"Non c'è prova del reato" | L'assoluzione di Monterosso - Live Sicilia

“Non c’è prova del reato” | L’assoluzione di Monterosso

Da sinistra l'avvocato Nino Caleca, Patrizia Monterosso e l'avvocato Roberto Mangano

Depositate le motivazioni della sentenza nei confronti dell'ex segretario generale della Regione.

Gli extrabudget della Formazione
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PALERMO – Non c’è la prova che Anna Rosa Corsello si sia attivata per recuperare i soldi degli extrabudget su input di Patrizia Monterosso. È uno dei nodi centrali che hanno portato all’assoluzione dell’ex segretario generale della Regione siciliana. A ripercorrere la vicenda è il giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Molinari nella motivazione della sentenza.

Monterosso era imputata di peculato. La vicenda è legata ai finanziamenti oltre la soglia prevista dai piani regionali per la formazione professionale. Secondo l’accusa, che non ha retto, l’obiettivo del loro “disegno criminoso” era quello di “sottrarre il segretario generale al giudizio di condanna nel procedimento promosso dalla Corte dei Conti”. Un giudizio che si è concluso con una valanga di condanne ormai definitive per danno erariale.

Furono i magistrati contabili a girare le carte della finanza in Procura, puntando il dito contro la manovra delle compensazioni per recuperare le somme. Agli enti a cui erano arrivati più soldi del previsto non furono erogati i nuovi finanziamenti. “Monterosso non era l’unico soggetto ad essere citato innanzi alla Corte dei Conti – scrive il giudice Molinari – , diversi erano i soggetti che avevano interesse a recuperare le somme indebitamente erogate, sì da evitare una condanna per responsabilità erariale o da ottenere in appello la riforma della sentenza di condanna”.

L’unico elemento probatorio che avrebbe reso, secondo il giudice, Monterosso concorrente morale del peculato del dirigente Corsello era l’atto stragiudiziale con cui l’allora segretario chiedeva che venissero bloccati i finanziamenti. Secondo il Gup che l’ha assolta con formula piena, come richiesto dai legali della difesa, gli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano, “tale atto costituisce un ordinario strumento di difesa predisposto dal legale della dottoressa Monterosso”. Ed ancora: “Tale atto non ha avuto rilevanza casuale nella condotta di recupero posta in essere da Corsello, ciò in quanto la procedura del recupero si era già conclusa nel mese di aprile 2013 mediante lo strumento tecnico contabile dei ‘mandati verdi’ e quindi in un momento largamente antecedente a quello dell’invio della diffida (che è dell’ottobre successivo, ndr)”.

Per altro, e il giudice ricorda la tesi difensiva di Caleca e Mangano, anche l Consiglio di giustizia amministrativa stabilì che le compensazioni furono “legittime”. Da qui l’assoluzione per non avere commesso il fatto.


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