'Non vittima, ma aspirante pentito' | Arresti annullati: tornano liberi - Live Sicilia

‘Non vittima, ma aspirante pentito’ | Arresti annullati: tornano liberi

Il Palazzo di giustizia di Palermo

Erano finiti in carcere assieme a Pietro Formoso.

BLITZ ANTIMAFIA
di
3 min di lettura

PALERMO – Tornano liberi. La loro scarcerazione potrebbe avere un peso nell’inchiesta che nelle scorse settimane ha portato all’arresto di sei persone. A cominciare da Pietro Formoso, considerato il nuoco capo della famiglia mafiosa di Misilmeri. Gli scarcerati sono Francesco La Bua, Lorenzo D’Arpa, Pietro Morgano e Vincenzo Meli.

L'avvocato Tommaso De Lisi

A tutti viene contestata un’estorsione ai danni di un imprenditore, ma è arrivato l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Gli avvocati Tommaso De Lisi, Vincenzo Giambruno e Alessandro Martorana hanno scovato una richiesta da parte dell’imprenditore per ottenere lo status di collaboratore di giustizia. Non una semplice vittima, ma un aspirante pentito. Se così fosse sarebbero necessari riscontri esterni alle sue dichiarazioni per verificarne l’attendibilità. In ogni caso, secondo le difese, le dichiarazioni della presunta vittima oltre che inattendibili sarebbero state tardivamente sospette. Per comprendere quale sia stata la valutazione del Tribunale del Riesame si devono attendere le motivazioni. Nel frattempo sono tornati liberi.

Secondo l’accusa il gioielliere aveva saldato il debito, ma i boss pretendevano il pagamento di 100 mila euro. Il negoziante, pure lui finito nei guai per ricettazione, una volta fuori dal carcere, aveva deciso di aprire una gioielleria a Gibellina, nel Trapanese. Era il 2003 e “in quel contesto ho conosciuto Pietro Morgano che era rappresentante di gioielli, e che è stato nostro fornitore…”. Anche Morgano è stato arrestato con l’accusa di estorsione nel blitz di finanzieri e carabinieri.

Era una fornitura grossa: 100 mila euro in gioielli che che Morgano “deteneva presso la propria abitazione e di cui non mi è stata mai consegnata alcuna documentazione fiscale… voglio specificare che Morgano pretendeva da me 100.000 euro, cosa non vera in quanto io non avevo alcun debito nei suoi confronti e gli avevo pagato tutta la merce”.

Fino a quando non sarebbero iniziate le minacce: “… Pietro Morgano mi ha mandato delle persone, ovvero un certo Meli, che ha un autosalone in via Oreto Nuova di Palermo, assieme ad un certo Lorenzo D’Arpa, che in passato aveva un distributore di carburante in via Messina Marina, ora in uso ai cognati… sono venuti a cercarmi al supermercato di Altavilla Milicia, minacciandomi che si sarebbero portati tutta la merce che era nel supermercato se io non avessi pagato i 100.000,00 euro pretesi da Piero Morgano”.

Alla fine avrebbero trovato un accordo. La cifra scendeva a 50 mila euro, di cui una parte pagata con degli assegni. Della vicenda Pietro Formoso parlava con l’avvocato Alessandro Del Giudice: “… oltre i seimila euro ci sono centomila euro che questo ci deve dare… che gli abbiamo tagliato il conto a sessanta… s’immischiarono un po’ di boss e glielo abbiamo tagliato a sessanta…”.

Di soldi, però, neanche l’ombra tanto che Formoso scese personalmente in campo e incontrò il gioielliere. L’incarico di riscuotere i soldi sarebbe stato affidato a Paolo Dragna, pure lui in carcere. E Dragna si fece sotto: “… a me mi gonfia la minchia tutta questa situazione… se qualcuno vuole il morto io glielo do…perché vedi che io quando vengo da te… mi hanno autorizzato persone… io ammazzo… io sparo… io fucilate”.

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