione ha assicurato massima disponibilità per aiutare gli investigatori nelle indagini.
I CONTROLLI – Si tratta di controlli irripetibili che devo avvenire alla presenza dei legali dei proprietari dei supporti informatici sequestrati. Un’investigazione 2.0 che punta alla ricerca di elementi che possano suffragare le ipotesi investigative. Dossier, elenchi, contatti, chat whatsapp, ma anche possibili spazi gestiti da server, anche stranieri. Piattaforme che potrebbero contenere documenti riservati. In alcuni casi i supporti informatici possono essere clonati, ma ogni operazione deve avvenire in contraddittorio, è un momento importante dell’inchiesta, che consente l’anticipazione della formazione della prova prima dell’inizio del dibattimento.
LE INDAGINI – Le indagini cooordinate dal procuratore capo di Caltanissetta Amedeo Bertone proseguono nel massimo riserbo. Sono state confermate le misure cautelari anche a carico di Diego Di Simone Perricone e Giuseppe D’Agata, comandate provinciale dei carabinieri e capo centro della Dia di Palermo, appartenente all’Aisi che avrebbe fornito a Montante “informazioni di natura riservata acquisite attraverso le attività d’ufficio condotte anche quelle eseguite sul conto dello stesso Montante”. È tornato libero l’imprenditore Massimo Romano accusato di avere assicurato assunzioni ad esponenti delle forze dell’ordine e sono rimasti ai domiciliari Ettore Orfanello, comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e Marco de Angelis, sostituto commissario della polizia di Stato, per entrambi l’accusa è di associazione per delinquere: non hanno fatto istanza di Riesame. Antonello Montante invece è ancora in carcere: l’accusa di aver tentato di inquinare le prove, ha retto.