Palermo, centrosinistra: lo scoglio delle primarie  - Live Sicilia

Palermo, centrosinistra: lo scoglio delle primarie 

Tutte le posizioni in campo.
VERSO IL VOTO
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PALERMO – Grande è la confusione sotto il cielo: quindi la situazione è eccellente. O quasi. Il centrosinistra è in gran fermento in vista del voto delle amministrative. Una partita nella partita, in vista delle regionali. E si torna a parlare di primarie. Il tema irrompe nel dibattito sulle amministrative di Palermo e spacca il fronte giallorosso intento a definire il perimetro della coalizione. 

Chi dice sì alle primarie

Nel Pd resta tiepido rispetto alla possibilità delle primarie il deputato regionale dem Antonello Cracolici, mentre il collega Peppino Lupo apre all’ipotesi per cementare l’alleanza con sinistra e pentastellati. A spingere sull’acceleratore è stato il segretario provinciale Rosario Filoramo. Una linea che avrebbe fatto storcere il naso a più di un compagno di partito per via di qualche “fuga in avanti” di troppo non concordata sembrerebbe con i vertici regionali del partito: dall’annuncio di Micari capolista alla richiesta di primarie agli alleati passando dalla definizione di un perimetro della coalizione. Perimetro che ancora non c’è. 

I dubbi dei vertici siciliani del Pd

La posizione del segretario provinciale cozza, nei fatti, con le parole che arrivano direttamente da tre esponenti dei vertici regionali del partito riprese dalla pagina Facebook del Pd Sicilia: Antonio Ferrante, presidente della direzione regionale del partito, Marco Guerriero, Antonio Rubino e Daniele Vella, componenti della segreteria regionale del Pd siciliano. “Gli ultimi sviluppi nazionali impongono di mostrarci, oggi più che mai, inclusivi nel rispetto dei nostri valori antisovranisti e di contrasto al governo Musumeci. In questo senso, se da una parte è opportuno continuare a lavorare ad un programma e ad una carta dei valori comuni per le prossime amministrative di Palermo, dall’altra è necessario un supplemento di riflessione condivisa sul percorso politico e sui confini della coalizione: a partire dalla scelta dello strumento di selezione della candidata o del candidato sindaco”, si legge. “Ciò che conta è tenere alto il dibattito sui temi, motivo per il quale il soffermarsi sulle primarie, che sono oggetto di dibattito dentro tutte le forze della coalizione, rischia di spostare troppo l’attenzione sul mezzo prima che sul fine”, scrivono. Parole in linea con quanto discusso, qualche giorno fa, nel corso della segreteria regionale allargata ai deputati regionali e nazionali. 

I dubbi dei pentastellati

Il tema dell’allargamento della coalizione insomma, complice la legge elettorale con doppio turno in grado di garantire sintesi successive non sarebbe dirimente per la partita amministrativa. Ma potrebbe scatenare un effetto domino su quella regionale per cui la prudenza è d’obbligo. L’ipotesi delle primarie a Palermo, invocate da pezzi della sinistra (che definiscono il perimetro della coalizione formato tutte le forze politiche che hanno votato il piano di riequilibrio), del mondo civico e dal consigliere pentastellato Antonino Randazzo riceve un niet chiaro dal Movimento Cinquestelle. Giampiero Trizzino, Luigi Sunseri e non solo. In assenza di un referente nominato da Roma (che, piaccia o meno, congela l’agibilità politica del Movimento) è la voce del gruppo regionale, capitanato da Nuccio Di Paola che si è confrontato con i deputati eletti a Palermo, a dettare la linea: puntare alla sintesi tra le forze della coalizione, in caso contrario serve un nuovo metodo che non siano “le primarie classiche”. Del resto, dicono in casa pentastellata, i precedenti da Termini Imerse a Caltagirone non hanno previsto il passaggio delle primarie. Senza la definizione di un perimetro i pentastellati potrebbero insomma rimanere ostaggio di un candidato “lontano anni luce dai loro valori e dal loro percorso politico” (ripetono in tanti). Insomma, tutto è in via di definizione.   


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