Addio piccolo Gianluca| Sì all'espianto degli organi - Live Sicilia

Addio piccolo Gianluca| Sì all’espianto degli organi

E' morto, dopo una notte di speranza, il bambino ferito dal padre e operato all’Ospedale Civico di Palermo. I medici ne hanno dichiarato la morte cerebrale. La madre ha dato il consenso all'espianto degli organi.

la tragedia di misilmeri
di
3 min di lettura

PALERMO – E’ morto il bambino di sette anni ferito dal padre poliziotto (che poi si è ucciso) e operato ieri all’Ospedale Civico. Stamane i medici ne avevano dichiarato la morte cerebrale. Come prevedono la legge e la prassi medica, dopo questa diagnosi, il periodo di osservazione stabilito nei confronti del paziente è di sei ore per i bambini, come è successo in questo caso, e di dodici per gli adulti. Trascorse queste ultime, la madre ha dato il consenso per la donazione degli organi del piccolo Gianluca. Una decisione maturata dopo i colloqui di queste ore con i medici e gli operatori sanitari dell’Unità operativa di Seconda Rianimazione, diretta da Romano Tetamo. Il prelievo inizierà nel pomeriggio. Le varie fasi che porteranno al trapianto degli organi saranno coordinate dal Crt, il Centro Regionale Trapianti.

Quella pallottola calibro nove che ha trafitto la fronte del piccolo Gianluca, partita dalla pistola d’ordinanza del padre, Ivan Irrera, 38 anni, l’ha raggiunto senza lasciargli scampo: se il bambino si fosse risvegliato in queste ore “Avrebbe riportato gravi danni neurologici”, come hanno spiegato i medici dell’ospedale Civico, dove Gianluca è stato ricoverato in Seconda rianimazione.

Il bollettino medico di ieri pomeriggio aveva già descritto un quadro clinico complesso, le sue conidizoni erano state definite sin da subito “disperate” per le gravissime lesioni cerebrali. Anche il delicato intervento chirurgico al quale il piccolo era stato sottoposto una volta arrivato in ospedale, non era riuscito a fare essere i medici ottimisti. Erano stati rimossi alcuni frammenti ossei dalla teca cranica – come ha spiegato ieri pomeriggio Amerigo Stabile, capo del dipartimento di Emergenza-Urgenza del Civico – e poi è stata ricostruita la dura madre”. L’operazione chirurgica aveva confermato l’assenza del proiettile calibro nove sparato dalla pistola d’ordinanza di Ivan Irrera, che ha trapassato la testa del bimbo fuoriuscendo poi del tutto.

Da allora sono trascorse ventiquattro ore. Ventiquattro ore di agonia, in cui le speranze si sono affievolite sempre più: il piccolo è stato trovato sanguinante sul letto, il padre si trovava a terra, senza vita. L’aveva colpito a distanza ravvicinata. Un tragedia che ha sconvolto coloro che conoscevano il poliziotto della Squadra mobile, il terzo a suicidarsi negli ultimi quattro anni tra quelli delle sezioni speciali di piazza Vittoria.

Davanti al piazzale dell’ospedale Civico parenti e amici della famiglia sono in lacrime. Nessuno riesce a credere a quello che è successo. Gli amici cercano di stare vicino alla sorella di Gianluca, entrata insieme alla madre nel reparto di Seconda rianimazione dove i medici, stamattina, hanno dato loro la terribile notizia. Fratello e sorella frequentavano due scuole vicino all’abitazione che tempo fa il poliziotto aveva dovuto vendere in seguito ad alcuni debiti. Nel frattempo, chi non può materialmente essere al fianco della ragazzina e della sua mamma, inonda con messaggi d’affetto e vicinanza la sua bacheca di Facebook: gli amici le danno forza e coraggio, manifestano il proprio dolore per il padre e il fratellino, che molti amici della figlia maggiore di Irrera, conoscevano.

Tra i messaggi,Resta sempre forte, sei la migliore. Hai tutto il mio appoggio.Ti voglio bene, adesso loro ti proteggeranno da lassù e ti vorranno sempre bene come hanno fatto sulla terra. Loro saranno sempre accanto a te. E ricordati sempre resta forte”. “Ora tuo papà e tuo fratello saranno i tuoi angeli custodi. Ti guarderanno da lassù e veglieranno sempre su di te. Non dico che queste cose passano, perché rimangono sempre impresse ma che col tempo si diventa più forti”.

LiveSicilia pubblica la foto del padre e del bambino perché, purtroppo, anche il piccolo è morto. Il dovere di cronaca, nel rispetto della Carta di Treviso  – che prevede la tutela di un minore vittima di un reato fino a quando è in vita – e delle norme che regolano la privacy, ci impone e ci permette di raccontare tutto e di scrivere quel nome, per rendere un servizio pieno ai nostri lettori. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI