Don Fabrizio Moscato (NELLA FOTO), il segretario del cardinale Romeo, questa mattina è stato il primo a ricordare la figura di don Franco Galizia, scrivendo sulla sua bacheca di Facebook alcune frasi divenute oggi un vero e proprio leit motiv. “Il gesto suicida di don Franco ci interpella – ha scritto don Moscato -. Quanta solitudine e angoscia ci può essere dietro la forza e la generosità di un sacerdote così pieno di vita?”.
Don Moscato, qual è il suo ricordo di don Galizia?
“Il mio personale ricordo è legato alla figura di immensa generosità di don Franco. Una generosità che profondeva soprattutto nel rapporto con i tanti giovani che frequentavano il don Orione. Un affetto ricambiato dai ragazzi, testimoniato in questo momento di dolore dalla loro presenza e dalla loro vicinanza”.
Quando ha conosciuto don Galizia?
“L’ho conosciuto circa tre anni fa. Nel tempo abbiamo avuto modo di conversare e confrontarci tante volte. Non ricordo mai un ‘no’ da parte sua. E quando è stato costretto a dirmelo, l’ha fatto sempre a denti stretti”.
E’ strano sentire di un sacerdote suicida
“Non possiamo sindacare su ciò che passa per la mente di un uomo, nel momento in cui decide di compiere un gesto insano come questo. Inevitabilmente, il fatto che a compierlo sia stato chi è portatore della speranza di luce ci spinge ulteriormente ad interrogarci sui perchè. Ma forse non è neanche ciò che più conta ormai. Perchè non possiamo più accedere al cuore di don Franco per ricevere una risposta. L’unica cosa, adesso, è fare in modo che questo epilogo non ponga in secondo piano tutto quello che è stato il suo cammino terreno, e tutto il bene che ha fatto durante la sua esistenza”.
In che modo può essere lasciato solo un sacerdote circondato da una comunità così numerosa, e così amato dai fedeli?
“Don Franco non è stato lasciato solo. Le decine di messaggi lasciati sulla sua bacheca ne sono la prova. Evidentemente, ad un certo momento della sua vita, ha deciso di vivere la solitudine, rendendola un luogo inaccessibile al resto del mondo. Quasi come un consapevole esilio che lo ha allontanato dal resto della comunità”.
Don Moscato quindi ci invita a leggere i messaggi lasciati dai giovani in ricordo di don Galizia. Sono decine. E sono tutti bellissimi. Tra una preghiera e un “perchè”, pulsano in maniera aritmica, così come pulsa in maniera aritmica un cuore ferito. Ce n’è uno, scritto da Giusy, che in poche righe condensa l’amore, la speranza e lo sgomento: “Ancora non posso crederci, e mi interrogo sul fatto che molti sacerdoti vivono nella solitudine e nessuno si accorge dei loro disagi. Mi chieedo com’è possibile che nessuno di noi sia accorto di quello che stava vivendo don Franco. Circondato da tanta gente. Lui che accoglieva con un sorriso, che aveva una parola buona per tutti. La nostra preghiera lo accompagnerà ogni giorno… ma forse qualcosa si poteva fare prima!”