Aldo Naro, il papà: "Condannato a morte"

“Nostro figlio Aldo condannato a morte, vogliamo la verità”

La vita stroncata di un giovane e brillante medico, durante una notte di ferocia. Le domande senza risposta.
IL DOLORE DI UNA FAMIGLIA
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“C’è attenzione su quello che è successo ad Aldo, ma non vogliamo che ci si focalizzi soltanto sugli anniversari. E’ importante parlarne sempre, seguire la vicenda continuamente. Ci hanno rubato un figlio, un ragazzo meraviglioso e, a sua sorella, hanno tolto un fratello amatissimo. La fede e la speranza di raggiungere la verità ci danno una forza incredibile, nonostante tutto”.

Rosario Naro, generale dei carabinieri a riposo, è la voce collettiva di una famiglia distrutta che è riuscita a mantenersi unita e a guardare avanti. E’ questo il miracolo realizzato dall’amore, nonostante una pena e un dolore indicibili. Con Rosario ci sono la moglie Anna Maria e la figlia Maria Chiara. E c’era Aldo, giovane medico, voluto bene da tutti, massacrato, in una notte di violenza bestiale, in discoteca, a Palermo, otto anni fa. La famiglia non ha mai creduto all’ipotesi della rissa finita nel peggiore dei modi. “Mio figlio è stato condannato a morte”, ripete suo padre. Al momento, dopo la condanna definitiva di Andrea Balsano, all’epoca dei fatti minorenne, è in corso il processo di primo grado per omicidio volontario. Gli imputati sono tre buttafuori della discoteca Goa, teatro di quella inenarrabile ferocia.

Generale, dunque, secondo voi, non fu una rissa sfociata in tragedia?
“Assolutamente no. La dinamica concreta è stata riferita da diversi testimoni. Parliamo di una condanna a morte, di una violenza esercitata contro una sola persona presente nel locale: il nostro povero figlio”.

Come arrivate a una simile conclusione?
“Riepiloghiamo le circostanze venute alla luce. Quella notte, intorno alle tre, c’è una concentrazione di gente che raggiunge il privè in cui si trovava Aldo. Una folla che travolge tutto e tutti e poi aggredisce mio figlio che viene colpito e subisce un primo pestaggio violentissimo, indirizzato, lo sottolineo, soltanto contro di lui, perché, evidentemente, è lui il bersaglio”.

Poi che succede?
“Aldo viene trascinato verso un’uscita, cade per terra, è inerme e viene colpito, ancora una volta, ripetutamente con estrema violenza. C’è una moltitudine di persone che prende mio figlio a calci e pugni, in tutte le parti del corpo, a cominciare dalla testa. Poi viene portato in giardino e per lunghissimi minuti nessuno può accedere a quell’area. Aldo verrà soccorso in ospedale ancora con un lumicino di vita e lì si spegnerà”.

Un corpo martoriato. Questo avete dovuto vedere.
“Il setto nasale fratturato, il collo rotto, la faccia devastata… Certamente non può essere stato un solo calcio a provocare un simile calvario: l’autopsia è fin troppo chiara”.

Ma perché qualcuno avrebbe dovuto condannare a morte, come dice lei, un giovane medico brillante e benvoluto?
“E’ proprio quello che vorremmo sapere noi. Sono otto anni che questa domanda ci tormenta e ci fa svegliare di soprassalto, nel cuore della notte. Chi può avere organizzato una cosa del genere contro un ragazzo impegnato nello studio e pacifico?”.

A questo punto della conversazione, si sente, nitida, una voce femminile in sottofondo. La mamma di Aldo partecipa, parla con il marito. Anna Maria e Rosario portano la croce insieme, con la figlia. Eppure, in tanti anni, hanno offerto una ammirevole testimonianza di tenacia e di equilibrio.

E’ fiducioso, generale? Lei crede che prima o poi saprete tutto?
“Sì, nutriamo fiducia nella giustizia e in questi giudici. C’è un processo in Corte d’assise. La verità è a portata di mano e finalmente, lo pensiamo io e mia moglie, non moriremo senza saperla. Una cosa mi pare certa”.

Cosa?
“Quel pestaggio è stato organizzato prima, in un giorno e in un momento diversi rispetto a quando si è verificato”.

Avete trascorso otto anni, chiedendo giustizia, senza arrendervi mai.
“Non possiamo arrenderci, non è una opzione contemplata. Nostro figlio sarebbe diventato un grande cardiologo, un medico che salva la vita delle persone. Pensi che lui disegnava cuori ovunque, da bambino, e aveva un cuore immenso. Io, mia moglie e mia figlia andiamo avanti per il nostro caro Aldo che ha subito il peggiore martirio possibile. Il suo sorriso è sempre qui con noi”. (rp)


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