Monterosso, Cara di Mineo, Asp | Cantone: “Aperti molti fronti” - Live Sicilia

Monterosso, Cara di Mineo, Asp | Cantone: “Aperti molti fronti”

Il presidente dell’Autorità Anticorruzione in Commissione Antimafia: “Il segretario generale condannato? La responsabilità politica è di chi l’ha nominata. Dubbi sugli affidamenti di assistenza agli anziani nell’Isola: già informata la Procura. L’utilizzo dei patrimoni sottratti ai mafiosi? Una occasione persa. L’appalto sul centro accoglienza fu costruito su misura”. Nella foto un momento della conferenza stampa.

PALERMO – “Il segretario generale Monterosso condannato dalla Corte dei conti? Al di là del caso specifico, in vicende come queste la responsabilità politica è di chi nomina il dirigente”. Con queste parole il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, in audizione in Commissione antimafia, ha commentato la vicenda della condanna contabile per circa 1,3 milioni di euro per il capo della burocrazia regionale. Giunto a Palazzo dei Normanni attraverso la normale coda in portineria, Cantone ha concordato col presidente della Commissione Nello Musumeci che l’audizione si svolgesse alla presenza della stampa. E non sono mancati riferimenti alla realtà siciliana: dal caso del Cara di Mineo, alla Sanità, passando per i casi di Sicilia e Servizi e, appunto, della condanna contabile di Patrizia Monterosso.

“Io credo – ha spiegato Cantone riguardo alla vicenda del Segretario generale – che in tutti i sistemi debbano esistere dei meccanismi fondamentali, che dovrebbero funzionare sempre, anche sul piano della responsabilità politica. Cioè, se io nomino un dirigente – ha aggiunto – poi dovrei assumermi la responsabilità di quella nomina di fronte ai cittadini che mi hanno votato. Questo sistema della responsabilità politica da noi funziona molto poco. Ma non possiamo pensare di risolvere ogni cosa con norme penali o peggio ancora con norme amministrative. Per la scelta dei propri collaboratori dovrebbe valere il criterio almeno dal punto di vista generale della culpa in vigilando, ma anche della culpa in eligendo. Sono regole che valevano persino nell’antica Roma”.

Ma la prossima riforma della Pubblica amministrazione potrebbe sgombrare ogni dubbio: “L’attuale normativa – ha spiega Cantone – non prevede che la condanna della Corte dei conti comporti la decadenza di un burocrate. Ma la riforma della Pubblica amministrazione prevede una norma molto importante in questo senso, che riguarda proprio la riforma della dirigenza: persino la sentenza di condanna in primo grado della Corte dei conti non consente più a un soggetto di essere nominato dirigente. Se è già in carica all’entrata in vigore della riforma? Bisognerà capire quale sarà nel dettaglio la norma: potrebbe anche prevedere la decadenza”.

I beni confiscati

“Credo che la filosofia dell’ utilizzo dei beni confiscati sia essa stessa una strategia antimafia. Già di per sé l’utilizzo di quei beni – ha proseguito Cantone – è una strategia antimafia intelligente. Se lasciamo, infatti, decadere la villa sequestrata a un boss rischiamo di far passare il messaggio che la mafia porta ricchezza e lo Stato povertà. L’utilizzo di quei beni è invece il modo migliore per dimostrare che lo Stato fa meglio della mafia. Come presidente dell’Anticorruzione, – ha aggiunto – due giorni dopo il mio insediamento, ho chiesto al ministro della Giustizia il decreto sui compensi degli amministratori giudiziari, prima ancora che ci fosse l’inchiesta a Caltanissetta. Non bisogna dare l’impressione che laddove fanno affari la mafia e la camorra – ha concluso – anche pezzi dello Stato possano fare affari. Credo che ad oggi la gestione di quei beni sia stata una occasione persa”.

Rifiuti e appalti, flop del governo Crocetta

Ma i temi toccati da Cantone sono stati diversi. “Abbiamo aperti molti fronti – ha detto – che riguardano la Sicilia. Ci stiamo occupando di questioni che riguardano la sanità e il sistema dei rifiuti. Poco più di un mese fa abbiamo fatto un’audizione con l’assessore regionale all’Energia e il presidente dell’Anci Sicilia, adesso faremo una delibera, perché è evidente che quello è uno di sistemi di maggiore criticità nel sistema e non sempre vige il rispetto delle norme sugli appalti. Il sistema di proroga degli Ato sta finendo per creare qualche problema – ha aggiunto – Intendiamo pronunciarci su questo punto con un provvedimento che rivisiti l’intera situazione, che è così complessa che si fa fatica a capire da dove partire”.

Oltre alla proroga degli Ato, altra “bacchettata” al governo regionale arriva sulla legge sugli appalti: “Credo che questi interventi legislativi regionali in materia di appalti finiscano per creare complicazioni. La materia degli appalti è di competenza esclusiva dello Stato centrale. Siamo intervenuti con un parere – ha precisato Cantone – sul progetto di legge, il sistema messo in campo rischiava di avere un effetto non del tutto comprensivo. Abbiamo fatto delle verifiche specifiche – ha continuato – e rischiava di essere in contrasto con le regole della Ue. Come presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione – ha ribadito Cantone – credo che questi interventi legislativi finiscono per creare complicazioni”.

Asp e Cara di Mineo

Durissime poi le parole del presidente Anac sul Cara di Mineo. Secondo Cantone quell’appalto da circa 90 milioni di euro, finito nelle carte dell’inchiesta Mafia Capitale, “era stato fatto su misura per farlo vincere a un unico soggetto”. “L’Anac si è occupato in una prima fase del Cara Mineo in sede di redazione di un parere – ha spiegato Cantone – Il Consorzio Calatino era stato costituito ad hoc come stazione appaltante, con una logica intelligente che era quella di coinvolgere le realtà locali. Noi abbiamo ritenuto, ben prima di Mafia capitale, che quello era un appalto costruito su misura, caratterizzato dalla eterogeneità di richieste, che andavano da richieste fisiologiche tipiche dei Cara, con i pasti o reinserimento fino alla manutenzione, un appalto così come costruito di fatto per farlo vincere a un unico soggetto. Noi avevamo segnalato in tempo questa vicenda – aggiunge Cantone – il consorzio non ha ritenuto di revocare l’appalto. Anzi, ci ha chiesto di cambiare parere. Alla fine, l’appalto era ancora in corso quando è avvenuta la seconda parte di arresti Mafia Capitale”.

Ma un nuovo scandalo potrebbe presto investire le Aziende sanitarie dell’Isola: “Gli affidamenti delle Asp siciliane per l’assistenza domiciliare integrata agli anziani disabili – ha rivelato Cantone – sono stati oggetto di un’attività di indagine da parte dell’ Autorità nazionale anticorruzione. Si tratta di un’attività in via di conclusione. In sei casi su nove le Asp avrebbero utilizzato criteri che in qualche modo sono stati considerati discutibili. Abbiamo segnalato la stranezza agli uffici giudiziari competenti e all’assessorato regionale alla Sanità” ha concluso Cantone. Sembra che gli affidamenti abbiano privilegiato, in modo quasi esclusivo, sempre la stessa cooperativa. Il nuovo scandalo è già all’orizzonte.


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