Palermo 2022, altolà di Orlando: “Dico no al campo largo” - Live Sicilia

Palermo 2022, altolà di Orlando: “Dico no al campo largo”

Il sindaco: “Primarie subito o sarà sconfitta certa”
L'INTERVISTA
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8 min di lettura

“Palermo non ha mai ricevuto tante attenzioni dal Parlamento nazionale e dal Governo come in questo momento. Di chi è il merito? Diciamo che non ho campato per alcuni giorni”. La voce di Leoluca Orlando è squillante, tipica di chi sa di aver incassato un risultato che molti davano per insperato: evitare il default del capoluogo siciliano e il via libera all’accordo con Roma che vale oltre 250 milioni di euro. Il Professore è a Roma dove, insieme ai colleghi dell’Anci, ha incontrato Papa Francesco e dove domani avrà colloqui con i ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia sul Pnrr. Ma il pensiero va già alle Comunali: “Le primarie sono fondamentali, ma no ad alleanze con chi tifa ancora per il dissesto”.

Come è andato l’incontro col Papa?

“Bene, anzi benissimo, e rimarrò a Roma dove lunedì mattina incontrerò il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, mentre nel pomeriggio sarò al ministero dell’Economia per parlare sempre di Pnrr”.

Il consiglio comunale ha votato il suo piano di riequilibrio, adesso tocca al patto col Governo nazionale: siete già al lavoro?

“Abbiamo iniziato a inviare i dati richiesti, lo schema di accordo sarà predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che è già al lavoro, come mi hanno confermato. C’è una chiara volontà del Parlamento e del Governo di evitare il dissesto dei comuni perché l’esperienza ha dimostrato che non serve, è uno strumento rigido che, a differenza del passato, non libera dai debiti che oggi rimangono e nemmeno dall’accantonamento nel Fondo crediti di dubbia esigibilità. Che io sappia un solo piccolo comune in Sicilia è uscito dal dissesto, alcuni sono caduti per tre volte consecutive: purtroppo essere in dissesto è diventato normale, mentre il riequilibrio è considerato virtuoso. Il comma 567 della Legge di Stabilità consentirà di siglare questo patto con il Governo e riguarda alcune città come Torino, Napoli, Reggio Calabria e, grazie all’approvazione del piano di riequilibrio, anche Palermo”.

Meglio il riequilibrio del dissesto?

“Con il dissesto tutte le aliquote sarebbero andate al massimo e le partecipazioni non strategiche sarebbero state subito dismesse: la Gesap, che gestisce l’aeroporto, è una partecipazione strategica per la Città metropolitana ma non per il Comune, avremmo svenduto le quote”.

In consiglio comunale c’è stata un’aspra battaglia…

“Il consiglio comunale aveva tre strade. La prima era revocare la delibera del pre dissesto con una motivazione rafforzata, dimostrando cosa era cambiato nel corso dei mesi e con un’attestazione del Ragioniere generale che era possibile chiudere il bilancio; e dal momento che l’attestazione non penso sarebbe arrivata, sarebbe bastato revocare la delibera per avere il dissesto. La seconda ipotesi era respingere il piano di riequilibrio e la terza era invece approvarlo, cosa che il consiglio ha fatto, portando il Comune su un binario normale. Il dissesto è ormai uno strumento inadeguato e, grazie all’approvazione del riequilibrio, lo eviteremo per almeno due anni, così come stabilito dalla Legge di Stabilità”.

Palermo ha goduto di alcune norme favorevoli…

“Non c’è mai stata un’attenzione simile per la città, grazie all’intervento di tutte le forze politiche. Per la prima volta in una Legge di Stabilità sono stati citati i comuni siciliani e sardi, non era mai successo prima, e il termine per il riequilibrio è stato spostato al 31 gennaio perché soltanto a noi scadeva il 28 dicembre. Inoltre c’è una chiara volontà di rendere il contributo annuale”.

Merito suo?

“Diciamo che non ho campato per alcuni giorni. Ho parlato con il Presidente del Senato, con il Presidente della Commissione, ha influito la manifestazione dei 200 sindaci che il 4 novembre si sono recati a Roma. Se qualcuno sostiene che hanno contribuito tutti i partiti è così, se qualcuno sostiene che è stata una mia vittoria non lo smentisco. Ho trovato tanti senatori disponibili come Pietro Grasso, Steni Di Piazza e in generale di tutti i senatori del M5s che hanno firmato gli emendamenti”.

Non ha citato Faraone…

“So che ha votato, ma non ha firmato”.

E’ nato anche un piccolo giallo sull’entità delle risorse che arriveranno da questo accordo con lo Stato: a quanto ammonteranno?

“Inizialmente gli uffici comunali, nel redigere il prospetto, avevano indicato alcune cifre desumendole da anticipazioni di stampa, da qui la previsione contenuta nella prima delibera di giunta. Poi io e il Segretario generale abbiamo chiesto notizie direttamente al ministero e abbiamo appreso che le somme sono inferiori: non 400 milioni, ma 250 circa. Nell’accordo vedremo in prospettiva di chiedere altro”.

