Mortalità infantile, i dati choc | In Sicilia il doppio della Lombardia - Live Sicilia

Mortalità infantile, i dati choc | In Sicilia il doppio della Lombardia

Dai tagli alle strutture, al caso dei Pronto soccorso. E sempre presente, l'ombra della corruzione. Parlano gli addetti ai lavori.

Sanità malata
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CATANIA – Un neonato che viene alla luce in Sicilia ha quasi il doppio delle possibilità, rispetto alla Lombardia, di morire. Il dato, choc, è stato svelato da un luminare della ginecologia, Giuseppe Ettore, primario dell’ospedale “Garibaldi” di Catania, all’interno dello speciale sulla Sanità pubblicata dal mensile “S”, da pochi giorni in edicola. “Il tasso di Mortalità infantile – spiega il ginecologo Ettore – è pari a 4,14 numero di decessi per mille nati vivi in Sicilia e 2,48 in Lombardia; il tasso di mortalità neonatale entro il primo mese di vita è pari a 1,98 numero di decessi per mille nati vivi in Sicilia, mentre in Lombardia è pari a 1,06”. Le cause, secondo il medico, sono da ricercare nel fallimento del sistema di gestione delle emergenze, in particolare quelle neonatali, che ha visto, con la gestione di Rosario Crocetta, il suo massimo punto critico. 

Tagli e logiche clientelari

Nello speciale sono poi affrontati altri temi critici della Sanità siciliana. E’ il caso dei tagli degli ospedali periferici che non sono sarebbero stati compensati dalla creazione di una rete di gestione delle criticità, che in alcuni casi è ostacolata anche dai problemi logistici e infrastrutturali. “Fino ad oggi – continua Ettore – nonostante avessimo a disposizione le professionalità, le competenze e un ricco patrimonio di informazioni sanitarie sufficienti per fare le scelte giuste e migliorare il sistema, sono state preferite logiche locali, contingenti e clientelari che purtroppo hanno spesso ignorato le evidenze disponibili e palesemente ostacolato il percorso di crescita, rimasto solo nelle intenzioni, determinando una inefficienza ed inefficacia complessiva del sistema”.

L’emergenza delle emergenze

Altro tema delicatissimo, quello della gestione delle emergenze. Secondo Diego Piazza, presidente dei Chirurghi ospedalieri italiani, la rete emergenziale “risente di un sovraffollamento dei Pronto Soccorso, soprattutto in coincidenza con picchi epidemici e nelle ore notturne. La soluzione sarebbe facile da ottenere, basterebbe che le guardie mediche fossero messe in sicurezza, all’interno dei pronto soccorso e dei presidi di prima emergenza e che, con il supporto della medicina di base, fossero dedicati ai codici bianchi. Le guardie mediche così strutturate non svolgono una funzione adeguata poiché sprovviste di ogni minimo standard per diagnosi e cura”.

Medici e blocco del turn-over

Altro problema è quello della formazione di giovani professionisti che difficilmente lavoreranno in Sicilia. “L’ombra maggiore – aggiunge Piazza – è rappresentata dal salto, in molte discipline, di un’ intera generazione professionale, per cui sarà di cile reperire già oggi professionisti formati. Le cause di questo gravissimo default sono fondamentalmente da ricercare nel blocco del turn-over e nella scarsa programmazione e formazione post-laurea che le Università siciliane mediamente forniscono. La mancata correzione di questa anomalia programmatica causerà un progressivo ed irreversibile inaridimento della sanità siciliana”.

L’ombra della corruzione

Intanto, la Sanità siciliana continua a “pesare” sul bilancio occupandone la metà delle risorse. E insieme ai miliardi che girano attorno agli appalti e alle forniture in Sanità, ecco anche l’ombra dell’illegalità. l’Autorità nazionale anticorruzione annuncia ispezioni a sorpresa nelle strutture siciliane. Ida Nicotra, consigliere nazionale dell’Anac spiega che “il Nucleo operativo di Coordinamento, nato da un accordo tra Anac, Ministero della Salute e Agenas, è chiamato ad effettuare una serie di verifiche congiunte che si avvalgono anche della collaborazione del Nas e della Guardia di Finanza. Le ispezioni, che saranno effettuate anche presso strutture sanitarie siciliane rispondono alla finalità di misurare in concreto la corretta applicazione da parte degli enti del SSN delle raccomandazioni in tema di prevenzione della corruzione contenuti nel Piano Nazionale Anticorruzione”.


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