Giorgia Meloni la descrivono attualmente impegnatissima, com’è logico che sia, a fare i conti con il dilemma rosa o spina delle elezioni a sindaco di Palermo per il centrodestra e ‘Fratelli d’Italia’. La rosa di una vittoria senz’altro possibile, la spina di poter essere additati come artefici di una eventuale sconfitta. Forza Italia e Lega, dopo settimane di autoflagellazione, hanno tirato fuori dalla manica il ticket Cascio (candidato sindaco)-Samonà (candidato vicesindaco). Da quel frangente in poi i messaggi distensivi verso FdI si sono raddoppiati. L’intento si capisce: se ci stanno, benissimo, se non ci stanno ecco preparato l’atto d’accusa politico di ‘avere spaccato la coalizione’ a vantaggio del centrosinistra e di Franco Miceli.
Lo stesso Francesco Cascio, in una intervista con LiveSicilia.it, è stato lapidario: “Stiamo lavorando, con loro (i meloniani, ndr) e con tutti gli altri amici del centrodestra, perché in queste ore sia fatta ulteriore chiarezza e ci sia la sintesi che ho sempre auspicato. Sono ottimista, penso che siamo vicini e che, al massimo entro domani, avremo comunque un orizzonte definito”.
Il candidato sindaco forzista ha, tuttavia, specificato che, per lui, non sono previste trattative parallele: “Palermo deve essere messa al centro dai partiti e le cose non possono essere collegate. Vinciamo e governiamo qui, intanto. Le elezioni regionali saranno tra sei mesi, un tempo infinito per la politica, dunque non ha senso mettere accanto i ragionamenti”. Come dire: la partita del Musumeci-bis, la riconferma che ‘Fratelli d’Italia’ chiede per il via libera, non è argomento di oggi
Gli ha fatto eco Ignazio La Russa, affermando l’esatto contrario: “La nostra speranza è che si rendano conto che non si può discutere separatamente di elezioni che avvengono a breve nello stesso territorio. Noi vogliamo che se ne parli adesso”. Come dire, invece: tutto si risolve qui e subito. Altrimenti non si risolverà un bel niente.
Oltre gli scenari intercambiabili, nella mente di Giorgia Meloni, c’è una sincera stima per la sua candidata, per Carolina Varchi, con la convinzione di potere approdare al ballottaggio e vincere la mano di Palazzo delle Aquile, per poi contrattare da quella posizione. E’ un’idea che solletica la legittimità delle ambizioni. Fa da contraltare la consapevolezza che andare divisi a Palermo non sarebbe un buon viatico, né per Palermo né per le regionali. La leader ha chiesto qualche ora di silenzio e di riflessione, prima di dare un’indicazione definitiva, ovviamente, vincolante. Non saranno, invece, disponibili intese con Roberto Lagalla, seppure stimato. Il sostegno al candidato centrista di Davide Faraone, per Italia Viva, ha chiuso, a destra, ogni sentiero ipotizzabile.