PALERMO – Due contratti a tempo determinato da 2.895 euro lordi al mese. Tanto costano all’Ars gli stipendi di Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, i due ex deputati regionali del Movimento cinque stelle che nella nuova legislatura hanno trovato posto come collaboratori negli staff del vicepresidente di Sala d’Ercole, Giancarlo Cancelleri, e del deputato questore Salvatore Siragusa. La presenza di La Rocca e Ciaccio a Palazzo dei Normanni era già stata notata diverse settimane fa e aveva provocato più di qualche malumore tra gli attivisti, oltre che all’interno della folta pattuglia di deputati grillini a Palazzo dei Normanni. L’ufficialità arriva con la pubblicazione dei dati sul sito dell’Assemblea regionale: i loro contratti per “attività di segreteria” hanno preso il via il 5 marzo, all’indomani delle elezioni politiche, e si concluderanno a fine legislatura. Dopo l’esperienza da deputati, dunque, La Rocca e Ciaccio sono rimasti a Palazzo dei Normanni in qualità di collaboratori nonostante il processo di Palermo. Il clamore dell’inchiesta nata da un servizio delle Iene portò i due deputati all’autosospensione dal Movimento cinque stelle, ma La Rocca e Ciaccio sono sempre rimasti parte del gruppo parlamentare.
Gli incarichi di collaborazione a carico dei componenti dell’Ufficio di Presidenza dell’Ars, intanto, aumentano: alla pattuglia descritta più volte da Livesicilia, si uniscono Nadia La Malfa, già addetto stampa del Pd Sicilia e compagna del capogruppo dem a Sala d’Ercole Giuseppe Lupo, e Antonio Proto. Per La Malfa, che collaborerà fino a marzo 2019 con il deputato questore Nello Dipasquale nel ruolo di addetto stampa, duemila euro lordi al mese. Proto, medico veterinario, è già stato tra i ‘comandati’ di un altro deputato questore nella passata legislatura, Paolo Ruggirello, ai tempi con Articolo 4: adesso Proto entra nella squadra dei collaboratori del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, “fino a revoca” con uno stipendio lordo di 7.246 euro al mese.
Sul fronte degli assistenti ai deputati di Palazzo dei Normanni, intanto, è lo stesso Miccichè a fare la voce grossa: una nota partita nella serata di venerdì da Torre Pisana si scaglia contro le “molte ‘assunzioni’ di collaboratori dei deputati fatte con fattispecie contrattuali inaudite”. Miccichè, davanti ai rilievi inviati dalla Corte dei conti ai gruppi parlamentari, annuncia una “riforma radicale di tutto questo sistema” che ha ben tre bacini di precari: gli ‘stabilizzati’, i cui contratti in realtà vengono rinnovati a ogni nuova legislatura, i cosiddetti ‘portaborse’ e i collaboratori previsti dal decreto Monti, ovvero i ‘D6’, che destina 58mila euro ad ogni singolo parlamentare, attraverso i Gruppi, per circondarsi di ulteriori esperti. “Così non può andare – sottolinea il presidente dell’Ars -. Questo sistema deve essere cambiato”. I numeri, in effetti, parlano chiaro: l’intero parco collaboratori di Palazzo dei Normanni, compresi gli assistenti dell’Ufficio di Presidenza, ha dimensioni pari a circa 300 unità.
Il ‘sistema’ di cui parla Miccichè è quello censurato dai magistrati contabili che il 10 aprile ascolteranno i chiarimenti richiesti ai capigruppo dell’Ars. La Corte dei conti, i cui controlli si snodano sull’anno solare, ha formulato i suoi rilievi anche su un brevissimo arco di tempo della nuova legislatura partita nel 2017. Nel calderone tutti i Gruppi. In casa Partito democratico e Movimento cinque stelle “nessuna irregolarità”, premettono i giudici, ma la Corte chiede spiegazioni sulla gestione del personale e le modalità con cui vengono portati avanti i rapporti di lavoro degli ‘stabilizzati’. Dem e grillini devono chiarire il riferimento all’anzianità di servizio rispettivamente dei 18 e dei tre dipendenti assunti nell’attuale legislatura. Lo stesso rilievo viene formulato a Sicilia Futura e a Fratelli d’Italia, oltre che al Misto. I giudici ricordano ai cinque gruppi che quei contratti sono a tempo determinato e che quindi “cessano di esistere alla fine della legislatura”. Non esiste inoltre “continuità giuridica né tra i gruppi delle diverse legislature, né tra i contratti di lavoro stipulati con lo stesso personale delle legislature precedenti”. Il riconoscimento di quell’anzianità di servizio, secondo la Corte dei conti, è “inammissibile” e “si pone in contraddizione” con la natura stessa di quel rapporto di lavoro che è limitato nel tempo.
