Padre Spadaro spiega la politica estera di Papa Francesco

Padre Spadaro spiega la politica estera di Papa Francesco

Il direttore de La Civiltà Cattolica spiega perché secondo il pontefice è in corso la "Terza guerra mondiale a pezzi".

CATANIA. A dieci anni dall’elezione del primo papa argentino della storia della Chiesa, è il tempo di fare un bilancio sulla politica estera di un pontificato venuto a coincidere con la fase più tormentata della recente era globale. “È la terza guerra mondiale a pezzi”, dice papa Francesco da anni. Una fotografia dolorosa che vede nel conflitto in corso tra russi e ucraini la saldatura di un puzzle non più eludibile. Antonio Spadaro, gesuita messinese ordinato sacerdote dal compianto monsignor Luigi Bommarito in cattedrale a Catania, con L’atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale (Marsilio, 2023) mette ordine alla faccenda, illustrando le strategie, le preoccupazioni e le speranze che hanno mosso e muovono l’iniziativa del vescovo di Roma. 

La politica di Papa Francesco

Il punto di vista di Spadaro è decisamente privilegiato. E non soltanto perché membro di quella Compagnia del Gesù nella quale ha militato anche il Pontefice. Dirigendo La Civiltà cattolica, storica rivista culturale dei gesuiti italiani, conosce perfettamente la coordinate della segreteria di Stato vaticana. 

Sarà superfluo ricordarlo, tocca però farlo: Francesco non è soltanto un eminente leader religioso; ma è contemporaneamente il capo di una compagine statale del tutto particolare: l’unica entità politica mondiale chiamata a subordinare il corpo diplomatico alla missione evangelica. Senza questa precisazione, sfuggono le ragioni del suo attivismo per la pace, fino a banalizzare e fraintendere i suoi appelli

La misericordia con categoria politica

Chiedere perdono, comprendere le ragioni dell’altro, rispettare l’identità dei propri interlocutori. Una pratica da costruire un passo alla volta, ma con caparbietà e costanza. Scrive Spadaro: “Che cosa significa la misericordia come categoria politica, dunque? In estrema sintesi, possiamo dire: non considerare mai niente e nessuno come definitivamente ‘perduto’ nei rapporti tra nazioni, popoli e Stati. Questo è il nucleo del suo significato politico. È chiaro allora perché Bergoglio insista sull’immagine del ponte: il ponte unisce e indica un percorso aperto. Toglie l’ostacolo del muro”.

Anche per questo motivo Francesco decide di non schierarsi. Non perché ignavo o intimorito dalle conseguenze di una scelta grave, ma perché totalmente dedito a una missione universale che vede nello schema amico-nemico un ostacolo anche per le stesse religioni, giammai un alleato. 

“Francesco – insiste Spadaro – smonta, proprio dalla cattedra di san Pietro, le ideologie da ‘guerra santa’. La ‘geopolitica’ bergogliana intende sciogliere i nodi, fluidificandoli con l’unzione del balsamo evangelico, cioè della misericordia, o almeno ci prova, immaginando una convivenza umana e un’azione politica che parli il linguaggio della riconciliazione con il nemico, senza escluderlo. Proprio questa dinamica politica che è anche spirituale – aggiunge il direttore de La Civiltà Cattolica – dà forma alle reazioni del papa davanti all’orrore. La reazione di Francesco davanti alle tragedie di attentati e terrorismo è quella dello sgomento, non dello schieramento”.

Una parola ai governanti

Da leader politico e spirituale che ha il diritto di parlare sia al cuore della gente che alle orecchie dei governanti, papa Francesco offre le giuste coordinate affinché – anche nel bel mezzo dei conflitti – il bene comune non sia soppiantato da progetti egemonici. Insomma, Francesco sta dalla parte degli ultimi. Sotto questo profilo, padre Spadaro è assai efficace nel mettere in chiaro quale sia la mission del capo della Chiesa universale.

“La pressione e la sopraffazione del potere del centro sulle periferie esistenziali – scrive – entra prepotentemente nella storia dell’uomo. E, tra potere e scarti, Bergoglio schiera la Chiesa con decisione nel campo di questi ultimi. Il ‘filo divino’ ‘che attraversa delicatamente la storia umana’, per usare le parole di Bergoglio, mostra come la presenza di Dio, sin dalla sua incarnazione, non passi da eventi di potenza, visibilità e grandezza: ‘Nessun ingresso trionfale, nessuna manifestazione imponente dell’Onnipotente: Egli non si mostra come un sole abbagliante, ma entra nel mondo nel modo più semplice, come un bimbo dalla mamma’. Il Signore non si impone né si manifesta con strumenti forti, ma è vicino, concreto e piccolo”. 


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