Omicron, il primo caso a Catania: "Usare ogni precauzione" - Live Sicilia

Omicron, il primo caso a Catania: “Usare ogni precauzione”

Lo scenario della pandemia in vista del Capodanno: le parole di Guido Scalia, ordinario di microbiologia

CATANIA – Nessun dramma né paura, dato che quello che attraversiamo adesso, con la pandemia arrivata alla sua quarta ondata e il primo caso di variante Omicron sequenziato a Catania, è un momento che non è paragonabile a quello più buio della primavera 2020. Proprio per questo, però, non bisogna distrarsi, utilizzando tutti gli strumenti di protezione individuale contro una variante particolarmente aggressiva: un colloquio con Guido Scalia, professore ordinario di microbiologia e microbiologia clinica e dirigente del laboratorio d’analisi dell’ospedale Rodolico.

Il caso Omicron catanese

Il primo caso della nuova variante di Coronavirus scoperto a Catania è quello di una donna proveniente da Londra e atterrata a Fontanarossa il 18 di dicembre: “La donna è stata trovata grazie ai tamponi fatti in aeroporto e messa subito in isolamento – dice Scalia – dopodiché noi, insospettiti anche dalla provenienza della donna, abbiamo inviato il molecolare alla Torre biologica della professoressa Stefani, coadiuvata dal dottor Musso, in cui avvengono i nostri sequenziamenti. Da quell’analisi abbiamo concluso che si tratta di Omicron”.

Un caso delicato, dato che la variante Omicron è particolarmente infettiva: “La catanese arrivata da Londra, essendo andata subito in isolamento, non dovrebbe avere infettato troppe persone. Dipende anche da come ha tenuto la mascherina. Ma detto questo, ancora non sappiamo quanto incida Omicron sul totale dei contagi. Abbiamo fatto un flash survey con l’Iss e aspettiamo i risultati, ma per il momento l’unico positivo Omicron è questo e dobbiamo concludere che apparentemente la variante non sta circolando molto”.

Per quanto, però, Omicron sia una variante molto infettiva, non sembra essere più virulenta delle altre: “Il ceppo originario era particolarmente virulento e patogeno, mentre i nuovi ceppi si sono adeguati all’uomo: il virus è piccolo ma non è stupido, non ha nessuna intenzione di uccidere il suo ospite”.

Le feste e le precauzioni

Anche di fronte a uno scenario così, però, si deve continuare a rimanere prudenti: “La mascherina va tenuta costantemente, senza fidarci del nostro vicino – dice Scalia – l’unica salvezza è l’uso corretto della mascherina corretta, ovvero la Ffp2, dato che la chirurgica in questo momento può fare molto poco”. La mascherina poi va indossata nel modo giusto: “Perché funzioni, deve coprire anche il naso. Ho sentito storie fantasiose sul contagio che avverrebbe solo con colpi di tosse, ma è del tutto falso: solo la maschera indossata bene mette al riparo dal contagio”.

In questa fase, infatti, i casi sono in aumento, e dunque si deve usare ogni precauzione necessaria: “Non c’è da terrorizzarsi – dice ancora Scalia – ma che l’infezione vada girando non ci sono dubbi e girerà sempre più se non ci facciamo attenzione. Lo abbiamo visto anche con Delta: da gennaio a marzo di quest’anno abbiamo avuto un passaggio da inglese a delta in brevissimo tempo, sono varianti che prendono il sopravvento”.

I vaccini

Ancora fondamentali per proteggersi dalle forme più gravi di Covid sono i vaccini: “Si deve comprendere – è l’appello di Scalia – che il vaccino ci difende dalle complicanze. Nel 30-40 per cento dei casi il soggetto, anche con terza dose, si contagia ma ha una concentrazione nelle alte vie respiratorie di norma minore e per minor tempo. Non fa la malattia, è asintomatico ma può infettare, e per questo è importante un’altra arma, il tracciamento. Nei prossimi giorni ci concentreremo proprio su questo, sulla capacità del sistema di fare fronte alla grande domanda di tamponi in arrivo”.


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