Ortigia, Tempesti dopo la vittoria: "Questa pallanuoto fa ridere" - Live Sicilia

Ortigia, Tempesti dopo la vittoria: “Questa pallanuoto fa ridere”

Coach Piccardo: "Perdo una sola gara su 10 e non vado in finale, spiegatemi"

SIRACUSA – Il TeLiMar Palermo ha perso di misura, ieri pomeriggio, la sfida contro il Circolo Canottieri Ortigia. Una gara equilibrata quella andata in scena nel derby siciliano, per la prima volta nella storia sotto i riflettori della pallanuoto internazionale, con ritmi serrati per i primi tre quarti del match. Poi, il Club dell’Addaura rallenta il gioco, non forzando in fase offensiva. Passa momentaneamente in vantaggio con Vlahovic, salvo poi sul finale essere rimontato e sorpassato dai padroni di casa che chiudono sul 7-6. La gara di andata era terminata 10-0 in favore dei palermitani, con il risultato assegnato d’ufficio a causa di alcune positività al Covid riscontrate tra i giacotori dell’Ortigia. In finale di LEN Euro Cup, dunque, va il TeLiMar.

A fine gara Stefano Piccardo, allenatore dell’Ortigia, non nasconde il rammarico e chiama in causa la LEN: “È stata una buona partita di pallanuoto. I primi tempi abbiamo giocato male in fase offensiva, ma era troppo caricata, questa partita. Abbiamo retto bene sotto il punto di vista fisico, sono contentissimo della risposta della squadra. Ora mi piacerebbe chiedere a tutti quelli che fanno sport come me, come mai io perdo una gara nella fase a gironi, una sola gara su dieci in tutta la competizione e non vado in finale. Vorrei che qualcuno mi desse una spiegazione. Ho perso una partita col Vasas nella fase a gironi, poi perdo 10 a 0 a tavolino, vinco 7 a 6 in casa, sul campo, e mi dicono che è finita. Mi rivolgo anche ai miei colleghi, ai presidenti: il giorno in cui vi troverete nella stessa situazione, che farete? Perché se le regole sono uguali per tutti, probabilmente potrà succedere. Questa non è una cosa che dà merito allo sport, credetemi. Non ci hanno neanche dato una spiegazione”.

L’Ortigia è scesa in acqua, malgrado una parte dei tifosi chiedeva di rinunciare per protesta: “Io – afferma il coach biancoverde – quello che devo fare con i ragazzi è cercare di giocare il meglio possibile. Noi entriamo in acqua per giocare, ne abbiamo bisogno. Oggi è andata bene, abbiamo vinto. Potevamo anche perdere, non sarebbe stato un problema. Purtroppo la vittoria a volte fa perdere di vista l’onore. Ma quale onore è più bello di giocare una partita e vincerla sul campo? O perderla? Poi, certo, si sta male, ma dovrebbe sempre parlare il campo. Abbiamo una squadra di giovani nei quali cerchiamo di inculcare i valori dello sport, anche se è difficilissimo di fronte a tutto questo. Noi abbiamo giocato a pallanuoto, come ha fatto il Telimar Palermo, poi tutto il resto è teatro che non serve a niente”.

A fine match parla anche Stefano Tempesti, protagonista di un’altra prestazione maiuscola: “Il presidente del Telimar, Giliberti, dice che nessuno ha mai chiesto un rinvio, nessuno ha mai chiesto niente. Io ho la mia opinione. Non so dove sta la verità, non sono riuscito a capirlo, anche perché non riesco ad avere tutti gli interlocutori, i protagonisti della vicenda, tutti insieme, quindi uno racconta una cosa, uno ne racconta un’altra, uno un’altra ancora. Indubbiamente ci sono state delle grosse vergogne da parte di chi gestisce la pallanuoto, da parte di chi poteva fare qualcosa di più. Sicuramente, se fosse successo a noi il contrario, le cose sarebbero andate diversamente. Ad ogni modo, in questa semifinale ad aver perso è la pallanuoto. Qualcuno ci ha chiesto di contravvenire a una legge nazionale, andando contro quello che ci aveva detto l’ASP, di presentarci a Palermo malati. Non so cosa avremmo dovuto fare, ritengo sia una vergogna che siamo qui a parlare di un 10 a 0. Quando ne parlo con la gente si mettono a ridere, gli altri sport ci ridono dietro, perché siamo gli unici che continuano ancora a cadere in queste trappole. La pallanuoto non migliorerà mai. Io non so ancora quanti anni di carriera avrò per per gestire una finale di coppa europea o per vincere una Coppa Len. Alla fine chi è stato fregato siamo noi, la mia squadra, il presidente onorario Marotta, il presidente Vancheri, l’allenatore, tutto lo staff”.

Il portiere biancoverde si auspica che la società biancoverde continui a chiedere la verità per ottenere giustizia: “Secondo me, vale la pena approfondire la cosa, perché tanto questa amarezza rimarrà, finché non verranno messi davanti tutti gli interlocutori e chiesto, ad uno ad uno, con un confronto, com’è andata davvero la vicenda. Solo così si può risolvere la cosa. Magari scopriamo che la società Palermo aveva le mani legate e non poteva fare niente e allora ha tutte le ragioni  per andare in finale, oppure il discorso è il contrario e allora le cose cambierebbero. Dobbiamo fare chiarezza su questa storia. Questo è il mio punto di vista. Purtroppo però io faccio solo il portiere”.

Infine, a bordo vasca, il presidente Valerio Vancheri spiega la scelta fatta dalla società e dalla squadra di giocare la partita: “Io oggi ho detto al technical meeting che poteva essere una giornata storica, una grande festa per la pallanuoto siciliana: ragazzi siracusani, palermitani, catanesi in acqua, tanti di questi hanno anche già assaporato la Nazionale maggiore. Poteva essere una festa, ma qualcuno non ha voluto che fosse così. In ogni caso, si è giocato a pallanuoto. Le due squadre si sono affrontate a viso aperto, con molto agonismo. Perché quando si gioca a pallanuoto, lo spettacolo è questo. Quando non si consente di giocare a pallanuoto, invece, quella che doveva essere una festa diventa una farsa. In qualsiasi sport la prima regola è il fair play, che va di pari passo col fatto che se si fa uno sport è perché si vuole giocare, si deve giocare. Questi sono atleti. Come si può chiedere a un atleta di fare il clown? Per noi chi va in acqua ci va per fare l’atleta. Siamo una società che gioca a pallanuoto. Ci piace giocare e vogliamo farlo. Se vinciamo, vinciamo in acqua. Se perdiamo, perdiamo in acqua. Io faccio l’avvocato e posso dire che non molleremo mai finché ci sarà la possibilità di un ultimo rincorso o un giudice a Berlino al quale rivolgersi. Resta il fatto che il messaggio che proviene dall’Ortigia è che la pallanuoto è un gioco che si gioca solo dentro l’acqua, non altrove”.


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