Naufragio al largo della Libia| Arrestati cinque presunti scafisti - Live Sicilia

Naufragio al largo della Libia| Arrestati cinque presunti scafisti

Ad accogliere i migranti al porto di Palermo la task force messa in campo dalla prefettura: l'Asp, i volontari della Croce Rossa, gli uomini del 118, polizia, carabinieri e guardia di finanza e i volontari della Caritas.

IMMIGRAZIONE
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PALERMO – La nave della marina militare irlandese Le Niamh con a bordo 367 migranti, di cui 24 donne, 13 minori e 25 salme vittime dello scorso naufragio a largo della Libia è approdata nel porto di Palermo. Le persone salvate dai soccorritori sono in tutto 373. Sei migranti sono stati trasportati in elisoccorso in alcuni ospedali. Il barcone su cui viaggiavano si è capovolto all’arrivo dei soccorsi, probabilmente perché i migranti si sono spostati tutti verso le barche che li stavano soccorrendo.

La squadra mobile di Palermo ha fermato cinque presunti scafisti che erano sbarcati dalla nave militare irlandese. Sono libici e algerini. Sono gli uomini dell’equipaggio del peschereccio dove erano stipati oltre 500 migranti che sono finiti in mare al largo della Libia. La Procura di Palermo sul naufragio ha aperto un’inchiesta. Molti dei migranti, come hanno raccontato i sopravvissuti ai mediatori culturali presenti al porto, erano nella stiva: per molti di loro non ci sarebbe stato scampo. Tra le 25 vittime ci sarebbero 3 bambini.

Ai cinque presunti scafisti arrestati a Palermo vengono contestate anche forme di violenza, che variavano a seconda delle etnie delle vittime, talvolta marchiate con i coltelli o picchiati con le cinture. Secondo alcune testimonianze raccolte dalla polizia, i criminali avrebbero rivestito ciascuno un ruolo ben preciso: uno comandava l’imbarcazione, con l’ausilio di altri due; gli altri si occupavano di controllare i migranti, impedendo loro, con la violenza, di muoversi.

Gli arrestati, Ali Rouibah, 24 anni, e Imad Busadia, di 23, Suud Mujassabi, 21 anni, Abdullah Assnusi, di 24 e Shauki Esshaush, di 21, sono accusati di omicidio plurimo per aver provocato la morte accertata di 26 migranti e quella presunta di circa 200 persone che mancherebbero all’appello (sul barcone erano in 650, secondo i testimoni). Dopo circa tre ore di viaggio, hanno raccontato i sopravvissuti, è cominciata a entrare acqua nella stiva, ove erano stati sistemati gli africani, che secondo i trafficanti potevano stare chiusi nella stiva anche per 3 giorni, visto che avevano pagato la metà del prezzo per la traversata.

Non appena la stiva si è allagata uomini, donne e bambini hanno cercato una via di fuga; ma i cinque avrebbero chiuso la via d’uscita, facendoli morire. Alcuni migranti hanno riferito che gli scafisti avrebbero marchiato con i coltelli la testa di coloro che non obbedivano agli ordini, specie quelli di etnia africana; gli arabi, invece, sarebbero stati picchiati con cinture e gli uomini sposati con calci e pugni. Il costo del viaggio, dicono i sopravvissuti, va da 1.200 a 1.800 dollari a persona. Per avere un giubbotto di salvataggio si pagherebbe una cifra supplementare che varia da 35 a 70 dinari libici, cioè da 25 a 50 euro circa.

Ad accogliere i superstiti la task force messa in campo dalla prefettura del capoluogo. Ci sono i sanitari dell’Asp, i volontari della Croce Rossa, gli uomini del 118, polizia, carabinieri e guardia di finanza e i volontari della Caritas.

La scorsa settimana al molo Puntone erano arrivati più di 529 migranti a bordo della nave di Medici Senza Frontiere “Bourbon Argos”, salvati davanti alle coste libiche. Nell’imbarcazione c’erano anche cinque salme.


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