Il piano è passato grazie al voto decisivo del M5s: segno di un allargamento della maggioranza?

“La scelta del M5s è la conferma che in tanti hanno voluto evitare il dissesto e, a onor del vero, anche altri hanno lavorato per questo: Forza Italia non ha partecipato alla votazione per non contribuire con l’astensione alla bocciatura, stessa cosa Fratelli d’Italia e Sicilia Futura. In aula è rimasta la Lega, con intenventi civili dell’onorevole Caronia e dei consiglieri che non hanno fatto ricorso a insulti e urla, al contrario di altri”.

Possiamo considerare il M5s parte della maggioranza?

“Mettiamola così: si sono fatti carico di evitare il dissesto. Del resto, chi è che ha interesse a evitarlo? Chi pensa di poter esprimere il sindaco di Palermo. Coloro i quali insistono sul dissesto, sono quelli che sanno che non esprimeranno mai il sindaco”.

Si riferisce a Italia Viva, Oso, +Europa e Azione?

“Io non ho lavorato per me ma per il mio successore, ho fatto tutto per la città, per chi verrà dopo di me. Il riequilibrio è un continuo negoziato fra il consiglio comunale e il ministero dell’Interno, poi la pratica passa alla Corte dei Conti che può rilevare criticità e il consiglio farà eventuali aggiustamenti sapendo però che per due anni non può esserci il dissesto. Chi dice che il ministero deve dichiarare il dissesto non ha a cuore la città e ritiene di non poter nemmeno competere. Il partito del dissesto è il partito della disperaizone per i cittadini e per i politici che si candidano”.

La sinistra ha detto chiaramente che chi ha votato contro il piano di riequilibrio non può far parte della coalizione di centrosinistra alle prossime Comunali, indicando quindi i renziani. Condivide?

“Non sarò io il candidato sindaco, ma ritengo inaccettabile che chi vuole il dissesto possa far parte della coalizione in cui mi riconosco. La mia è una posizione politica. Da due anni subiamo una pandemia sanitaria e politica con la mancata approvazione delle delibere, del piano triennale e adesso con la volontà del dissesto. Come si può pensare di fare una campagna elettorale con chi vuole il dissesto per vendicarsi di Orlando? Ovviamente mi riferisco a chi è rimasto in aula e ha votato contro o astenuto”.

I centristi hanno annunciato di voler smontare il riequilibrio a suon di delibere…

“L’obiettivo dei prossimi mesi sarà di limitare i danni prodotti dalla pandemia politica, da chi organizza conferenze stampa per invocare il dissesto. Potevo andarmene via un anno e mezzo fa, non me la sono sentita, quando hai una missione la porti a compimento sapendo che non avrai solo applausi”.

Qualcuno propone di tenere le primarie il 6 marzo, lei cosa ne pensa?

“A Palermo ci sono tanti fermenti positivi, tante iniziative; cosa diciamo a queste persone che leggeranno sul giornale che c’è un candidato sindaco scelto da due o tre partiti? Qualche mese fa ho detto che sono per le primarie, senza non si entusiasma la partecipazione. Le primarie servono a rianimare: un conto è impegnarsi per la vittoria, un altro per celebrare una sconfitta certa”.

Il suo candidato sarà Fabio Giambrone?

“Non ho candidati, non parteciperò a incontri per scegliere candidati e voterò a morire chi vincerà le primarie”.

Faraone è già in campo ed è partito anche con i manifesti…

“Davide Faraone è l’unico candidato che ha stampato e affisso manifesti… posso scommettere che non si candiderà, dimostrando di essere uno sfascista?”.

Campo largo sì o no?

“Non si può imporre alla realtà palermitana una scelta che contrasta con la storia degli ultimi due anni. Mi hanno insegnato che la politica è l’arte dell’impossibile, ma se evita di essere quella dell’incredibile è anche meglio. Come ci si può alleare con chi ancora oggi ritiene che si debba dichiarare il dissesto? Perfino Fratelli d’Italia, quindi una forza con cui non sono certo previste alleanze, ha voluto evitarlo pensando fosse una tragedia”.

Come definire allora il perimetro della coalizione?

“Basta vedere chi partecipa alle primarie”.

A livello regionale regna invece una gran confusione…

“Qui a Roma c’era anche Cateno De Luca che mi ha confermato la sua candidatura alla Presidenza della Regione, non si capisce se il Presidente Musumeci si ricandideràà… conferme delle divisioni del centrodestra”.

Che consiglio dà al centrosinistra?

“Di essere il più possibile unito”.

Che città lascia al suo successore?

“Lascio una città non più governata dalla mafia, punto di riferimento dei diritti, piena di contraddizioni e con molti problemi, dalle periferie ai rifiuti, ma viva e aperta. Una città che nel 2019 era la punta di diamante fra le città turistiche italiane e che speriamo torni a esserlo, come ci indicano alcuni segnali incoraggianti. Una città non è più palude o vergogna nonostante i mille problemi, perché un conto è avere problemi ed essere governati dalla mafia e un altro è averli essendo apprezzati a livello internazionale”.

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