Nuove assunzioni all'Ars | Stabilizzati 9 dipendenti - Live Sicilia

Nuove assunzioni all’Ars | Stabilizzati 9 dipendenti

Per sette di loro l'assunzione era stata già decisa a luglio. Ma era rimasta "congelata" per il ricorso di due esclusi, ai quali l'Avvocatura di Stato ha riconosciuto il diritto alla stabilizzazione. Ma i dipendenti storici protestano: le new entry mettono a rischio i loro posti di lavoro.

PALAZZO DEI NORMANNI
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PALERMO – L’Ars assume. O meglio, “stabilizza”. Una decisione del consiglio di Presidenza di Palazzo dei Normanni, infatti, ha esteso la stabilizzazione che aveva interessato sette dipendenti dei gruppi parlamentari dell’Assemblea. A quelli, infatti, se ne aggiungono altri due: si tratta di Antonio Lo Verde e Filomena Scavone. Il primo ha lavorato in questi anni nel gruppo del Cantiere popolare, la seconda in quello dell’Udc. I due, erano rimasti fuori dalla tornata di assunzioni decisa nella scorsa legislatura. Era il luglio del 2012 quando il Consiglio di presidenza allora guidato da Francesco Cascio, deliberava la stabilizzazione di sette componenti dei gruppi parlamentari. Si tratta di Bernarda Costantino e Francesco Riti per il Pdl; Antonello Ravetto Antinori, Daniela Collarà e Nicola Cirincione per il Pd; Agostino Fragapane e Giovanni Cacioppo per l’Mpa. Ma per questi, finora, l’assunzione non era arrivata, a causa del ricorso di alcuni degli esclusi. Che hanno deciso di avanzare un ricorso. Per questo motivo, l’Assemblea ha fermato tutto, in attesa di ricevere un parere dall’Avvocatura dello Stato. Un parere che ha sancito il diritto dei due ad essere assunti e ha permesso di ratificare le altre sette assunzioni, deliberate nell’estate scorsa. Una vicenda che potrebbe, però, aprire la porta dei gruppi a un’altra decina di persone. E i dipendenti “storici” dei gruppi già protestano: temono che i nuovi assunti, anche in vista della prossima riduzione del numero dei deputati, possano soppiantarli.

Il Consiglio di presidenza dell’Ars aveva posto alcuni paletti per l’assunzione a tempo indeterminato. In particolare, i requisiti per gli aspiranti stabilizzati erano la “sussistenza di contratti di lavoro dipendente o di collaborazione ininterrottamente dal 31 dicembre 2007 al 7 ottobre 2010”, e il “versamento dei contributi previdenziali entro il 31 dicembre 2010”.

Due di questi, decidono però di avanzare ricorso contro l’amministrazione dell’Ars per chiedere l’assunzione. Si tratta, come detto, di Lo Verde e Scavone. L’Ars decide di affidarsi all’Avvocatura di Stato per un parere sulla faccenda. E l’Avvocatura, di fatto, spiega all’Assemblea che i due vanno assunti, perché in possesso dei requisiti indicati dalla stessa amministrazione. Anzi, nel parere viene precisato che, in realtà, l’unico requisito da considerare legittimo ai fini della stabilizzazione è quello della continuità del rapporto di lavoro.

Ininfluente, invece, sarebbe quello del versamento degli oneri contributivi. “Tale requisito – si legge nel parere – lungi dal riferirsi ad un’attività propria del lavoratore, non rientra nella sfera di signoria del lavoratore stesso, sul quale finirebbero per ricadere tanto paradossalmente quanto irragionevolmente, le conseguenze pregiudizievoli di eventuali inadempienze datoriali”. Anzi, il requisito della continuità contributiva viene definito “irragionevole per un duplice ordine di motivi: da un lato, perché trasforma il lavoratore in un ‘capro espiatorio’ e perché risulta oggettivamente sproporzionato precludere la stabilizzazione anche in presenza di una mera ‘omissione retributiva’”.

Insomma, i due vanno assunti. Insieme agli altri sette. Così, sale a 85 il numero dei dipendenti dei gruppi parlamentari. Ma ai ricorsi di Lo Verde e Scavone potrebbero aggiungersi quelli di un’altra decina di persone. Lavoratori inizialmente esclusi dalla stabilizzazione in quei gruppi coinvolti, pochi mesi fa, in un’inchiesta sulle spese all’Ars.

Ma adesso, il rischio è che la “guerra” si possa consumare all’interno del Palazzo, tra “vecchi” e “nuovi” stabilizzati. Alcuni dipendenti storici, infatti, hanno inviato una lettera al presidente Ardizzone, nella quale parlano di “diritti calpestati”. “Il personale anziano, per anzianità di servizio e non anagrafica, come da ultimo decreto, – fanno sapere attraverso una nota – mortificati ancora una volta, hanno chiesto per iscritto al Presidente e ai componenti del Consiglio di Presidenza dell’Ars che si avvii un tavolo di concertazione che tenga conto delle differenze e garantisca il mantenimento del livello di professionalità conseguito in ragione anche dell’anzianità di servizio e delle funzioni svolte”. La paura degli “anziani” è facilmente spiegabile. Con le nuove stabilizzazioni e con le prossime che potrebbero ricalcare l’iter degli ultimi due assunti, il numero dei dipendenti dei gruppi supererebbe le novanta unità (alcuni di loro, nel frattempo, andranno in pensione). Mentre dalla prossima legislatura, i deputati saranno ridotti a settanta. Insomma, il rapporto dipendenti-deputati si invertirebbe. E porterebbe inevitabilmente al taglio di alcuni posti di lavoro. E i primi a “farne” le spese potrebbero essere proprio gli anziani. Più costosi per il gruppo, a causa degli scatti di anzianità.

“Con la decisione di oggi – precisa però il deputato questore Paolo Ruggirello – abbiamo messo un punto a questo elenco, non ci sarà spazio per ulteriori ingressi”. Il Consiglio ha stabilito di istituire un tavolo tecnico “con l’obiettivo – spiega Ruggirello – di fare uno screening approfondito di questo personale e come viene utilizzato. Dobbiamo sapere, per ognuno di loro, in quali gruppi lavorano, con quali orari – aggiunge il deputato-questore – Non può accadere che qualcuno rimanga a casa a spese dell’Assemblea, vanno governati e non lasciati a briglie sciolte”.

Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha indicato il deputato Antonhy Barbagallo, avvocato, come suo referente per il tavolo tecnico. Gli stabilizzati guadagnano in base alla loro anzianità all’Ars. Lo stipendio, al netto, oscilla, in media, intorno ai duemila euro mensili. Ma in alcuni casi può arrivare a circa 55-60 mila euro lordi per i dipendenti con un’anzianità superiore ai 25 anni. I dipendenti dei gruppi, quindi, sono comunque lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, chiamati direttamente dal politico di turno attraverso meccanismi vari: dalla stabilizzazione di ex portaborse alle semplici “convocazioni” all’interno del gruppo per svolgere mansioni di ogni tipo. Tra di loro, ma in aspettativa, c’è persino il parlamentare nazionale e candidato di Grande Sud Pippo Fallica


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