Operazione "subasflato" |Nel mirino una ditta etnea - Live Sicilia

Operazione “subasflato” |Nel mirino una ditta etnea

La rete del gas di Genova non sarebbe a norma. Secondo la procura, infatti, i lavori sarebbero stati effettuati non rispettando i capitolati ed i regolamenti in materia. Coinvolta nell'inchiesta una ditta catanese.

GENOVA – La ditta Calderoni di Catania è una delle due società coinvolte nell’inchiesta “subasfalto” coordinata dal sostituto Francesco Pinto della Procura di Genova che ha portato alla luce violazioni nella realizzazione della rete gas. Oltre all’impresa etnea nel mirino degli investigatori c’è anche la Demont del capoluogo ligure.

Dalle indagini è emerso che gli appalti su cui le due aziende di Catania e Genova compivano lavori senza rispettare i capitolati è della società Iren, una multiutility quotata in Borsa che opera nei settori dell’energia elettrica e termica, del gas e nella gestione dei servizi idrici integrati, in quelli ambientali e nei servizi per le pubbliche amministrazioni. Inoltre le aziende Calderoni e Demont, sono subappaltatrici di Betoncat, società etnea, e della Liguria Energy Gas.

L’inchiesta era partita da un esposto presentato dalla Cgil. Il periodo preso in considerazione dagli investigatori è quello compreso tra l’inizio 2010 e la fine 2011. Gli inquirenti hanno fatto dei cabotaggi, prelevando campioni, in 40 zone di Genova da Levante a Ponente scoprendo, tra l’altro, che le opere di riempimento venivano fatte con materiale di risulta, macinato da altre opere edili, diverso da quello indicato dai capitolati.

Tra le persone finite in carcere ci sono funzionari della Iren (società a partecipazione pubblica), che aveva messo in appalto i lavori, due lotti, ciascuno del valore di 2,5 milioni. Le indagini hanno accertato, secondo la guardia di finanza, che i lavori “venivano sistematicamente effettuati in modo difforme dalle norme contrattuali e dei capitolati tecnici, non rispettando le prescrizioni sui materiali da utilizzare per colmare i tracciati scavati, sulla copertura con strati di asfalto di spessore inferiore a quello stabilito nei regolamenti comunali. Funzionari di Iren, secondo la guardia di finanza, avevano ricevuto in diverse occasioni compensi di vario genere, tra cui buoni benzina e di  viaggio, da esponenti delle ditte appaltatrici, per agevolare l’esecuzione irregolare dei lavori non effettuando i dovuti controlli e attestando scavi per tratti superiori e quelli reali.

Sono finiti in carcere Mario Papotto, responsabile del territorio di Genova per la Betoncat  di Catania; Francesco Jannelli, subappaltatore in diversi cantieri Betoncat; Piero Furnò, legale rappresentante di Betoncat; Mario Piero Bonadeo, dirigente Iren; e Vincenzo Virgillito, contabile Betoncat. Papotto è nel carcere modenese di Formigine, Furnò in quello di Catania, Virgillito in quello di Enna. Jannelli e Bonadeo sono in carcere a Genova. (fonte Ansa)


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI