TROINA – Un esposto alla Procura di Enna è stato presentato dal nipote 53enne di una donna di 80 anni ospite dell’Oasi Maria Santissima di Troina perché da tempo non riceve notizie dell’anziana zia. Inoltre l’uomo, scrive nella denuncia in cui nomina suo legale l’avvocato Goffredo D’Antona del foro di Catania, di avere saputo che “una bottega di proprietà della zia viene utilizzata come sede di associazione o qualcosa di simile gestita da membri del direttivo dell’Oasi di Troina”.
Nell’esposto si ipotizzano i reati di omissione di atti d’ufficio, maltrattamenti, circonvenzione di incapaci e appropriazione indebita. L’uomo che afferma di “sconoscere le ragioni, le cause, i motivi o l’esistenza di provvedimenti giudiziari in forza dei quali mia zia risieda in tal luogo”, segnala che la donna gli avrebbe telefonato “lamentando maltrattamenti e manifestando il suo desiderio di andar via”. Stesso atteggiamento avrebbe riscontrato le poche volte che gli sarebbe stato consentito incontrarla da parte della familiare di altri ospiti della struttura. Per questo aveva mandato all’Oasi di Troina diffide ufficiali per ottenere dei chiarimenti, che, scrive nella denuncia, non sono arrivati. (ANSA).
*Aggiornamento ore 13.46
L’Irccs Oasi di Troina, con una nota, “smentisce tutte le illazioni riportate nel contenuto” dell’esposto presentato alla Procura di Enna dal familiare di una loro ospite annunciando di “avere dato mandato all’ufficio legale dell’Istituto, affinché possa intraprendere la necessaria azione a tutela della propria immagine e onorabilità”. “La qualità dell’assistenza e la comunicazione tra paziente e familiari e tra questi ultimi e la struttura sanitaria – si sottolinea nella nota – sono elementi fondanti e distintivi del nostro Istituto. L’Irccs Oasi ha sempre ritenuto strategico e fondamentale il rapporto diretto e trasparente con i propri pazienti, con i rispettivi familiari dal momento che la stragrande maggioranza di loro sono sempre assistiti da un accompagnatore, e con gli aventi diritto alle informazioni sanitarie, nel rispetto della normativa sulla privacy. L’Istituto – ribadisce l’Irccs – inoltre garantisce alle persone assistite e alle loro famiglie la presenza stabile di un’assistente sociale che, all’interno dell’équipe pluridisciplinare, collabora attivamente alla formulazione delle diagnosi ed alle relative indicazioni terapeutico-riabilitative. L’Irccs – conclude la nota – considera la persona quale essere sociale inserita in un preciso contesto socio-familiare. Leggere notizie del genere ci addolora e mortifica la qualificata attività clinica e assistenziale svolta dall’Istituto”.
(ANSA).