PALERMO – La saga dei Mulè si arricchisce di un nuovo capitolo. Sono ormai vent’anni che hanno un ruolo egemone nella famiglia mafiosa di Palermo centro, mandamento di Porta Nuova. La loro roccaforte è il mercato Ballarò.
Il fermo disposto dalla Direzione distrettuale antimafia colpisce Francesco Mulè e il figlio Massimo. Il padre è tornato libero nel 2018. Una libertà inaspettata, visto che stava scontando l’ergastolo. Ha goduto di una legge, la Carotti, rimasta in vigore pochissimo tempo. Tanto quanto è bastato al 75enne killer di venire scarcerato dopo 23 anni trascorsi in cella.
Nella sua fedina penale ci sono una condanna per mafia (per un periodo fu nominato capo decina da Salvatore Cangemi, successore di Pippo Calò alla guida del mandamento di Porta Nuova). Poi arrivarono gli ergastoli per gli omicidi di Francesco Perna (1967), Rosario Giaccone (1986), Simone Di Maria (1989).
Anziano e intraprendente. Protettivo anche nei riguardi del figlio, che ha ancora delle pendenze giudiziarie. Condannato in primo grado a 6 anni nel processo sul controllo mafioso dei buttafuori nei locali notturni, martedì prossimo attende il verdetto in un processo per mafia nel quale in primo grado è stato assolto.
“Deve parlare con mio figlio? Deve parlare con me… a mio figlio lo deve lasciare… a me mi arrestano e mi mandano ai domiciliari”, diceva il padre a chi gli chiedeva un incontro con Massimo. Lo avrebbe tenuto a riparo dai rischi, almeno per le questioni minori perché agli atti dell’inchiesta ci sono gli incontri di padre e figlio con Tommaso Lo Presti, il lungo, e Giuseppe Di Giovanni, che hanno ricoperto il ruolo di reggenti del mandamento. (Leggi: Giuseppe, il lungo e la belva: ‘pilastri di mafia’ a Porta Nuova).
Non mancavano le critiche nei confronti di Massimo Mulè. Qualcuno lo accusava: “Invece lui si può fregare i soldi e se li frega”.
Che Mulè senior fosse tornato a comandare emergerebbe anche dalle parole di Salvatore Gioeli, altra vecchia conoscenza fermata oggi dai carabinieri, tra i primi a mettersi “a disposizione”. Era il 2021, e Mulè lo criticò di essersi fatto vivo “dopo 4 anni, per vederci, 4 anni… cerca di guadagnarti il pane… è da 4 anni che sono uscito e tu non ci sei… dove sei stato?… in 4 anni mi hai fatto buttare il sangue”.
Padre e figlio avrebbero gestito la cassa della famiglia. Entrate e uscite sarebbero state annotate in un’agenda custodita nel negozio di tolettature per animali gestito da un nipote.
Stamani è scattato il fermo. Secondo la Procura c’era il rischio che Massimo Mulè scappasse in vista dell’udienza di martedì. “Parlando con te vogliamo partire… glielo lasciamo a lui e tu viene con me, come lo facciamo il viaggio?”, diceva il padre, parlando di un ragazzo che li avrebbe potuti accompagnare fuori città.
Non era il solo progetto di fuga. Quello di Gaetano Badalamenti è emerso in circostanze insolite. La moglie ha contattato una cartomante. Voleva avere notizie sull’amore. La “maga” l’aveva buttata lì. Nessuna relazione extraconiugale, semmai il marito pensava di andare all’estero. Circostanza confermata dalla donna: “Sta facendo di tutto, quello lo so pure io… e doveva pagare per andare all’estero”.