Pagamenti in ritardo e burocrazia| Allarme coop: "Così chiudiamo" - Live Sicilia

Pagamenti in ritardo e burocrazia| Allarme coop: “Così chiudiamo”

Le comunità puntano il dito contro il Comune. L'assessore: "Più personale in assessorato".

IL SOCIALE A PALERMO
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PALERMO – C’è chi aspetta da mesi i soldi dal Comune, chi addirittura da un anno, mentre i creditori continuano a bussare alla porta e tirare avanti diventa sempre più difficile. Il grido d’allarme è delle cooperative che a Palermo si occupano dei minori, realtà che in città contano decine e decine di operatori e che, nel sociale, svolgono un ruolo indispensabile. Peccato però che il Comune non riesca a essere puntuale coi pagamenti, con effetti disastrosi su stipendi, bollette e affitti.

Una situazione paradossale se si considera che in realtà il problema non è la mancanza di fondi, visto che i soldi li mette lo Stato tramite la Prefettura, ma di burocrazia. “Le contestazioni sui ritardi non sono nuove, ma anzi croniche – dice Loredana Carieri, presidente di una delle cooperative – Non riusciamo a ottenere una linearità sulle procedure, il che rallentano l’avvio dei pagamenti”. Sotto accusa, infatti, non c’è solo la Ragioneria generale ma anche c’è l’assessorato alle Attività sociali di via Garibaldi. “Non è accettabile che, in presenza della disponibilità delle somme, i pagamenti avvengano comunque in ritardo per assenze o pastoie burocratiche – dicono Filippo Parrino di Legacoop Sicilia occidentale, Cesare Arangio di Confcooperative e Francesco Sprio di Agci – Chiediamo la ripresa dei pagamenti e più personale in assessorato. Il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Giuseppe Mattina devono rispettare gli impegni presi, facendo funzionare meglio la macchina comunale. In assessorato c’è uno stallo e una situazione di confusione di dirigenti e funzionari, manca il dialogo con le cooperative e ci sono fatture bloccate anche per errori di un solo centesimo: non se ne può più”.

Un grido d’aiuto che coinvolge decine di comunità, alcune delle quali aspettano soldi da settembre del 2017. “Non sappiamo come pagare gli stipendi, ma anche gli affitti e le bollette – dicono alcuni operatori – Il rischio è che, se chiudessimo, i minori che assistiamo potrebbero fare una brutta fine”. Le cooperative infatti presentano con cadenza fissa le fatture al Comune che le controlla e le paga, grazie ai fondi statali ottenuti sulla base di quanto previsto l’anno prima e comunicato alla Prefettura. Peccato che l’iter spesso si blocchi, visto che le fatture passano dalle Attività sociali alla Ragioneria con un doppio controllo che a volte richiede diversi mesi, a causa anche della mancanza di personale, e con la conseguenza che, senza aver rendicontato le somme già ricevute, lo Stato non ne eroga altre.

Una situazione allarmante, a cui Palazzo delle Aquile sta provando a porre rimedio. “Nonostante quest’anno si sia già registrato un aumento della capacità e velocità dei pagamenti per i soggetti che gestiscono servizi sociali nella città, con un aumento di circa il 10% della capacità di spesa – dice l’assessore Mattina – con il sindaco abbiamo ritenuto che sia necessario creare una apposita task-force amministrativa per recuperare la grossa mole di arretrato”. Venerdì scorso il Professore ha firmato una disposizione con cui, già da stamattina, un nucleo di 10 dipendenti è stato temporaneamente trasferito alle Attività sociali sino a fine anno per occuparsi anche di Pon e carta Rei. “Nell’intero 2017 il Comune ha effettuato pagamenti per 12 milioni di euro, mentre nei primi nove mesi del 2018 abbiamo già superato di 10 milioni. C’è quindi un lieve miglioramento, ma resta un arretrato notevole – continua Mattina – Comprendiamo perfettamente le difficoltà attraversate da enti e operatori sociali, che spesso arrivano ai limiti della sostenibilità, e per questo stiamo progressivamente cercando di migliorare il sistema che si scontra con una burocrazia e norme di verifica e controllo certamente non adatte al settore degli interventi sociali”.

Il problema, infatti, non è solo legato al personale ma anche alle procedure. Molte cooperative, per sollecitare i pagamenti, ricorrono infatti ai decreti ingiuntivi: una soluzione che paradossalmente, anziché velocizzare l’iter, lo complica. Sulla base delle indicazioni della magistratura contabile, infatti, il Comune considera i decreti ingiuntivi al pari dei debiti fuori bilancio, visto che ci sono spese legali e more fino all’8%: il risultato è che i debiti che seguono procedure assai complesse e devono passare necessariamente dal consiglio comunale.

“Lì dove si innesca un contenzioso con eventuali provvedimenti ingiuntivi – conclude l’assessore – paradossalmente questi si ritorcono contro gli stessi enti privati perché determinano un ulteriore aggravio del lavoro per gli uffici, ma soprattutto perché innescano meccanismi burocratici e contabili a dir poco kafkiani, con un danno reciproco per l’amministrazione e per gli enti del privato sociale”.

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