I Cinquestelle dovranno chiarire un ulteriore punto che riguarda uno dei tre cosiddetti lavoratori ‘stabilizzati’: perché, “a parità di qualifica, mansioni e livello professionale, a uno dei tre dipendenti, sia stato riconosciuto un ‘superminimo’ di 970 euro, superiore – dicono i magistrati – a quello quantificato per gli altri due lavoratori”, fermatisi a 450 euro, i quali “sembrerebbero” nelle stesse condizioni. Al Movimento cinque stelle e al Partito democratico, inoltre, sul terreno degli ‘stabilizzati’, viene contestata la “corrispondenza biunivoca” tra la retribuzione prevista per il personale da contrattualizzare e l’entità del contributo erogato dall’Ars per ogni singolo deputato. Secondo i magistrati, in sostanza, i gruppi non devono spendere l’intero budget messo a disposizione in base al numero dei deputati: questa soluzione adottata, infatti, “appare censurabile sotto i profili della ragionevolezza e del contenimento dei costi della politica e della spesa pubblica”. Le retribuzioni, secondo i giudici, vanno stabilite “in proporzione alla quantità e alla qualità delle prestazioni lavorative svolte. “Da tempo avevamo posto il problema degli stabilizzati e la segreteria generale dell’Ars ci aveva detto che dovevamo pagarli utilizzando tutto il contributo che veniva erogato per loro – ha spiegato alcuni giorni fa Cancelleri a Repubblica -. Invece le regole da quest’anno sono cambiate, ma nessuno ci aveva avvisato. Per questo collaboratore ‘stabilizzato’ ridurremo il superminimo”.
Forza Italia, Popolari e autonomisti e Diventerà Bellissima non hanno ancora presentato i contratti di lavoro stipulati nel corso della nuova legislatura, così come i regolamenti interni per la gestione dei fondi, necessari affinché i magistrati verifichino il rispetto dei parametri di contenimento della spesa pubblica. Stesso rilievo anche per l’Udc, che negli ultimi giorni è stato scosso dal caso di Margherita La Rocca Ruvolo: davanti alla nuova infornata di collaboratori esterni ‘D6’ su cui avrebbe dovuto mettere la firma, ha deciso di lasciare la guida del gruppo a Sala d’Ercole. A Sicilia Futura e Fratelli d’Italia, invece, viene chiesto di fornire spiegazioni in merito rispettivamente ai sei e ai tre contratti di lavoro già stipulati e in cui le retribuzioni, secondo la documentazione trasmessa dai gruppi parlamentari alla Corte dei conti, sarebbero soggette “a variazione”. L’importo dei contratti sarebbe quindi variabile “al fine di rientrare nei limiti del contributo erogato dall’Ars per il dipendente stabilizzato”. Una procedura contestata su tutta la linea dai magistrati, che chiedono spiegazioni anche sulla natura dei contratti: se ci si riferisca ai ‘D6’ figli del decreto Monti o ai cosiddetti stabilizzati. La Corte nel primo caso ricorda che il contributo del Parlamento regionale non è destinato ai singoli dipendenti “ma in maniera complessiva per l’intero gruppo in relazione al numero dei parlamentari”. I giudici stoppano anche qualsiasi ipotesi di “ingiustificato innalzamento” degli stipendi perché “ci si troverebbe in contrasto” con la razionalizzazione e il contenimento dei costi della politica.
Rilievi, infine, anche per il gruppo Misto, che non ha fornito l’esatta entità dei tre contratti di lavoro già messi nero su bianco ricordando che ai lavoratori verrà corrisposto “il trattamento economico previsto corrispondente al contributo versato dall’Ars”. Anche in questo caso, come per Sicilia Futura e Fratelli d’Italia, i magistrati contabili obiettano: è sbagliato ipotizzare una “corrispondenza biunivoca” tra il trattamento economico del lavoratore e il contributo fornito dall’Ars per lo stesso dipendente. Quei soldi, ribadiscono dalla Corte dei conti, vengono forniti all’intero gruppo e “in maniera complessiva”, non per un singolo lavoratore.