“Di Nicola conosco il bravo ragazzo, con cui ho passeggiato fino a dieci giorni fa. Non conosco nè ho mai conosciuto il presunto boss”. Sono le parole di Gioacchino Sferrazza, presidente dell’Akragas, che ha voluto organizzare una conferenza stampa per scusarsi, pubblicamente, per quella sconveniente dedica al presunto boss. Gesto che lui definisce null’altro che “un’ingenuità”. Insieme alle scuse, arrivano anche le dimissioni di Sferrazza da presidente dell’Akragas. “Mi scuso con tutte le autorità giudiziarie e politiche, con la magistratura in genere, con i tifosi e con la gente comune per quanto accaduto domenica. Non volevo assolutamente fomentare ideali mafiosi, desideravo rivolgere un pensiero a un amico, a quello che io ho conosciuto come un bravo ragazzo e un affezionato tifoso della squadra. Come regalo d’addio ho voluto fare realizzare delle maglie, che indosseranno domani i miei giocatori, con scritto: l’Akragas non è con la mafia. Sono addolorato per quanto accaduto, lo sono anche per le sorti della squadra, con cui si stava facendo un buon lavoro. Lo sono per i miei figli che ieri, dopo il marasma, non sono neppure andati a scuola. Da parte mia non c’è alcuna offesa alla memoria dei giudici Livatino e Saetta, di cui è ricorso l’anniversario in questi giorni. Ho chiesto al prefetto, al questore e al procuratore un incontro chiarificatore, che spero mi sia accordato. Ribadisco, quanto accaduto domenica è stata solo un’ingenuità”.
L’ingenuità è costata cara a Sferrazza e a tutta la squadra, che adesso si trova al centro di un’inchiesta, aperta dalla procura di Agrigento, con in testa il procuratore Renato Di Natale. Oggi, proprio prima della conferenza stampa, Sferrazza è stato sentito in questura. A turno, interrogatorii anche per i giocatori dell’Akragas, stando a quanto trapela dalle fonti investigative, servirebbero per capire se, effettivamente, i ragazzi fossero tutti d’accordo con la scelta del presidente di dedicare la vittoria a Nicola Ribisi, recentemente arrestato con l’accusa di essere il nuovo boss della sempre temuta famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro.
In merito a indescrezioni, che vedrebbero la solidarietà di Sferrazza a Ribisi, legata a sponsorizzazioni alla squadra, l’ormai ex presidente smentisce: “Ribisi non era inserzionista dell’Akragas, lui non è titolare di alcuna attività commerciale”.
Resta fermo per l’Akragas il divieto, disposto dai giudici federali, di disputare incontri nello stadio Esseneto di Agrigento. A questo si aggiunge il rischio, paventato dallo stesso presidente della provincia, Eugenio D’Orsi, che alla società non arrivino pubblici finanziamenti.
Un particolare, questo, che lancia nello sconforto la tifoseria akragantina, il cui morale, già da inizio campionato, era alle stelle per via della buona forma fisica della squadra.
Con le dimissioni di Sferrazza si pensa già al successore, con la coscienza, da parte dei tifosi, che la scelta non sarà facile e che il futuro sportivo della squadra è in serio pericolo.