Nella tarantella di maggioranza | irrompe la strana coppia - Live Sicilia

Nella tarantella di maggioranza | irrompe la strana coppia

Perché il governatore ha deciso di abbracciare il partito che ai suoi occhi era quello di "Mafia Capitale"? E perché Ncd ha deciso di sostenere l'azione di un presidente che considerava incapace di governare? La risposta forse va cercata lontano dalla Sicilia.

 

Crocetta e Alfano
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PALERMO – Hanno rispolverato i vecchi (e anche i più recenti) arnesi del politichese. Raccolti attorno alla logora fornula del “patto per le riforme”. Ma cosa si nasconde dietro questa intesa che in tanti, fino a poche settimane fa, avrebbero considerato impossibile, improponibile? Cosa ha spinto il Nuovo centrodestra ad assicurare un appoggio (e quindi il voto in Aula) ai disegni di legge di quel governatore che fino a due giorni fa considerava un disastro, una iattura? E cosa ha spinto Rosario Crocetta ad abbracciare, nel seno ampio e multicolore della sua maggioranza, persino il partito che ai suoi occhi, fino a pochissimo tempo fa, era quello di “Mafia Capitale?”.

La risposta, probabilmente, va cercata ben lontana dalla sala “Ustica” dell’Hotel delle Palme di Palermo, dove i leader siciliani di Pd, Udc e Ncd sancivano, quel “patto” destinato alle riforme, al bene della Sicilia e dei siciliani, mentre nella hall dell’albergo suonavano in un melodico loop le note di Elton John. La risposta va cercata oltre quelle sale. Va cercata altrove. Nello spazio e nel tempo.

Lontano dall’Isola e distante da questo metà settembre che annuncia già il solito, ripetitivo, atteso e puntuale rimpasto di governo. Improvvisamente, infatti, Angelino Alfano (e pure il Pd, e questo sarebbe un fatto scontato se solo in questi due anni non avessimo assistito a una teoria di accuse tra partito e governatore) ha bisogno che Crocetta resti in sella. Fino alla fine. Fino a quel 2017 che segna la data di scadenza di una legislatura finora confusa e sostanzialmente infruttuosa.

L’interesse di Rosario Crocetta a questa intesa è fin troppo evidente: restare in piedi. Puntellare la sua maggioranza. Anche a costo di ripensarci sui moderati di centrodestra: “Cosa diremo ai nostri elettori?” disse pochi mesi fa. Poco importa, oggi. Anche perché la scelta di sposare il progetto di questo asse che replica quello romano potrà tornare utile allo stesso Crocetta in vista della sua uscita di scena da Palazzo d’Orleans.

Qual è invece l’interesse di Angelino Alfano? Al di là dei paroloni sul senso di responsabilità e sulle “cose da fare” (da fare improvvisamente insieme a un governatore considerato fino a due giorni prima “incapace di fare”), c’è probabilmente dell’altro. L’intesa di oggi nasce a Roma. Ed è frutto anche del lavoro costante del segretario regionale del Pd Fausto Raciti. Un’operazione che è stata probabilmente “consigliata” direttamente dal partito nazionale. Renzi ha chiesto, insomma, anche tramite il Pd regionale. E il ministro dell’Interno insieme al suo partito, si è messo al servizio di una operazione evidente: quella di provare a “temporeggiare” e neutralizzare l’ascesa del Movimento cinque stelle. Che oggi, se si andasse al voto, anche “grazie” ai risultati (scarsi) del governo e il ricorso (abbondante) al trasformismo dentro la maggioranza, sarebbe probabilmente in grado di eleggere il nuovo governatore. E in un certo senso, questa intenzione si può leggere nelle parole del sottosegretario Giuseppe Castiglione: “Oggi, – ha detto – probabilmente, l’area della protesta è più estesa dell’area della proposta. È verosimile pensare che, se si votasse adesso, quest’area della protesta possa avere la meglio. Noi invece proviamo a ‘fare le cose’ per la Sicilia. E c’è tanto da fare. Alla fine, i siciliani diranno se abbiamo fatto bene oppure no. Ma noi ci proviamo”.

E del resto, nel 2017 rischia di cambiare tutto. Non solo in Sicilia, ma anche ovviamente a Roma. Poco dopo le elezioni dell’Isola, però. Fatto non da poco. Le elezioni regionali siciliane diventano strategicamente di importanza vitale per il premier. Una eventuale sconfitta del Pd e una vittoria dei grillini, potrebbe fungere da “detonatore” a livello nazionale. Togliendo a Renzi la possibilità di centrare quel 40 per cento che, grazie all’Italicum, consegnerebbe governo e maggioranza. E costringerebbe il leader nazionale del Pd a cimentarsi in un pericolossissimo ballotaggio col candidato del Movimento cinque stelle.

D’altra parte, gli alfaniani – e non solo loro – dovranno pensare a come ricollocarsi in vista delle politiche. Una parte, infatti, aspira persino a essere “annessa” dal Pd. Mentre la maggior parte dovrebbe provarci con l’Area popolare, il soggetto nato dalla fusione con l’Udc. E che all’Ars ha già deciso di “confederarsi” in vista di una possibile unificazione dei gruppi. Un nuovo soggetto, a Sala d’Ercole, a sanare finalmente la contraddizione di un’area politica per metà dentro la giunta di Crocetta e per metà fuori a fare una opposizione non così convinta.

Ma la nascita vera di Area popolare in Sicilia, e l’intesa col Pd ha anche due obiettivi. Quello, cioè, di poter attrarre attorno a un polo moderato anche esponenti politici provenienti da esperienze diverse come i deputati pur sempre moderati del Cantiere popolare o dell’Mpa; e quello di depotenziare l’operazione portata avanti da Totò Cardinale e da qualche esponente di Sicilia democratica. L’assemblea prevista per il 25 settembre, alla presenza, filtrava da ambieti Pdr, di Guerini e Faraone che avrebbero “benedetto” il nuovo soggetto politico, non è così certa. Anzi. Dentro Sicilia democratica sarebbero in tanti i contrari a questa operazione. Oltre metà del gruppo parlamentare (Currenti, Lantieri e Coltraro) e i dirigenti del movimento Nuccio Cusumano e Giacomo Scala, insomma, non sarebbero così convinti di una fusione, né dell’idea di un rapporto “privilegiato” col Pdr. In questi giorni, anzi, alcuni esponenti di Sicilia democratica hanno incontrato Fausto Raciti, esponendo questa posizione frutto anche di una recente assemblea. E così, l’accordo di oggi sembra già sortire il primo effetto: il “nuovo centro” potrebbe presto crescere numericamente. I moderati di centrodestra (per quanto nuovo centrodestra), mettono le tende nel bel mezzo della “rivoluzione” di Crocetta. Pur di restare a galla. Tutti quanti.


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