Ha sempre lavorato privatamente come fisioterapista, utilizzando quanto appreso nei corsi di “operatore del massaggio” e “tecnico dei servizi sociali” seguiti per andare a casa delle persone, soprattutto anziane e famiglie della sua cittadina, a dar loro una mano a gestire piccoli acciacchi. Anche per questo, ma anche per la sua attività di volontaria – che la portava ad esempio a partecipare alla cosiddetta “terapia del sorriso”, con abiti colorati, per i bambini del reparto di pediatria – a Enna e Piazza Armerina, tutti ricordano Maria Gozza, la quarantasettenne che ieri mattina, a casa, ha ucciso brutalmente sua madre, Vittoria Malaponti, nella loro casa che si trova in pieno quartiere San Giacomo.
L’arresto
La donna, arrestata dai carabinieri della stazione di Aidone, diretti dalla compagnia di Piazza Armerina, in collaborazione con gli uomini del nucleo investigativo di Enna, dovrà presentarsi domani mattina dinanzi al gip a Catania, al carcere dove è reclusa da ieri pomeriggio. È difesa dall’avvocato Carmelo Lombardo, il quale per il momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Fonti vicine alla difesa confermano l’indiscrezione che sta già circolando da ieri sera, ovvero che tante persone, suoi concittadini e anche residenti a Enna e nella Città dei Mosaici, hanno già chiesto di andare a trovarla in carcere, per esprimerle vicinanza in questo momento di sofferenza.
La confessione
La cronaca di ieri mattina, ad ogni modo, è quella di un efferato delitto: forse con un coltello, forse con un oggetto contundente, Maria Gozza ha colpito ripetutamente sua madre e l’ha uccisa. Una confessione ripetuta ai carabinieri, dapprima, poi al sostituto procuratore Domenico Cattano, alla presenza del suo difensore. Non ha più cercato di negare, lei che inizialmente aveva avvertito il 112, al mattino, parlando di un suicidio. Non appena si è resa conto che i militari avevano capito tutto, da quel momento ha confessato tutto. Si svolgerà venerdì intanto l’autopsia sul corpo della signora Vittoria, una donna che da tempo non stava bene, che una ventina d’anni ha perso il marito e che di recente era accudita a casa dalla sua unica figlia, Maria. Quest’ultima era sempre riuscita a conciliare tutto con la sua attività e con il volontariato svolti. Ma da qualche tempo accudire la madre sarebbe divenuto più difficile, quasi insostenibile. L’anziana in casa non voleva nessun altro e non avrebbe accettato l’idea di andare a vivere in una casa di cura o di riposo. E da alcune settimane, come detto, le sue esigenze si sarebbero rivelate più gravose. Maria non era più potuta andare a lavorare. Sarebbe questo il contesto in cui è maturato l’assassinio. Un dramma della solitudine, secondo alcuni un corto circuito. I prossimi passi comunque saranno quelli formali: l’udienza di convalida, l’autopsia, l’attesa per la relazione dell’anatomopatologo.