Omicidio Milazzo, il video del delitto - Live Sicilia

Omicidio Milazzo, il video del delitto

Una telecamera di sorveglianza ha registrato l'uccisione di Orazio Daniele Milazzo, avvenuta il 17 marzo 2009. A sparare sarebbe stato il boss Sebastiano Lo Giudice, detto Ianu Carateddu, per vendicare la relazione di Milazzo con la vedova dello zio Massimiliano Bonaccorsi.  TUTTI GLI IMPUTATI E LE RICHIESTE DI PENA.

 

PROCESSO REVENGE III
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CATANIA – Un’esecuzione in piena regola. Le telecamere di videosorveglianza poste davanti ad un bar di via Palermo registrano gli ultimi istanti di un delitto: la vittima cade dallo scooter, perde l’equilibrio perchè raggiunto da alcune pallottole alla schiena, sbatte su una fioriera e finisce sul marciapiede, il killer con freddezza si avvicina al corpo e spara. Due colpi in testa. Orazio Daniele Milazzo, 31 anni, è morto così: crivellato di pallottole. Era il 17 marzo del 2009. La videocamera mostra l’orario: 5.39 del mattino. Buie le riprese ma la luce del motociclo riesce a far vedere chiaramente il sicario con il volto travisato da un casco che si avvicina e spara gli ultimi colpi, direttamente in fronte.

Un collaboratore di giustizia indica agli inquirenti che l’uomo che si nasconde sotto il casco sarebbe Sebastiano Lo Giudice, vertice del clan dei Carateddi. La causa scatenante dell’omicidio di via Palermo, di cui sono accusati nel processo Revenge III Sebastiano Lo Giudice e Antonio Bonaccorsi, sarebbe stato l’astio personale del boss per la relazione di convivenza che la vittima aveva allacciato con la vedova dello zio Massimiliano Bonaccorsi (fratello della madre di Lo Giudice).

Questo video fa parte degli atti del processo Revenge III. Ieri si è svolta l’udienza del processo per la parte che si celebra con il rito abbreviato: i sostituti procuratori della Dda di Catania Pasquale Pacifico e Lina Trovato hanno presentato le richieste di pena per gli imputati. L’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Catania e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia etnea, l’11 dicembre del 2011 portò all’arresto di 17 persone, affiliati al Clan dei Caratteddi, ritenuti responsabili di nove omicidi commessi tra il giugno del 2001 ed il marzo del 2010, tra questi quello di Orazio Daniele Milazzo.

LE RICHIESTE DI PENA – Pasquale Pacifico e Lina Trovato non hanno fatto sconti, per quasi tutti gli imputati è stato chiesto il massimo della pena prevista: l’ergastolo. Chiesto l’ergastolo per Vito Acquavite accusato dell’omicidio di Mario D’Angelo e Matteo Gianguzzo. D’Angelo fu ucciso a Catania in contrada Fiumazzo il 10 giugno del 2001, nella sua azienda agricola, alla base del delitto ci sarebbero secondo i Pm i contrasti con il gestore di un’altra azienda agricola, parente di Domenico Privitera. E’ del 2001 anche l’uccisione di Matteo Gianguzzo: un probabile caso di lupara bianca; la vittima sarebbe stata sequestrata per avere informazioni sull’eliminazione di Massimiliano Bonaccorsi, avvenuta nel gennaio del 1997. Il cadavere sarebbe stato bruciato. 30 anni di carcere è la richiesta di condanna ai giudici per Antonio Aurichella accusato dell’omicidio di Giacomo Spalletta, vertice del clan Sciuto-Tigna. Spalletta fu freddato in via Santa Maria della Catena a Catania la mattina del 14 novembre 2008, una vendetta di mafia – secondo l’accusa – per l’omicidio di Sebastiano Fichera. Ergastolo è la pena richiesta per Antonino Bonaccorsi accusato di 4 delitti: quello di Mario D’Angelo, Matteo Gianguzzo, Giacomo Spalletta e Orazio Daniele Milazzo. Agatino di Mauro e Alessandro Guerrera sono accusati dell’uccisione di Luca Mario Grillo, avvenuta a Catania in via Genovesi, il 30 ottobre 2001. Per loro Pacifico e Trovato hanno chiesto l’ergastolo. Stessa pena per il boss Sebastiano Lo Giudice a cui sono contestati 7 delitti. Per gli inquirenti oltre alle uccisioni di D’Angelo, Gianguzzo, Grillo, Milazzo e Spaletta, “Ianu Carateddu” avrebbe avuto un ruolo ben preciso nella morte di Salvatore Gueli: ammazzato il 2 dicembre 2007 perché avrebbe avuto rapporti di “vicinato” con un boss del Clan Cappello. Le mani di Lo Giudice anche nel delitto di Raimondo Maugeri: il cadavere fu trovato in via Gelso Bianco la mattina del 3 luglio 2009, un omicidio progettato dal Clan dei Cursoti con i Lo Piccolo di Palermo per destabilizzare gli equilibri di Cosa Nostra catanese. L’ultimo omicidio contestato al boss è quello di Salvatore Tucci, commesso in via Feliciotto a Catania il 6 marzo del 2010. Gli inquirenti sono convinti che Tucci fu ucciso perché il clan pensava che fosse un confidente delle forze dell’ordine. Di quest’ultimo delitto è accusato anche Giovanni Musumeci, per lui la pena richiesta è 30 anni di carcere. Chiesto l’ergastolo per Orazio Musumeci ritenuto responsabile dell’omicidio di Mario Luca Gulla. 30 anni per Giuseppe Alessandro Platania, l’omicidio contestato è quello di Salvatore Tucci. Stessa pena per Domenico Privitera per il delitto D’Angelo. Tre gli omicidi di cui è accusato Orazio Privitera: Giangusso, Spaletta e Maugeri, per lui chiesto l’ergastolo.  Massimo della pena anche per Alfio Sanfilippo, il delitto contestato è quello di Salvatore Tucci. Nicolò Squillaci è accusato dell’omicidio di Raimondo Maugeri: l’accusa ha chiesto 30 anni. Ergastolo, infine, per Antonino Stuppia. A lui sono contestati i delitti Gueli e Maugeri.

 


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