Morte di Zamparini, l'uomo dei sogni e la tragedia del figlio - Live Sicilia

Morte di Zamparini, l’uomo dei sogni e la tragedia del figlio

Se ne va, Maurizio Zamparini, 80 anni, pochi mesi dopo aver sepolto Armandino, che di anni ne aveva 23

PALERMO – L’uomo dei sogni se n’è andato dopo avere sperimentato l’incubo più atroce di ogni essere umano: perdere un figlio. Se ne va, Maurizio Zamparini, ottant’anni, pochi mesi dopo avere seppellito Armandino, che di anni ne aveva ventitré. C’è un pensiero bello, in questo lutto, il rosa nel nero del distacco, suggerito dalla speranza. Un pensiero riassunto dalla strofa di una canzone infinita: “Un padre e un figlio con un solo abbraccio squarciano il tempo, vanno oltre lo spazio”. Siamo tutti figli e padri di qualcuno o di qualcosa, anche se, talvolta, tendiamo a dimenticarlo.

L’uomo dei sogni era amatissimo a Palermo. Nonostante i rovesci, nonostante le colpe, nonostante i tracolli, nonostante tutto. Perché aveva preso una città sportivamente – e non solo – derelitta e l’aveva portata lassù, dove le aquile da tempo non osavano. A dare del tu ai Signori del Calcio, con la sfrontatezza dei neofiti e di chi vuole scalare una montagna proibita. Ognuno ha un particolare ricordo personale, in questo momento: ecco il mio. Inter-Palermo, con Marco, dopo avere attraversato l’Italia in macchina.

Per un drammatico errore ci ritroviamo nella curva nerazzurra. Accordo a fior di bulbo oculare: se segna il Palermo, zitti, altrimenti ci massacrano. Ma poi segna l’Inter e pare che i ragazzi di Mancini debbano buttare giù la porta dell’indomito Guardalben. Ma poi ancora, Zauli inventa un dribbling con assist in tre centimetri di campo. Luca Toni pareggia. E Marco si alza gridando: ‘Goooool’, prima del nostro abbraccio. Non successe niente di male. Al cosiddetto triplice fischio molti palermitani in incognito si manifestarono e consumarono con noi un carbonaro rito della felicità. L’indomani piazza Duomo sembrava piazza Politeama, con tanto di cannoli offerti a tutti.

Ricordi e un grande dolore. La morte del figlio Armando, ‘Armandino’, nel vezzeggiativo affettuoso, agli inizi di ottobre. Uno squarcio immenso oltre tempo e spazio. Maurizio aveva ribattuto al destino con la solita postura coraggiosa che non era diventata tracotante, perché non sarebbe stato possibile. Aveva usato parole sobrie e misurate, con il peso delle lacrime: “Armandino è morto proprio il giorno prima che iniziasse a lavorare in una grande azienda, qui a Londra. Gli avevo mandato un messaggio giovedì, il giorno prima: ‘In bocca al lupo!’ Ma non ho mai ricevuto risposta. Perché Armandino l’altro ieri è morto. È una tragedia infinita”. E, accanto, la tremenda mutilazione di mamma Laura. E’ stata proprio la signora Laura Giordani, la moglie, a dare l’annuncio ufficiale: “Si è spento questa notte a Villa Maria Cecilia, a Cotignola (Ravenna), dopo una breve malattia, il presidente Maurizio Zamparini”. Poche parole e un sottotesto che lascia intravvedere la profondità di un legame.

L’uomo dei sogni rosanero se n’è andato. Ed è per questi sogni mai sognati per molte generazioni che i palermitani ameranno per sempre il Presidente, anche nella rabbia, anche nel disamore che è la didascalia di un amore che, a torto o a ragione, si è sentito tradito. Maurizio Zamparini esce dal campo pochi mesi dopo il suo Armandino. Un padre e un figlio in un solo abbraccio.


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