Il carico di pesce rubato a Palermo "per aiutare Messina Denaro"

Quel carico di pesce rubato a Palermo “per aiutare Matteo Messina Denaro”

Il retroscena del blitz a Mazara del Vallo

PALERMO – I soldi di una rapina sarebbero serviti anche per finanziare la costosa latitanza di Matteo Messina Denaro. Si aggiunge un nuovo tassello alla ricostruzione del colpo avvenuto nel 2015 ai danni di un autotrasportatore pedinato fin dal suo arrivo nel porto di Palermo.

Sono già stati condannati con sentenza definitiva Domenico Scimonelli, fedelissimo del padrino, Bartolomeo Anzalone e Vincenzo Napoli. Le indagini, che stamani hanno portato al blitz dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, farebbero emergere il presunto ruolo di Giovanni Vassallo, uno dei tre arrestati (si trova ai domiciliari), titolare di diversi supermercati.

Il pentito

A fare luce sulla vicenda – i verbali sono stati depositati nel primo processo- è stato il collaboratore di giustizia Attilio Fogazza. Non era un semplice concessionario di auto, ma il depositario di segreti di mafia. Ad esempio quelli sull’omicidio di Salvatore Lombardo commesso a Partanna, in provincia di Trapani nel 2009 e per il quale Scimonelli è stato condannato. In quel processo Fogazza disse in aula che che Scimonelli “cercava soldi” pe la famiglia di Matteo Messina Denaro.

Pesce per 65 mila euro

Il 24 aprile 2015 un Tir carico di pesce congelato – valore 65 mila euro – fu fermato nei pressi Balestrate ad un finto posto di blocco. In quel periodo i carabinieri hanno ricostruito i contatti fra Vassallo, Scimonelli e Gaspare Como, uno dei cognati di Messina Denaro. La merce trafugata sarebbe stata venduta a diversi commenti di Mazara del Vallo e una parte del bottino consegnata ai parenti del capomafia. Vassallo e Scimonelli, così ricostruisce l’indagine della Procura di Palermo, si sarebbero messi d’accordo nel corso di un incontro monitorato dai carabinieri in una stazione di servizio.


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