Morte Simone D'Arrigo a Belpasso, inchiesta per omicidio colposo - Live Sicilia

La morte di Simone a Belpasso, inchiesta per omicidio colposo

La decisione della procura di Catania: "Atto dovuto per eseguire gli accertamenti"

CATANIA – Omicidio colposo: è il reato ipotizzato dalla Procura di Catania per la morte di Simone D’Arrigo, avvenuta la notte di sabato 8 marzo nell’ospedale San Marco di Catania, dopo che il 16enne è caduto da un lucernario del parcheggio esterno del centro commerciale Etnapolis.

L’indagine sulla morte di Simone D’Arrigo

L’apertura del fascicolo, si apprende dall’agenzia Ansa, è un atto dovuto per eseguire gli accertamenti e verificare, tra l’altro, eventuali violazioni nel rispetto delle norme di sicurezza. L’ipotesi privilegiata nella dinamica è quello dell’incidente.

La Procura, che ha delegato le indagini ai carabinieri della compagnia di Paternò, non ha ritenuto necessario disporre l’autopsia e ha concesso il nulla osta per la restituzione del corpo alla famiglia.

La testimonianza

Secondo quanto raccontato all’agenzia Ansa da un testimone, un ragazzo di 16 anni che stava trascorrendo il sabato nel centro commerciale Etnapolis, Simone D’Arrigo avrebbe iniziato a saltare, forse per gioco, sulla cupola del lucernario del parcheggio esterno di Etnapolis, sul tetto del centro commerciale.

A quel punto il lucernario si sarebbe rotto e lui sarebbe “caduto in mezzo alla scala a chiocciola sottostante”, interna all’edificio. “C’erano molte chiazze di sangue, è stata una brutta scena da vedere”, riferisce il testimone.

“Lo conoscevo, anche se non eravamo proprio amici”, spiega. Nei momenti successivi alla caduta, insieme ai soccorsi sarebbero arrivati anche i parenti del ragazzo. “I suoi amici stavano ai piedi della scala a chiocciola, piangevano – racconta all’Ansa il giovane testimone – nel piazzale, più in là, c’era lo zio che urlava ai carabinieri, chiedeva di vederlo, voleva sapere se qualcuno lo avesse spinto, cose del genere, perché ancora non si era capito bene cosa fosse successo. I genitori e la famiglia stavano davanti al fast food, più giù: anche loro urlavano, mi hanno detto”.

Il cordoglio per la morte del giovane ha coinvolto tutta la comunità di Motta Sant’Anastasia, dove viveva.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI