Lampedusa, grave una bambina di 6 anni. Polemiche sul naufragio

Lampedusa, grave una bambina di sei anni. Polemiche sul tragico naufragio

Ricerche ancora in corso nel mare a sud dell'isola. E gli sbarchi continuano

PALERMO – Una bambina di sei anni è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale dei Bambini di Palermo dopo essere arrivata, venerdì scorso, nell’hotspot di Lampedusa. La bambina aveva affrontato un viaggio di cinque giorni via mare dalla Libia all’isola siciliana.

Nel frattempo si cercano ancora i dispersi nel tratto di mare 14 miglia a sud di Lampedusa, dove la mattina di mercoledì 13 agosto due barconi si sono capovolti causando la morte di 27 persone, tra cui una neonata. Al naufragio sono sopravvissuti 61 migranti, per il momento ospitati nell’hot spot dell’isola.

Sulla tragedia al largo di Lampedusa si è accesa la polemica politica, che riguarda soprattutto il sistema di gestione dei soccorsi nei casi di incidenti in mare, con Luca Casarini e Giorgia Linardi, delle organizzazioni non governative Mediterranea e Seawatch, che accusano il governo per le politiche che terrebbero lontane le navi civili e quelle delle ong dalle zone di salvataggio dei migranti. Esponenti vicini alla maggioranza invece sottolineano le responsabilità dei trafficanti di esseri umani.

La bambina migrante in rianimazione

Secondo quanto scrive l’Ansa, la bambina di sei anni ricoverata in gravi condizioni all’ospedale dei Bambini era arrivata insieme alla madre dalle coste africane a Lampedusa lo scorso venerdì dopo un viaggio di cinque giorni su un barcone con altri migranti.

Le condizioni della bambina originaria della Guinea, che avrebbe bevuto acqua di mare, erano apparse subito gravi ed era stata trasportata in elisoccorso dal 118 all’ospedale Di Cristina e ricoverata in Rianimazione. Durante la settimana le condizioni sono peggiorate. “Le condizioni della bimba sono molto serie – dicono i medici – Purtroppo i giorni trascorsi in mare hanno segnato la piccola paziente”.

Lampedusa, il giorno dopo

Più di ventiquattro ore dopo il naufragio al largo di Lampedusa di due barconi partiti dalla Libia sono ancora in corso le ricerche dei dispersi. Nel tratto di mare in cui si sono ribaltati due barconi sono state salvate 61 persone originarie del Pakistan, dell’Egitto, del Sudan e della Somalia, e ne sono morte 27. Il bilancio è ancora provvisorio, dato che sarebbero ancora 20 i dispersi. I superstiti sono ancora ospitati nell’hotspot di Lampedusa, interrogati dalle forze dell’ordine sull’accaduto.

Alle operazioni di ricerca e soccorso per il naufragio si aggiungono gli arrivi di giovedì 14 agosto: in mattinata sono giunti in 156 migranti divisi in tre differenti sbarchi, due barconi partiti da Khoms e uno partito da Sabratha. Nel pomeriggio altri 46 migranti sono sbarcati in seguito a due operazioni di soccorso su due barchini, uno salpato da Zarsis in Tunisia e uno da Abu Kammach in Libia. A bordo, rispettivamente, 17 sudanesi e 29 tra algerini, libici ed egiziani. Tutti sono stati portati all’hotspot dove, nel tardo pomeriggio di giovedì 14 agosto, ci sono 269 ospiti.

Dall’inizio del 2025 sono 947 le persone morte o disperse nel tentativo di entrare in Europa dalla rotta del Mediterraneo, secondo i dati del’Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu (Missing migrants Project). Di queste, 662 seguivano la rotta centrale, nel canale di Sicilia. Nello stesso periodo del 2024 le vittime erano state 1.480 di cui 1.032 avvenute nel canale di Sicilia.

Le indagini

Nel frattempo la procura di Agrigento ha concluso le ispezioni cadaveriche su 23 salme delle 27 persone morte nel naufragio, sistemate nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana a Lampedusa. I 23 migranti, 13 uomini 7 donne e 3 minori fra cui una neonata, sono tutti annegati. Sui loro corpi nessun segno di violenza.    

La Procura di Agrigento, che indaga per naufragio colposo a carico di ignoti, ha già dato il via libera al seppellimento e adesso la Prefettura sta cercando le sistemazioni nei vari cimiteri della provincia. Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, ha dato disponibilità al seppellimento dei migranti visto che i lavori di ampliamento del cimitero comunale sono stati conclusi e ci sono, almeno per il momento, circa 500 posti a disposizione. Spetterà però alla Prefettura stabilire dove dovranno essere sepolti i migranti.

“Stroncare i trafficanti”

Sulla strage di migranti al largo di Lampedusa emergono due gruppi di voci. Quelle più vicine alla posizione della presidente del consiglio Giorgia Meloni, che ha accusato i trafficanti di esseri umani di essere responsabili delle morti, e quelle delle organizzazioni non governative impegnate nella ricerca e soccorso di migranti in mare.

