PALERMO – Senza acqua né cibo per cinque giorni. Su quel barcone con cui ha raggiunto Lampedusa, insieme alla mamma e ad altri migranti, c’erano solo disperazione e speranza. La piccola M. aveva soltanto sei anni: con la madre aveva lasciato la Guinea, ma la traversata si è conclusa in tragedia. Dopo il loro arrivo, nella notte tra il 7 e l’8 agosto, la bambina era stata trasportata in condizioni gravissime all’ospedale.
Le cure all’ospedale dei Bambini
Da allora, i medici del Di Cristina di Palermo hanno fatto di tutto per darle una possibilità, ma durante la traversata la piccola aveva bevuto troppa acqua di mare e aveva riportato un grave edema cerebrale. Nelle scorse ore il decesso, che ha gettato in un profondo sconforto tutti coloro che in questi giorni hanno mantenuto viva la speranza. Medici, assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, si sono presi cura della bambina, ma anche della madre.
“Un mondo ingiusto non ti ha dato alcuna possibilità”
“Ti ha accarezzata fino alla fine, in questi giorni ti ha pettinato i capelli, ti ha fatto le codine, come se dovessi uscire presto per una festa”, scrive Laura Nocilla, psicologa del Sai, il sistema di accoglienza e integrazione del Comune di Palermo. “Mentre sembravi dormire serena e stavi lì composta con i nastri colorati tra i capelli, il sale che hai bevuto ti ha trasformata in una statua bellissima e crudele. E ti ha fermata per sempre. Ma non è stata l’acqua di mare che tua madre ti ha dato per spegnere la sete che ha fatto di te un blocco di sale. È stato un mondo ingiusto, che non ti ha dato nemmeno la possibilità di crescere, sognare, vivere”, sono ancora le parole dedicate alla piccola M.
Bimba morta a Palermo, Ferrandelli: “Viviamo un grande dolore”
“Viviamo un altro grande dolore – ha dichiarato Fabrizio Ferrandelli, assessore all’Accoglienza migranti del Comune di Palermo -. Questo è il momento del dolore per la perdita di una bimba di soli sei anni e del rispetto del dolore della mamma che la piange. Palermo ha dato anche questa volta la dimostrazione della sua accoglienza di rete e di collaborazione intelligente, professionale e pronta”.
“In attesa dell’esito delle cure alla piccola, “Casa dei Diritti” del Comune di Palermo è stata allertata per trovare una sistemazione alla mamma della bambina. Per lei si sono subito aperte le porte de “La Casa di Lucia”, che è gestita dal Cresm ed è una delle sedi “ordinarie” del progetto Sai del Comune di Palermo, idonea a gestire l’accompagnamento alla donna, grazie anche al supporto di Yodit Abraha, psicologa e responsabile de “La Casa di Lucia” e della sua équipe.
“Prova di accoglienza e professionalità”
“Noi, come Amministrazione – ha proseguito Ferrandelli – abbiamo fatto la scelta di rinnovare il progetto del “Sistema accoglienza integrazione-Sai” perché crediamo che nel sistema pubblico di accoglienza a governance comunale, che basa il suo lavoro innanzitutto sulla rete territoriale dell’Ente locale e sulle competenze di chi ci lavora. Un grazie sentito va sia all’équipe medica del reparto di rianimazione dell’ospedale “Di Cristina” di Palermo, che ha dato ancora una volta prova della sua capacità di accoglienza e della sua alta professionalità, sia a “Msf-Medici senza frontiere” di Palermo per il supporto psicologico e l’accompagnamento alla mamma”.
L’ultimo abbraccio alla bimba morta a Palermo
Un percorso in cui si sono intrecciate lacrime e speranze e che ora proseguirà con l’iter per l’ultimo saluto alla bimba morta a Palermo, come ha spiegato Angela Errore, responsabile di “Casa dei Diritti” e del Sai. “Sono stati momenti concitati in cui il Sai del Comune ha attivato tutta la rete territoriale di Palermo che, come sempre, ha risposto con tempestività, professionalità, grande serietà e impegno. Adesso stiamo perfezionando tutte le procedure perché la bimba possa ricevere l’ultimo abbraccio. Si ringraziano, in modo particolare, oltre che l’équipe, anche i volontari de “La Casa di Lucia”.
La rabbia che resta
Ma la rabbia per quanto è nuovamente accaduto, rimane. “Avevi solo sei anni – prosegue Laura Nocilla nel suo post -. Resta rabbia come sale e memoria come acqua che nutre per noi vivi. Perché tu non sia solo un numero, ma un nome, un volto, una bambina con i nastri tra i capelli e gli occhi chiusi troppo presto”.

