Ospedale Cervello, l'accusa dei sindacati:| "Sulla diagnostica mancano gli strumenti" - Live Sicilia

Ospedale Cervello, l’accusa dei sindacati:| “Sulla diagnostica mancano gli strumenti”

l'unica tac rimesta ferma 5 giorni
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Un ‘fermo tecnico’. L’unica Tac dell’ospedale Cervello di Palermo è rimasta inattiva a causa di un guasto in due tempi da mercoledì scorso a ieri, con la logica conseguenza per i pazienti che dovevano essere sottoposti all’esame diagnostico, di essere trasportati in ambulanza fino a Villa Sofia. “È impensabile che siano passati tutti questi giorni prima di intervenire – accusa Renato Costa, segretario regionale della Cgil Medici – La verità è che, a fronte degli annunciati investimenti in strumentazioni mediche da parte dell’assessorato, ancora i nostri ospedali sono dotati di attrezzature obsolete”.

Ma dagli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello precisano che il guasto “in due tempi” ha comportato un doppio intervento da parte degli addetti alla manutenzione e che per motivi tecnici non è stato possibile effettuare la riparazione entro venerdì, comportando quindi l’inattività del macchinario anche per l’intero week end.

C’è di più: se, infatti, il guasto alla Tac è stato risolto e si è tornati all’ordinaria amministrazione, i disagi nella diagnostica al ‘Cervello’ non finiscono di certo con questo episodio. Al contrario, come sottolinea il segretario regionale della Cisl Medici, Massimo Farinella, la pratica di trasportare i pazienti in ambulanza fino a Villa Sofia per alcuni esami specifici “è prassi consolidata. Riteniamo estremamente grave che un ospedale autorevole come il Cervello non possegga una risonanza magnetica o una Pet. Per questi esami, infatti, continuamente i pazienti vengono trasportati a Villa Sofia. Due presidi ospedalieri che raccolgono bacini d’utenza così numerosi dovrebbero avere una propria autonomia diagnostica e dovrebbero poter garantire ai pazienti un percorso assistenziale quanto più esaustivo possibile. Senza contare che una sola Tac per tutta la struttura è assolutamente insufficiente”.

“Ma d’altronde – incalza Farinella – questo è quello che meno ci convince del Piano di rientro: il rischio che il risparmio si faccia sull’assistenza. I pazienti devono aver garantiti i servizi, mentre bisognerebbe risparmiare sugli sprechi. Invece sempre più spesso in nome del risparmio si rischia di tagliare soltanto servizi”.


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