Myrmex, di nuovo lotta |Dalle istituzioni tutto tace - Live Sicilia

Myrmex, di nuovo lotta |Dalle istituzioni tutto tace

Una nuova protesta dei ricercatori della Myrmex quest’oggi organizzata da Cgil, Filctem, Uil e Cisal di fronte al Palazzo Esa. “Siamo di fronte al nulla di fatto e all’indifferenza della città”. Da febbraio si ferma la cassa integrazione.

CATANIA – Non smettono di lottare i ricercatori della Myrmex. Non possono e non vogliono permettere che si cali il sipario su una vicenda su cui serve ancora fare chiarezza. Quest’oggi sono tornati a protestare assieme ai rappresentanti dei sindacati Cgil, Filctem, Uil e Cisal di Catania di fronte il Palazzo Esa per rivendicare quello di cui sono stati privati: il posto di lavoro. Salvo cambiamenti, la vicenda ora sembra scivolare dritta al suo epilogo nell’indifferenza delle istituzioni che al di là delle frasi di circostanza continuano a mostrarsi sorde al grido di aiuto lanciato dai dipendenti. Lo scorso 29 settembre il faccia a faccia tra azienda, Regione Sicilia, Comune di Catania e sindacati si è chiuso con un nulla di fatto. Da febbraio 2016 se nulla dovesse smuoversi non potranno più contare sulla cassa integrazione. 

“Se si non dovesse trovare alcuna soluzione – ha dichiarato la segretaria confederale, Margherita Patti – già dai primi mesi del 2016 saremo licenziati, e sappiamo che le procedure di mobilità iniziano già 75 giorni prima. Quindi il licenziamento è alle porte praticamente. Attendiamo ancora di essere convocati sia dalla Regione e dal Ministero. Non abbiamo più saputo nulla circa possibili acquisitori di cui si parlava. Il Ministero dal canto suo, ci aveva detto che i lavoratori sarebbero stati collocati altrove, ma anche lì sono rimaste solo parole”.

Ma coinvolta fino al collo nella vicenda rimane la Regione da cui si attendono ancora chiarimenti in merito alla delibera del 5 agosto 2011 secondo cui avrebbe dovuto rivalersi sul Centro in caso d’inadempimento. Tuttavia, l’atto di giunta, approvato all’epoca del governo di Raffaele Lombardo, è rimasto carta straccia. La delibera inoltre faceva riferimento ad un accordo di programma finalizzato a finanziare tramite risorse europee il progetto, ma in realtà l’ accordo non sarebbe mai decollato e tutto si sarebbe consumato solo in un rimpallo di responsabilità. “Ricordiamo – prosegue Patti – che la Regione continua a non farsi carico della delibera di giunta di cui è titolare. Ci avvarremo dei pareri delle nostre avvocature affinché i giudici si esprimano in merito alla legittimità o meno di quella delibera”.

L’unica novità sarebbe ora la disponibilità del Ministero delle Attività produttive ad attivare un eventuale “tavolo tecnico” nazionale per la vertenza e un coordinamento di verifica e contrattazione per l’eventuale compravendita dell’azienda, anche a tutela della conservazione dei posti di lavoro. Ma i lavoratori non nascondono il timore che si tratti solo dell’ennesimo annuncio di facciata. Al momento, infatti, non esisterebbero imprenditori di respiro internazionale ufficialmente interessati all’acquisto e al rilancio di Myrmex, ma solo nuovi potenziali acquirenti che avrebbero solo già visitato il sito. Un centro di ricerca ormai divenuto il fantasma di se stesso. 

Ma la protesta dei lavoratori e sindacati di oggi mirava a chiedere ai funzionari dell’Esa di essere ricevuti della Regione per conoscere quali siano le soluzioni concrete per la soluzione della vertenza. Ma nessuno li ha accolti. “La Regione – dice – continua a non rispettare accordi e incontri. L’Esa è un fantasma della Regione, continuiamo a non ricevere riscontri da parte di nessuno. Dall’altro lato abbiamo una città che guarda con l’indifferenza alla questione. La cosa più spiacevole è che l’intera vertenza duri ormai quasi da cinque anni, ma mai nessuno ha voluto davvero prendere in mano la situazione per individuare soluzioni o quanto meno responsabili”. La protesta di oggi, – annunciano – in realtà e solo l’inizio di una fitto calendario. “E’ solo la prima di una nuova stagione di lotta e confronto con le istituzioni perché non ci fermeremo fino a quando avremo delle risposte” – conclude Margherita Patti.


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