PALERMO – “Maria Mattarella è stata unita nel martirio con il padre”, dice don Corrado Lorefice nell’omelia. È l’arcivescovo di Palermo a celebrare il funerale del segretario generale della Regione siciliana, morta per una malattia incurabile, nella gremita chiesa di San Michele.
In prima fila ad ascoltare le sue parole ci sono il capo dello Stato e zio della defunta, Sergio Mattarella, i figli di Maria, Giovanni e Piersanti che porta il nome del nonno che la madre vide uccidere il 6 gennaio del 1980. Maria Mattarella era seduta nel sedile posteriore dell’auto quando il killer senza volto fece fuoco.
Un delitto senza piena verità che ha segnato l’esistenza di Maria Mattarella. C’è chi non dimentica, chi non vuole dimenticare. Fra questi don Corrado che dice: “Tante verità e domande porta in sé quel 1980 che vedeva, su mandato mafioso, freddare con efferata brutalità il marito e il padre, il congiunto e l’amico, avvocato e assistente ordinario di Diritto privato, presidente della Regione Siciliana, fulgido testimone di una coscienza indefettibile illuminata dalla fede cristiana. Amante dello Stato e della sua Costituzione”.
Ed ancora: “Politico intento a pensare e realizzare riforme destinate a rendere più efficaci le istituzioni e, dunque, a renderle più credibili e amabili da parte dei cittadini. Audace uomo di governo che respingeva, stanava e combatteva le collusioni tra mafia e politica, in un momento complesso per la politica siciliana, nazionale e mondiale.
Maria Mattarella ha pagato un prezzo altissimo. Come testimone, come figlia, come siciliana. Ha deciso di impegnarsi trovando la forza nella “fede solida che derivava dalla sua esistenza”, dalla “sua robusta formazione religiosa”.
Ed è stata “testimone di Cristo” facendo sue le parole di Tommaso Moro: “Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto”.
Lorefice ricorda la sua vita “di sposa, madre, cittadina, professionista al servizio della Regione siciliana” e vissuta con spirito cristiano, con “fede e passione. Maria Mattarella ha guardato alla storia e ha vissuto la responsabilità della storia con gli occhi di Dio e la logica della beatitudine. Ci rende ancora partecipi, come già nella prova della malattia, della luce della speranza e della consolazione in cui ormai è immersa.
Alla celebrazione anche l’amica di sempre Emanuela Giuliano, che legge un messaggio d’addio. Sono presenti fra gli altri il presidente della Regione Renato Schifani, il ministro della protezione civile Nello Musumeci, il prefetto Massimo Mariani, sindaco di Palermo Roberto Lagalla, le massime autorità civili e militari. Presenti molti appresentanti dell’avvocatura, di cui Maria Mattarella faceva parte.