Palermo, 'corrieri in hotel': 'Un carico di 45 chili di hashish' - Live Sicilia

Palermo, ‘corrieri in hotel’: ‘Un carico di 45 chili di hashish’

Immortalati dalle telecamere di videosorveglianza

PALERMO – “Sto chiedendo, sto chiedendo”; “Appena tu per dire mi telefoni, mi organizzo”. Inizia dall’intercettazione di una conversazione telefonica del luglio 2019 la ricostruzione della vendita e del trasporto di 45 kg di hashish.

La droga fu nascosta accanto alle macchine dell’impianto di condizionamento di un albergo palermitano. Tutto inutile: i carabinieri la sequestrarono. Il blitz che ha portato in carcere 8 persone, tra cui i membri della famiglia Abbate della Kalsa, svela il retroscena della vicenda. I protagonisti sono stati pedinati e intercettati minuto per minuto.

A parlare, nell’estate di quasi tre anni fa, sono Francesco Paolo Cinà e Ugo Mormone. Il primo è considerato l’uomo che si occupava degli approvvigionamenti di droga per conto degli Abbate della Kalsa. Cina è nipote di Ottavio Abbate, l’uomo chiave dell’inchiesta. Il secondo, Mormone, sarebbe stato il gancio con i grossisti campani degli stupefacenti.

Qualche giorno dopo la prima telefonata di luglio i carabinieri registrano Mormone mentre spiega a Cinà che “stanno riuscendo un po’ di situazioni qua, io ieri ho parlato con Ottavio, quando ti trovi a salire vieni a parlare da vicino”.

In effetti il 2 agosto 2019 Cinà parte per Napoli. Alle 3:10 della notte riceve la telefonata di “Totò” identificato in Salvatore Esposito: “Va buono muoviti”. Alle 9:44 del 3 agosto Mormone contatta Pietro Abbate: “Tieniti pronto sta scendendo Il ragazzo… tu fatti trovare comunque”.

Da Napoli si muovono due macchine. Una guidata da Esposito e l’altra da Cinà. La prima persona che quest’ultimo incontra, una volta rientrato a Palermo, è lo zio Antonino Abbate intorno ai 12:31. Poi una veloce tappa a casa da cui esce con un borsone. Si sposta al San Paolo Palace hotel. Arriva al parcheggio e affianca un’altra macchina. Al cui volante c’è Salvatore Esposito.

Intervengono carabinieri. Li bloccano li perquisiscono. Esposito non ha nulla addosso, mentre Cina è in possesso di 10 grammi di hashish. Qualche minuto dopo Giuseppa Abbate, mamma di Cinò chiede al fratello Pietro di raggiungerla vicino al teatro Massimo. Alle successive 14:05 Pietro Abbate contatta Ugo Mormone: “Esce dall’albergo, lato destra, 100 metri c’è il Conad… di farsi trovare là davanti però subito”.

Chi deve uscire in fretta? Gli investigatori ipotizzano che c’è una terza persona all’Hotel San Paolo in attesa di istruzioni. Alle 15:15 il personale dell’albergo contatta la stazione dei carabinieri di Brancaccio, segnalando che all’interno del parcheggio dell’albergo, nei pressi dell’impianto di climatizzazione, ci sono numerosi involucri.

Per la precisione sono 449 panetti e contengono 45 chili di hashish. Risulta che Esposito ha prenotato una camera assieme ad altre due persone: Tiziana Quadrante e Marco D’Aguanno.

Le telecamere li hanno ripresi mentre giungono in albergo a bordo di una Alfa MiTo. Subito dopo il controllo dei carabinieri nei confronti di Cinà ed Esposito sono stati immortalati mentre si sbarazzano degli involucri contenenti i panetti di hashish nei pressi dell’impianto di climatizzazione. Quindi salgono a bordo della macchina e si allontanano. Hanno fatto subito rientro a Napoli.

Il giorno seguente Cinà si reca di nuovo a Napoli. Mormone informa Pietro Abate che il nipote core seri rischi: “… gli fanno male io non voglio sapere nulla. Lo sapevi bene una volta arrivata giù il problema è il suo non il mio… chiama anche la madre chiama… tu devi chiamare digli di cacciare quello che devono cacciare perché se la vedono brutta”.

I grossisti vogliono il pagamento della droga, non è un problema loro se è stata sequestrata. I corrieri hanno fatto il loro lavoro. “In effetti la madre di Cinà (annotano gli investigatori) il 6 agosto si attivava per reperire un finanziamento”.

Il giudice per le indagini preliminari Walter Turturici ritiene che ci siano i gravi indizi di colpevolezza. La Procura aveva chiesto l’arresto anche per D’Aguanno, Quadrante ed Esposito. Ma il controllo in albergo, secondo il giudice, “rende detti soggetti certamente inidonei a ricoprire nuovamente il predetto ruolo di corrieri. Deve conseguentemente escludersi la sussistenza di un rischio, concreto ed attuale, di reiterazione criminosa”.


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