PALERMO – Patrizia Monterosso e Antonio Lo Presti sono stati citati in giudizio dalla Procura regionale della Corte dei conti per danno erariale. Alla prima viene chiesta la restituzione di 26 mila euro. Al secondo, poco più di 210 mila.
I pubblici ministeri contabili proseguono le indagini sugli incarichi aggiuntivi dei dirigenti regionali. I casi di Monterosso e Lo Presti non sono i primi e non saranno gli ultimi. L’ufficio del procuratore Gianluca Albo ha delegato gli accertamenti al Nucleo di polizia economico finanziaria della guarda di finanza di Palermo, guidato da Gianluca Angelini. Stessa cosa ha fatto la Procura ordinaria, perché sugli incarichi aggiuntivi c’è pure un’inchiesta penale.
La legge prevede nel caso dei dirigenti con incarico apicale il principio di omni comprensività del trattamento economico. Non si possono avere, dunque, ulteriori retribuzioni. Nel caso di funzioni non apicali gli enti pubblici presso i quali i dirigenti regionali svolgono l’incarico “aggiuntivo” devono versare il 100% del compenso nelle casse della Regione siciliana. Quest’ultima liquida il 50% al dirigente e versa la metà rimanente in un apposito fondo. Non devono esserci pagamenti diretti fra ente e dirigente.
Monterosso in passato è stata consigliere di amministrazione dell’Università Kore di Enna e contemporaneamente prima capo di gabinetto del presidente della Regione e poi segretario generale. L’attuale presidente della Fondazione Federico II era stata designata nel 2011 su richiesta dell’università e su indicazione dell’allora governatore Raffaele Lombardo per il consiglio dei garanti.
I finanzieri hanno chiesto chiarimenti. La Kore non ha spiegato il grado di coinvolgimento dell’amministrazione regionale rispetto all’incarico. Né ci sarebbe traccia di alcun atto con cui la Regione autorizzava Monterosso a ricoprirlo. Monterosso è stata in carica dal 2012 al 2015. Su richiesta della Procura contabile la Regione ha messo in mora Monterosso chiedendo di restituire i soldi. L’ex segretario generale non lo ha fatto contestando la legittimità della richiesta. Non ha, però, convinto i pm contabili, che prima l’hanno invitata a dedurre e ora l’hanno citata in giudizio.
Nel caso di Lo Presti sarebbe emerso un “insanabile conflitto di interessi” fra il suo incarico pubblico di dirigente regionale responsabile dell’Unità relazioni sindacali e contrattazione decentrata” e l’incarico di amministratore unico della Società Servizi riabilitativi Spa. Si tratta di una società che fino a qualche anno fa era partecipata dall’Asp di Messina che ha poi ceduto le quote. Lo Presti avrebbe omesso di comunicare alla Regione la privatizzazione della società. In questa maniera avrebbe continuato a percepire il doppio stipendio in violazione del principio secondo cui un “non può esercitare il commercio, l’industria, né alcuna professione o assumere impieghi alle dipendenze di privati”.