Per Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento immigrazione del partito, “le tragedie come quella accaduta ieri a Lampedusa lasciano sgomenti. Stroncare il business dei trafficanti senza scrupoli che lucrano sull’immigrazione irregolare è l’unico modo per prevenire ed evitare questi eccidi”.

“Incredibili e strumentali – continua Kelany – le posizioni delle sinistre, che ancora invocano missioni europee di salvataggio, quando è noto che durante la Mare Nostrum, nel 2014, secondo i dati Oim, hanno perso la vita oltre 3.200 persone, un numero elevatissimo che portò all’annullamento della costosissima missione dopo solo un anno. Nel 2024 i morti sono stati 1600, che dimostra che diminuire le partenze e stroncare il business dei trafficanti di esseri umani è l’unico modo per ridurre le morti in mare ed è quello che questo governo con grande impegno sta facendo sin dal duo insediamento”.    

Commenta il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi: Il traffico di esseri umani deve essere colpito duramente. La tragedia di ieri dimostra ancora una volta l’urgenza di intensificare, con un’azione coordinata a livello internazionale, la guerra agli scafisti della morte: criminali spietati che trasformano la disperazione in profitto, calpestando la dignità e la vita umana”.

La polemica Seawatch – governo

Sulla questione interviene anche Nicola Molteni, in una nota in cui risponde alla portavoce di Seawatch Giorgia Linardi. La portavoce della Ong in una intervista ha accusto il governo di ostacolare il sistema dei soccorsi, accusando Meloni di ipocrisia e chiedendo le dimissioni del ministro degli interni Piantedosi.

“Le parole di Giorgia Linardi – si legge nella replica di Nicola Molteni – sono smentite dai dati di fatto. In prossimità dello scenario c’erano ben tre navi ong a cui nessuno ha negato la possibilità di andare in soccorso, tant’è che avevano già fatto altri interventi in precedenza. Più in generale, le affermazioni della Linardi sono completamente infondate laddove sostiene che le norme varate dal Governo favoriscano i naufragi. È esattamente il contrario”.

“I dati Oim sui morti in mare – scrive ancora Molteni – dimostrano che grazie alle politiche di contrasto dell’immigrazione clandestina gli incidenti in mare sono nettamente calati. Questo anno siamo arrivati a circa 700 morti o dispersi. Nel 2016 sono stati 5 mila. È chi incoraggia le partenze che semmai favorisce queste tragedie in mare. Soltanto con meno partenze ci sono meno morti in mare. La Linardi si interroghi su questo invece di fare una becera strumentalizzazione”.

Casarini: “Il governo non faccia la guerra alle navi di soccorso”

Sulla vicenda interviene anche Luca Casarini, capo missione della ong Mediterranea Saving Humans: “Di fronte all’immane tragedia di Lampedusa dobbiamo conservare lucidità e dire le cose come stanno: si poteva evitare. Il governo, da Salvini a Piantedosi, fino alla premier Meloni, si rifugia dietro frasi di circostanza per riproporre la solita formula: colpa dei trafficanti di esseri umani. Perché, chiedo a Meloni, non avete diramato in tempo un alert a tutte le navi presenti in quel tratto di mare, avvisando che c’era una situazione di pericolo, in modo da far convergere verso quell’imbarcazione più mezzi possibili?”

“Serve un piano di soccorso vero – prosegue Casarini – collaborando con le navi civili, invece che incentivare l’omissione di soccorso come strumento per i respingimenti e usare i naufragi come deterrenza alle partenze, che ci saranno comunque come è dimostrato”.    

“Il governo intanto – dice ancora Casarini – smetta di collaborare con i capi dei trafficanti, e faccio un nome per tutti, Almasri. Invece che fare accordi con chi gestisce e controlla anche il traffico di esseri umani, si organizzino più corridoi umanitari dalla Libia per evacuare donne, uomini e bambini rinchiusi nei lager e che non hanno altro modo di scappare da quell’inferno. E poi, dico sempre al governo: la volete smettere una volta per tutte di fare la guerra alle navi di soccorso, sottoposte continuamente a provvedimenti di fermo amministrativo pretestuosi, o inviate in porti lontani per allontanarle dal mare, dove servirebbe la loro presenza?”.

Fratoianni,a Lampedusa strage frutto di politiche sbagliate

“Quella di Lampedusa non è stata una tragedia bensì l’ennesima strage di uomini e donne, una strage frutto di politiche sbagliate, di politiche emergenziali della propaganda”. Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs in un video su X.

“È sempre più chiaro – conclude il leader di SI – che serve una missione internazionale di ricerca e soccorso. E servono risposte strutturali a una questione strutturale come l’immigrazione, non certo ricette populiste quanto mai ciniche ed inefficaci”, conclude.

Sul naufragio di Lampedusa anche le reazioni di Giorgia Meloni, di Matteo Piantedosi e di diversi rappresentanti di Ong.


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