Palermo, addio: l'insostenibile leggerezza di Silvio Baldini

Palermo, addio: l’insostenibile leggerezza di Silvio Baldini

Ecco le possibili ragioni di uno strappo.
CALCIO - SERIE B
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Dopo avere riletto le parole della conferenza stampa, dopo averle pesate, dopo averle riviste, rimane, per tanti, la domanda: ma perché Silvio Baldini se ne va? La sensazione del tifoso rosanero, dopo alcune risposte, pende, sempre più, verso lo stupore, non ravvisando gli estremi di un addio. L’ex allenatore del Palermo ha tenuto un punto emotivo, il resoconto di uno strappo intimo. Ed è questo, al momento, tutto quello che sappiamo. Ritorniamo su una porzione di quelle parole: “Sento di non essere parte del progetto e questo non mi consente di essere parte centrale del gruppo (…) Ho la tristezza nel cuore, nella mia testa mi sento sereno e mi sono tolto un peso. Questa è la soluzione migliore per il Palermo”. Sono – a ben vedere – le classiche cose che vengono fuori, quando un amore è finito. E’ allora, nella rappresentazione di un dramma finale, che tutti gli altri entrano in scena con il loro buonsenso, invitando alla riconciliazione, chiedendosi se ci sia un tradimento sotto, cercando la pistola fumante di una rottura. Ma chi ha interpretato un cammino conosce l’essenza della storia: è finito un amore. Punto.

Tuttavia, l’elemento sentimentale, ormai, non rapisce più chi tifa. Viviamo un calcio che somiglia, ogni giorno di più, a un costoso luna park, dove l’essenza del discorso è avere abbastanza soldi per salire su tutte le giostre. La faccia nuova già spacciata come un campionissimo. La partita in tv e non più allo stadio, con l’odore dell’erba che ti prende (ma, in questo, Palermo è ancora una felice eccezione). Il giocattolo costoso per sognare lo scudetto. Un’altalena di stati d’animo che hanno l’unica stella polare nella vittoria (ma, anche in questo, Palermo è una felicissima eccezione). E non si tratta di criticare, soltanto di prendere atto. Si può giocare con onestà, con lealtà, con competenza e passione. Ma lo sfarinamento degli antichi valori appare inarrestabile. Sono lontanissimi i tempi della preghiera laica – Zoffgentilecabrini – che ogni italiano conosceva a memoria e recitava.

Per quello che è dato di sapere – poi, chissàla vicenda è semplice. Silvio Baldini è un uomo d’amore, con una spiccata rabdomanzia per le emozioni del prossimo. Verosimilmente – a torto, o a ragione – non ha percepito più amore intorno a sé. E non stiamo dicendo che sia nel giusto, soltanto azzardando la diagnosi di un paesaggio interiore.

Ecco perché, forse, Silvio, che, nel presente panorama calcistico, rimane un eretico, se ne va. Ha sentito – a ragione, o a torto – che l’amore era finito o aveva imboccato la strada che l’avrebbe condotto all’estinzione. Ed è ancora una volta utile ripeterlo, nel rispetto di una suscettibilità generale che, adesso, si posiziona su livelli molto alti: non stiamo affermando che l’abbia indovinata, ma solo immaginando di interpretare le premesse di una scelta personalmente dolorosa.

E che ci sia un dolore in corso è innegabile. Crediamo che Baldini ami sinceramente Palermo e che vada via con molti rimpianti. Siamo davanti all’insostenibile leggerezza di un uomo che non accetta di avere il cuore pesante, anche se, magari, dipende da lui. Non tutti riescono a comprenderlo, ma tutti possiamo accompagnare la cronaca di una separazione con gratitudine e affetto. Almeno, noi che siamo romantici e un po’ fissati con Zoffgentilecabrini la pensiamo così. (Roberto Puglisi)


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